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Brasile, disfatta delle sinistre. Rio ad un evangelico

Disfatta delle sinistre al secondo turno delle elezioni amministrative che si è tenuto ieri in Brasile, con Rio de Janeiro che ha eletto sindaco per la prima volta nella sua storia un vescovo evangelico. Dopo il primo turno, il ballottaggio ha confermato la svolta a destra del Brasile già emersa il 2 ottobre scorso, quando il Partito dei lavoratori aveva già perso circa i due terzi delle cariche di primo cittadino conquistate nel 2012, tra cui San Paolo.

Grandi vincitori delle elezioni sono il partito di centrodestra (Partito del Movimento Democratico Brasiliano, PMDB) dell'attuale presidente Michel Temer, subentrato alla guida del Paese nell'agosto scorso dopo la destituzione della Presidente Dilma Rousseff. Anche il centrista Partito della Social Democrazia Brasiliana (PSDB) dell'ex presidente Fernando Henrique Cardoso (1995-2002), alleato di Temer, ha registrato un forte successo a livello nazionale, conquistando non solo San Paolo, cuore economico del Paese, ma anche Maceio (nord-est) e Porto Alegre (sud), culla del movimento per la giustizia globale.

"La base del governo Temer esce in gran parte vittoriosa dalle elezioni, in particolare con il risultato di Rio de Janeiro e della periferia di San Paolo, dove il Partito dei lavoratori ha perso le sue roccaforti storiche di Sao Bernardo do Campo e Santo André", ha commentato alla France presse Fernando Schüler, politologo a San Paolo. A Rio de Janeito, infatti è stato il senatore Marcelo Crivella, membro del Partito repubblicano brasiliano (di destra), e vescovo della “Chiesa universale del regno di Dio”, a conquistato la carica di primo cittadino, ottenendo il 59,37% dei voti contro il 40,63% andato al socialista Marcelo Freixo, esponente di spicco della lotta contro le milizie paramilitari.

L'affermazione delle destre e delle lobby oligarchiche c'è stata nonostante alcuni importanti esponenti delle forze reazionarie, dopo aver otteneto la destituzione della presidente Rousseff accusata di 'corruzione' e sottoposta a impeachment, siano stati essi stessi caduti nella rete della magistratura.

Tra questi Eduardo Cunha, l'ex presidente della Camera dei Deputati finito sotto accusa perché accusato di complicità nello scandalo per corruzione del colosso petrolifero statale Petrobras. Nei giorni scorsi il giudice federale brasiliano Sergio Moro ha rinviato a giudizio l'esponente delle destra, che poi è stato anche arrestato. Secondo l'accusa, Cunha avrebbe ricevuto milioni di dollari di tangenti da parte di importanti imprese.

Ma nei giorni scorsi anche l'ex presidente Lula da Silva, leader storico del Partito dei Lavoratori, è stato rinviato a giudizio da un giudice federale perché accusato di aver intascato alcune tangenti dal colosso delle costruzioni Odebrecht in Angola. Lula è già sotto accusa in altri due procedimenti per corruzione, riciclaggio di denaro e intralcio alla giustizia riguardo allo scandalo che ha travolto il colosso petrolifero Petrobas. I legali dell'ex presidente hanno respinto le accuse, sostenendo che sarebbero mosse solo al fine di distruggerne l'immagine e impedirgli di ricandidarsi alle presidenziali del 2018.

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