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Siria: Turchia e sauditi tifano al Qaeda

Com’era ampiamente prevedibile, ammesso che il ‘cessate il fuoco’ proposto da Russia e Stati Uniti venga effettivamente accettato da tutti i principali schieramenti in campo nella crisi siriana e proclamato a partire dalla mezzanotte di domani, i combattimenti e i bombardamenti in molte zone del paese continueranno.

Mentre un centinaio di milizie della cosiddetta ‘opposizione’ hanno accettato la mediazione, le potenze capofila del fronte sunnita osteggiano esplicitamente la tregua sfidando le richieste e le ingiunzioni statunitensi. Mentre l’Arabia Saudita invia i propri caccia nella base aerea turca di Incirlik, pronta a dare una mano ad una eventuale invasione via terra delle forze armate di Ankara, il regime islamista dell’Akp fa sapere di non sentirsi in alcun modo vincolato e che continuerà a bombardare i terroristi dall’altra parte del confine. Quelli curdi, ovviamente, mica i jihadisti. I continui martellamenti delle postazioni della guerriglia curdo-siriana e delle Forze Democratiche, coalizione tra Ypg curde e brigate assire e arabe locali, si sommano ai minacciosi avvertimenti lanciati da ciò che resta dell’Esercito Siriano Libero – i cosiddetti ‘ribelli moderati’ – alla popolazione delle località liberate affinché evacuino le città controllate dalle Unità di Protezione Popolare definite ‘gang’.
Intanto le petromonarchie e la Turchia insistono affinché le organizzazioni jihadiste sotto il loro diretto controllo vengano considerate al tavolo della trattativa come ‘opposizioni legittime’ e ‘legittime interlocutrici’ nel negoziato sul futuro del Medio Oriente, a partire da al-Nusra (cioè al Qaeda in Siria). In base all’accordo raggiunto giorni fa tra Putin e Obama, infatti, i qaedisti vengono al contrario associati a Daesh nella categoria delle ‘organizzazioni terroristiche’ che è legittimo continuare a colpire. A farsi portavoce della rivendicazione delle potenze sunnite è stato il maggiore al-Wami, uno dei capi delle milizie fondamentaliste riunite sotto la sigla dell’Esercito Siriano Libero. “Se si lascia fuori al-Nusra le uccisioni di civili continueranno” – ha velatamente minacciato al-Wami la cui dichiarazione ha però il merito di chiarire che “Al-Nusra è partner di molte brigate che partecipano alla conferenza di Riyadh”. Di fatto il confine tra al Qaeda e altre correnti combattenti che ne condividono l’ideologia oscurantista e i metodi terroristici e che in alcuni vogliono imporre un proprio “stato islamico” in Siria, pur conservando una certa autonomia organizzativa, è davvero assai labile. Ed infatti il portavoce di una di queste sigle jihadiste, Alwiyat al-Furqan, ha chiarito: “Non accettiamo una tregua che non coinvolga al-Nusra. Se oggi si escludono loro, domani potrebbero essere esclusi Ahrar al-Sham o Jaysh al-Islam”. Appunto.
Ovviamente sia i curdi, sia il governo siriano, sia i russi stanno proseguendo raid e attacchi contro lo schieramento avverso ed anzi l’imminenza del cessate il fuoco ha provocato una intensificazione degli scontri sul campo. “Le forze aeree russe stanno continuando le operazioni in Siria contro i terroristi a sostegno delle forze armate del Paese e lo faranno anche dopo che il cessate il fuoco diventerà operativo: è uno dei termini dell’accordo fra i presidenti della Russia e degli Usa”, ha ricordato Dmitri Peskov, portavoce di Putin. Una dichiarazione simile è venuta anche dall’inquilino della Casa Bianca Barack Obama: “Non ci sarà assolutamente alcun cessate il fuoco nelle nostre attività di contrasto all’Is”, ha detto ancora Obama dopo aver incontrato, ieri sera, il Consiglio di sicurezza nazionale, “nel quadro dello sforzo continuo di rivedere e intensificare la nostra campagna per distruggere lo Stato Islamico”. 
Negli ultimi giorni si segnalano importanti vittorie militari da parte delle Forze Democratiche Siriane nella provincia di Hasaka, con la liberazione di varie città e villaggi. Agli scontri contro i jihadisti hanno partecipato stavolta in prima piano le milizie assire del Consiglio Militare Siriaco e le milizie di alcune tribù arabe locali. Nei combattimenti, che tra gli altri hanno portato all’occupazione dell’importante giacimento petrolifero di al-Jabseh, ha perso la vita Rustem Kudi, un volontario arrivato dalla Germania.
Invece l’esercito siriano, con il sostegno dell’aviazione russa, ha ripreso il controllo di una strada chave a sud di Aleppo, che era stata occupata dall’Isis tre giorni fa interrompendo così le comunicazioni tra alcuni quartieri della città assediata dai jihadisti e altri territori controllati dal governo. Nei raid sarebbero rimasti uccisi circa 20 jihadisti. 

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