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Catalogna: oggi sciopero generale contro la repressione

Oggi in Catalogna un nuovo sciopero generale, dopo quello massiccio realizzato lo scorso 3 ottobre all’indomani del referendum represso da Madrid, ricorda che i lavoratori e le lavoratrici, e i loro interessi, sono tra i protagonisti del conflitto con lo Stato Spagnolo.

Nei giorni scorsi si erano già verificati alcuni blocchi stradali e ferroviari, realizzati dai Comitati per la Difesa della Repubblica (gli ex Comitati per la Difesa del Referendum riconvertiti al nuovo scenario) ma oggi il numero di strade, autostrade e linee ferroviarie interrotte a partire dall’alba è arrivato a quota 60. In particolare i picchetti e le barricate allestiti dai CDR e dai militanti sindacali hanno bloccato le principali vie d’accesso a Barcellona dai grossi centri della cintura industriale e le autostrade che collegano il Principato (come viene denominata la Comunità Autonoma Catalana) con le regioni confinanti e con lo Stato Francese. Un consistente effetto lo stanno causando anche i blocchi che di fatto interrompono l’85% del traffico sulle ferrovie regionali; a Girona cinquecento persone hanno a lungo impedito il transito dei treni ad alta velocità occupando i binari nonostante alcune cariche da parte della polizia spagnola in assetto antisommossa. Molti dei blocchi sono stati prolungati per tutta la giornata, in particolare quelli alla frontiera con lo Stato Francese che nel pomeriggio sono stati rinforzati da centinaia di nuovi manifestanti, causando la paralisi del traffico frontaliero e del mercato di Saint-Charles a Perpignan, la principale città catalana in territorio francese.

Sempre stamattina un centinaio di giovani aderenti all’organizzazione della sinistra indipendentista Arran ha impedito a lungo l’ingresso nella Sagrada Familia, una delle principali attrazioni turistiche di Barcellona.

Vicino a Sitges un manifestante è stato arrestato mentre partecipava ad un blocco sulla C32; l’accusa nei suoi confronti è di aver partecipato ad una manifestazione politica nonostante su di lui pendesse una sorta di ‘Daspo’ che gli impedisce di farlo. Nel porto di Barcellona, invece, alcuni sindacalisti della CNT che volevano aprire uno striscione di adesione allo sciopero sono stati fermati per più di un’ora dagli agenti della Guardia Civil.

Da segnalare che in alcuni casi i Mossos d’Esquadra – la polizia autonoma  commissariata dal governo centrale e i cui vertici sono accusati di aver disobbedito agli ordini di Madrid rifiutandosi lo scorso 1 ottobre di intervenire con violenza contro gli elettori – hanno rimosso alcuni dei blocchi e dei picchetti anche se generalmente senza far ricorso alla forza e dovendosi scontrare con la resistenza passiva da parte dei manifestanti. Presso la Estaciò del Nord a Barcellona, però, i Mossos in assetto antisommossa hanno letteralmente trascinato via alcuni manifestanti che impedivano la partenza di alcuni autobus.

Comunque la riuscita dei blocchi realizzati dagli scioperanti ha consentito al leader di Ciudadanos, partito liberista e nazionalista spagnolo nato da una scissione del PP e del PSOE e dallo svuotamento di UPyD, di attaccare il governo di Mariano Rajoy, accusato di lassismo e inefficienza, per aver consentito agli indipendentisti di bloccare la circolazione e impedire così agli “onesti cittadini” di recarsi a lavoro.

Lo sciopero generale è stato indetto dai sindacati indipendentisti e di sinistra Intersindical- CSC e COS, entrambi aderenti alla Federazione Sindacale Mondiale (come l’Usb in Italia o il Pame in Grecia) contro la repressione e per l’indipendenza, anche se ufficialmente, visto che nello Stato Spagnolo sono proibiti gli scioperi politici, la mobilitazione protesta contro le misure dell’esecutivo e delle organizzazioni padronali contro i lavoratori e i diritti sociali.

Allo sciopero generale si sono poi sommate altre organizzazioni sindacali, come lo IAC, maggioritario nella scuola e in alcuni settori dell’amministrazione pubblica. Il principale sindacato libertario, la CGT, non ha aderito ufficialmente alla giornata di mobilitazione come era avvenuto il 3 ottobre ma ha dato libertà di azione alle proprie federazioni, e quella dei trasporti – che ha una forte presenza tra i lavoratori degli autobus e della metropolitana di Barcellona – ha deciso di aderire. Allo sciopero si sono sommati anche i lavoratori di alcuni media catalani, in particolare la televisione e la radio pubbliche TV3 e Catalunya Radio, oltre ad alcuni quotidiani, costantemente minacciati dalle misure coercitive e dai tentativi di censura del governo spagnolo e oggetto di blitz e perquisizioni nelle scorse settimane.

