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Il riarmo di Macron

Nel luglio scorso, il nuovo presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, insediatosi da poche settimane, aveva duramente rimproverato il capo di Stato maggiore delle Forze armate, generale Pierre de Villiers. In un’intervista, quest’ultimo si era lamentato dei mezzi finanziari insufficienti a disposizione dell’esercito, le cui esigenze erano in forte aumento.

Il giovane presidente e comandante supremo delle Forze armate si era sentito profondamente colpito nel suo ego ed aveva voluto chiarire chi fosse il padrone. Un affronto che aveva avuto, come unico risultato concreto, le dimissioni del più alto ufficiale del Paese.

Nel frattempo, Macron sembra essersi chiarito le idee sulla situazione militare. Risultato: giovedì il Consiglio dei ministri ha approvato un ambizioso programma di riarmo. Mentre i risparmi colpiscono severamente la funzione pubblica (saranno tagliati 120.000 posti), vengono messi a disposizione dei militari, fra il 2019 e il 2025, 295 miliardi di euro per nuove armi e 6.000 posti supplementari in organico.

Macron, il cui mandato scade nel 2022, si dota degli strumenti indispensabili per intervenire autorevolmente nell’arena internazionale. La Francia stanzierà per la Difesa il 2% del PIL. Le basi militari francesi nel mondo saranno rinforzate. Anche la Force de frappe, forza di dissuasione nucleare costituita dai missili aria-terra imbarcati sui Mirage 2000 e sui Rafale dell’Aviazione e dell’Aeronautica navale e dai missili balistici strategici mare-terra imbarcati sui sottomarini nucleari della Marina nazionale, deve essere ammodernata per mantenere la deterrenza ad un livello credibile.

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