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Palestina. Israele arresta di nuovo Khalida Jarrar, dirigente e deputata palestinese

La libertà per Khalida Jarrar è durata poco più di un anno: domenica all’alba, infatti, è stata arrestata nuovamente dalle truppe israeliane nella sua casa di Ramallah. Jarrar (54 anni) – figura di spicco del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), capo della Commissione parlamentare dei prigionieri palestinesi e vice presidente del Consiglio di amministrazione del gruppo Addameer che lotta per i diritti dei detenuti – era stata infatti rilasciata nel giugno del 2016 dopo 14 mesi trascorsi in carcere.

I capi di accusa che pesavano sulla Jarrar erano ben 12, tra cui l’essere membro di organizzazione terroristica (come Israele etichetta il Pflp, il maggior partito di sinistra palestinese), l’aver svolto attività politica per l’organizzazione in questione e aver incitato al rapimento di soldati israeliani. Subito era stato spiccato contro di lei un ordine di detenzione ammnistrativa (misura cautelare che non prevede né accuse ufficiali né processo, abusata dalle autorità israeliane) di sei mesi, poi rinnovato.

All’epoca in molti indicarono nella vendetta la reale motivazione dietro l’arresto e la condanna: Khalida Jarrar aveva resistito all’ordine di deportazione a Gerico che Tel Aviv gli aveva consegnato. Con una tenda di protesta piantata per un mese a Ramallah, la parlamentare aveva ottenuto la cancellazione dell’ordine. Nello stesso periodo era entrata nella commissione palestinese che si occupa di preparare report sulle violazioni israeliane da consegnare alla Corte Penale Internazionale. Poco dopo sarebbe giunto l’arresto.

La nuova detenzione dell’esponente del Fplp ha scatenato subito le proteste palestinesi. Issa Qaraqe, il capo del Comitato palestinese per gli Affari dei prigionieri, ha parlato di “violazione delle leggi internazionali e dell’immunità concessa ai membri eletti del parlamento”. Qaraqe ha chiesto a tutti i parlamentari arabi e stranieri di intervenire e agire per il rilascio di Jarrar e degli altri 12 parlamentari del Consiglio legislativo palestinese (PLC) detenuti da Israele. Secondo quanto ha riferito Qaraqe, dal 2002 lo stato ebraico ha arrestato una settantina deputati, quasi la metà del numero totale dei membri del Plc.

Hanan Ashrawi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (PLO) ha detto che quanto accaduto a Jarrar è “un arresto politico, ulteriore prova che il sistema giudiziario in Israele non ha alcun legame con la giustizia”. Ashrawi ha condannato anche la detenzione di Khitam Saafin, la presidente dell’Unione della commissione delle donne palestinesi, arrestata la scorsa notte. “A Israele – ha dichiarato in una nota la parlamentare – non deve essere data mano libera per disumanizzare il popolo palestinese e privargli sistematicamente dei suoi diritti basilari e della sua vita”.

Duro il commento del partito di Jarrar: “il suo arresto evidenzia solamente quanto sia futile l’approccio dell’Autorità Palestinese a impegnarsi in un processo di pace vuoto e al coordinamento alla sicurezza con Israele”. Il Fronte popolare ha quindi ribadito “la correttezza” del suo agire politico nel “continuare la lotta per la resistenza” sottolineando come gli arresti dei deputati e degli attivisti palestinesi giungano all’interno “della grande campagna di istigazione lanciata dall’entità sionista [Israele, ndr] e dal suo primo ministro, il criminale di guerra Benjamin Netanyahu, contro il Fronte popolare e le fazioni di resistenza”. La formazione di sinistra ha poi esortato il popolo palestinese a sostenere la lotta dei prigionieri, in particolar modo di Jarrar, Saafin e Mohammed Allan, quest’ultimo in sciopero della fame da 25 giorni.

Intervistata dall’Afp, una portavoce dell’esercito israeliano ha però spiegato che la parlamentare del Fronte popolare è stata arrestata perché “è tornata ad operare in una organizzazione terroristica come il Fplp” e non perché “è membro del parlamento”. Jarrar non è l’unica deputata ad essere in carcere: sono 13 i parlamentari palestinesi detenuti da Israele di cui 9 sono dietro le sbarre per detenzione amministrativa (arresto senza processo). Lo scorso 28 giugno era stato arrestato il parlamentare Mohammed Maher Badr, membro del PLC e vicino ad Hamas.

“L’arresto di Khalida Jarrar costituisce un attacco contro i leader politici locali e la sua società civile. Rientra nella continua campagna di arresti contro i palestinesi”, ha detto l’ong Addameer in una nota. Secondo il gruppo, nelle carceri israeliane attualmente ci sono 6.200 palestinesi (52 sono donne).

Le detenzioni da parte delle forze israeliane sono continuate stanotte in Cisgiordania: un blitz compiuto nel villaggio di Kafr Qaddum (distretto di Qalqiliya) ha portato all’arresto di cinque persone (tre sono ragazzi di 15 e 16 anni). L’esercito ha anche detto di aver arrestato 3 palestinesi a Qalqiliya, a Nablus, nei paesi di Beit Liqya, Abud (Ramallah),Husan (Betlemme) e a Gerusalemme est. In totale 18 persone sono finite con le manette ai polsi. Le operazioni dei militari di Tel Aviv nei Territori Occupati rappresentano una abitudine, non un’eccezionalità dell’occupazione israeliana: secondo uno studio dell’Onu, infatti, i blitz delle forze armate in Cisgiordania e nella parte orientale di Gerusalemme sono stati circa 95 a settimana nel 2016.

La campagna di arresti ha riguardato ieri notte anche il territorio israeliano: la polizia israeliana ha fatto irruzione in un appartamento nella città di Karmel (nord d’Israele) e ha arrestato 9 palestinesi (di età tra i 17-24 anni) provenienti dalla Cisgiordania perché “non avevano i permessi israeliani”. Nena News

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