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Elezioni statunitensi. Una vigilia che non promette nulla di buono

Martedi negli Stati Uniti si voterà per le elezioni presidenziali in un crescendo di tensioni interne e di preoccupazioni sulla eventuale vittoria del “mutante” Donald Trump rispetto alla continuità rappresentata dalla Clinton. Parliamo di Trump come mutante nella accezione data da Asimov ad uno dei personaggi del suo magistrale Trilogia sul “Crollo della galassia centrale”. Vi si narra di un impero fondato su un sistema di previsioni che assicurava la prosecuzione del sistema imperante senza scossoni o variazioni. Fino all’apparizione di un mutante imprevedibile che ne scombina l’andamento.

Qualcosa del genere è già accaduto in Italia, con l’entrata di scena di Berlusconi che per almeno diciassette anni (1994-2011) ha mandato per aria il progetto di normalizzazione di quel settore della classe dominante che aveva scommesso sull’attuazione del Trattato di Maastricht e del “vincolo esterno” (inclusa e non esclusa la concertazione con i sindacati passacarte) per assicurare il pieno dominio del capitale più multinazionalizzato sul lavoro e la società.

Ma occorre fare le dovute proporzioni. Gli Stati Uniti sono ancora la maggiore potenza imperialista mondiale e l’Italia al massimo un membro del G7 e membro fondatore dell’Unione Europea. Eppure è proprio il peso specifico superiore degli Usa negli equilibri mondiali a caricare le prossime elezioni presidenziali statunitensi di una valenza enorme.

  1. In primo luogo, il fatto che alla contesa finale siano arrivati personaggi come Trump e la Clinton confermano come negli Usa non ci sia più una classe dirigente, ossia uomini e donne di potere con visione strategica e capacità di mediazione tra le varie componenti del capitalismo dominante, nonché sulle sue ricadute sociali. Ci sono invece personaggi meno che mediocri, con consiglieri ancora peggiori. Capaci di produrre errori maggiori nel tentativo di riparare a quelli commessi in precedenza.
  2. Negli Stati Uniti il dibattito e l’inquietudine vera attiene alla crescente sensazione di declino. E’ così dagli anni ’90, cioè dal momento di massimo monopolio economico, politico e militare degli Usa dopo la dissoluzione dell’Urss. Un dibattito diventato più drammatico nei primi mesi del XXI Secolo e ben riassunto dal documento dei neoconservatori sul “Progetto per un Nuovo Secolo Americano”, fallito miseramente con l’amministrazione Bush. Gli Stati Uniti del XXI Secolo sanno di non avere più l’egemonia mondiale, sicuramente sul piano economico ed ideologico. Hanno solo la superiorità militare, ma si tratta di supremazia e non di egemonia. Insufficiente dunque per mantenere l’american way of life sugli standard acquisiti lungo tutto il Novecento.
  3. Proprio la consapevolezza di poter esercitare solo supremazia militare e non più egemonia politico-ideologico-culturale, carica l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi di significati inquietanti. I cuori semplici si spaventano della rozzezza di Trump, eppure è il cinismo della Clinton (certificato dal lavoro sporco già fatto come Segretario di Stato) che deve preoccupare. Hillary Clinton rappresenta le multinazionali, la grande finanza, Wall Street. Si tratta di quei soggetti che più di altri praticano la logica dei “costi e benefici” e dunque assai più disposti a usare ogni mezzo per mantenere, aumentare o non perdere margini di profitto. Trump intercetta invece la pancia profonda della società USA ossia un bestiario spesso repellente anche alla vista, ma espressione della crisi e della paura delle classi medie sprofondate in basso dalla crisi e dalla voracità di Wall Street. La minoranza afroamericana appare del tutto disincantata dopo che una amministrazione presidenziale guidata da un “black” non è stata capace neamche di tutelarla dalla brutalità poliziesca.

In tale contesto appare del tutto fuorviante tifare per Trump o la Clinton, un po’ come lo è stato tra Berlusconi e Prodi. Sono entrambi più deboli dei loro predecessori e consapevoli del declino relativo degli Stati Uniti. E’ questo – e non le loro caratteristiche – a renderli pericolosi entrambi.

 

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