Mobilitati per sostenere lo sciopero anche agricoltori e allevatori che con i loro trattori stanno già bloccando alcuni punti chiave e le principali organizzazioni studentesche che animeranno numerose manifestazioni nel corso della mattinata. Le università catalane sono rimaste tutte deserte, così come molte scuole, e il coordinamento Universitats per la República – che riunisce i sindacati studenteschi e alcune organizzazioni di docenti – ha convocato una manifestazione alle 16.00. Partiti da plaça de Sants all’insegna dello slogan “paralizziamo il paese”, centinaia di manifestanti hanno invaso la vicina stazione ferroviaria di Sants bloccando i binari dell’alta velocità.

Alla giornata di lotta partecipano anche entità culturali, ecologiste, sportive e sociali come il Consell Nacional de la Joventut de Catalunya (CNJC), Ecologistes en Acció, la Federació d’Associacions de Mares i Pares d’Alumnes de Catalunya (FaPaC), l’Associació d’Escriptors en Llengua Catalana, el Ciemen e la Plataforma Pro Seleccions Catalanes.

Sul fronte politico, la mobilitazione dei lavoratori può contare sul sostegno esplicito degli anticapitalisti e indipendentisti della Cup e anche su quello di Esquerra Republicana de Catalunya (nazionalisti socialdemocratici) oltre che su molti collettivi e gruppi di sinistra e anarchici. Invece la sezione catalana di Podemos ha deciso di non sommarsi allo sciopero “indipendentista” e di invitare i propri aderenti a partecipare solo ai presidi “unitari”.

I sindacati di osservanza spagnola, Comisiones Obreras e Ugt, hanno deciso di non scioperare pur invitando i propri aderenti a sommarsi alle mobilitazioni indette contro gli arresti dei ministri catalani e il commissariamento delle istituzioni locali dalle associazioni indipendentiste trasversali ANC e Omnium, i cui presidenti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart sono rinchiusi nelle carceri spagnole accusati di aver incitato alla ribellione contro le forze di sicurezza spagnole. Le mobilitazioni civiche si sono tenute alle 12.00 davanti alle sedi delle Delegazioni del Governo di Madrid a Barcellona, Tarragona, Girona, Lleida e Tortosa. Alcuni dei presidi si sono trasformati in massicci cortei, come a Sabadell, e in totale sono scese in piazza molte decine di migliaia di persone. Alle 18.00 nuovi presidi di massa si formeranno davanti alle sedi di tutti i comuni catalani e a Barcellona in piazza della Cattedrale.

Diversamente da quanto era avvenuto lo scorso 3 ottobre, stavolta la “Taula per la Democràcia”, un coordinamento formato da organizzazioni sociali, di categoria e sindacali non partecipa allo sciopero generale, pur invitando in alcuni casi a partecipare alle mobilitazioni delle 12.00 e delle 18.00. Contro ogni forma di partecipazione allo sciopero si è espresso in particolare il sindacato Comisiones Obreras, suscitando l’ira di altre sigle più possibiliste. E’ comunque prevedibile che molti aderenti ai sindacati maggioritari e ad altre organizzazioni moderate partecipino ai vari cortei indetti nel corso della giornata.

Contro lo sciopero si è schierata nei giorni scorsi l’organizzazione padronale catalana Foment del Treball, che ha chiesto alla magistratura di proibire e impedire la mobilitazione dei lavoratori in quanto di carattere politico, dimostrando quanto gli interessi di classe siano centrali all’interno dello schieramento dei differenti soggetti sociali a favore o contro l’indipendenza, con la borghesia catalana maggioritariamente schierata a difesa dello status quo e quindi dello Stato Spagnolo.

Ma ieri il Tribunal Superior de Justicia de Catalunya (TSJC) ha respinto per la seconda volta il ricorso presentato dagli avvocati della Confindustria catalana contro lo sciopero definito definito illegale in quanto politico. La magistratura ha però ritenuto legittimo lo sciopero generale convocato dai sindacati di classe ufficialmente contro la precarizzazione del mercato del lavoro e la legge varata poco prima del referendum del 1 ottobre che facilita la fuga delle imprese catalane da Barcellona.

A causa dell’oggettivo boicottaggio dei sindacati maggioritari, in particolare delle CC.OO, l’incidenza dello sciopero è stata scarsa nel settore privato, dove più forti sono il ricatto e il controllo nei confronti dei lavoratori, ma la giornata di mobilitazione di oggi è stata significativa nel settore pubblico e rilevante nelle scuole, nelle università e nei territori, con i Comitati per la Difesa della Repubblica e i comitati di quartiere impegnati a generalizzare e socializzare la giornata di lotta convocata contro la svolta autoritaria dello Stato Spagnolo, la repressione, gli arresti, la militarizzazione e la sospensione dell’autonomia catalana e per rivendicare la liberazione dei prigionieri politici e l’implementazione della dichiarazione d’indipendenza votata dalla maggioranza dei deputati del Parlament sciolto il giorno successivo da Madrid.

 

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