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Colombia. Negoziati anche con l’Eln, ma l’estrema destra boicotta

Alcune decine di migliaia di persone hanno protestato nei giorni scorsi in circa venti città della Colombia contro il presidente Juan Manuel Santos e il processo di pace intrapreso dal suo governo contro la guerriglia marxista delle Farc.

I manifestanti erano in molti casi vestiti di giallo, blu e rosso, i colori della bandiera colombiana. Le proteste sono state indette dal Centro Democratico, il partito dell’ex presidente Alvaro Uribe che a dispetto del nome rassicurante è schierato su posizioni di estrema destra e si oppone ai negoziati con le Forze armate rivoluzionarie colombiane che, tra alti e bassi, mira a democratizzare di uno dei sistemi più oligarchici dell’intera America Latina.

Rappresentante delle oligarchie del paese e con buoni allacci con l’amministrazione statunitense e gli ambienti reazionari venezuelani, il 62enne Alvaro Uribe resta una figura relativamente popolare e influente dell’opposizione. La sua presidenza, dal 2002 al 2010, è stata contraddistinta da una durissima repressione contro i ribelli di sinistra, l’aumento della violenza contro sindacalisti e oppositori politici, il sostegno ai gruppi paramilitari di estrema destra.

Le manifestazioni dei giorni scorsi seguono il lancio dei colloqui di pace di Bogotà con il secondo principale gruppo guerrigliero – anch’esso di sinistra – del Paese, l’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln), con l’obiettivo di arrivare alla fine totale del cruento conflitto che interessa la nazione sudamericana da mezzo secolo e che ha provocato decine di migliaia di vittime e centinaia di migliaia di profughi interni.

Governo e rappresentanti dell’Eln hanno firmato mercoledì scorso un accordo che dà ufficialmente inizio ad un negoziato basato su un’agenda suddivisa in sei diversi punti, sull’onda di quanto già avvenuto per i negoziati con le Farc che si svolgono a l’Avana, Cuba, ormai da due anni. “Il governo e l’Eln hanno deciso di creare un tavolo negoziale al fine di sottoscrivere un accordo finale per porre fine al conflitto armato e portare la pace in Colombia” ha spiegato il capo della delegazione governativa, Frank Pearl, comparendo davanti ai giornalisti insieme ad un gruppo di guerriglieri nella sede del Ministero degli Esteri del Venezuela, paese che si è incaricato di realizzare la mediazione. Da ora in poi i negoziati verranno ospitati in maniera permanente in Ecuador, anche se i colloqui tra le parti verranno effettuati anche in Venezuela, in Brasile, a Cuba.

Il capo delle delegazione negoziatrice del governo ha annunciato, oltre alla volontà di informare costantemente l’opinione pubblica sull’andamento dei colloqui, anche “lo stabilimento di meccanismi di collegamento con il negoziato in corso all’Avana con la Farc”. Inizialmente il presidente Juan Manuel Santos pretendeva che la trattativa andasse avanti congiuntamente con i due gruppi guerriglieri ma alla fine si è optato per due tavoli separati, sia per la diversa caratterizzazione ideologica e per il diverso insediamento territoriale dei due gruppi, sia in considerazione del fatto che i negoziati con le Farc sono a buon punto.

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