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Merkel 4.0

Con 364 su 692 voti espressi ed una maggioranza superiore di appena nove a quella necessaria di 355 voti, il Bundestag ha confermato, per la quarta volta, Angela Merkel al suo posto di cancelliera. Qualche mese fa, molti prevedevano il tramonto della sua carriera. Una longevità politica le cui cause, dopo oltre dodici anni di potere, vale la pena di analizzare.

Dall’ormai lontano 2005, la popolarità di quella che molti tedeschi chiamano affettuosamente «die Mutti» (la mamma) sembra intatta. Come è possibile che una donna che in tanti considerano priva di carisma abbia potuto mantenersi alla testa di un governo per tanti anni? Qual’è il suo segreto?

E’ proprio a causa di quello che sembra mancarle che la cancelliera dura. Non gonfia il petto per i successi della sua politica come i suoi predecessori, il suo sorriso è mite ed evita di prendere posizioni nette. Se lo fa, adopera formule vuote. Tanto è raro che qualcuno faccia domande imbarazzanti. In un anno, le interviste nelle quali la Merkel ha dovuto affrontare delle vere critiche si contano sulle dita di una mano. Non è un caso. La donna controlla buona parte della stampa e della TV. La rete pubblica più importante è diretta dal suo ex portavoce…

Anche un epiteto leggermente derisorio come quello di «Mutti» avvalora perfettamente l’immagine pubblica di una cancelliera tranquilla, sicura di sé, dal sorriso accattivante. Perfino quando le sue iniziative politiche sono ancora più perfide di quelle di un Gerhard Schröder, lei riesce a nascondersi dietro una facciata di femminile innocenza. Talvolta qualcuno riesce ad aprire una breccia. Un giornalista riassume così la sua politica: «in dodici anni, i disoccupati sono la metà e le mense popolari il doppio». Sono cifre tipiche dello stile Merkel. Mentre si può presentare la superficie tirata a lucido della bassa disoccupazione, nessuno si interessa al modo in cui è stata realizzata. I salari dei lavoratori dipendenti sono sufficienti? Trascurabile. Hanno un lavoro sicuro? Illusorio.

Dato che quasi nessuno pone queste domande, la cancelliera è immune da serie critiche e così, un buco dietro l’altro, la cintura si stringe e i passi indietro si susseguono. Può provvedere, inosservata, al taglio della spesa sociale, alla svendita del patrimonio pubblico e al riarmo. C’è bisogno di aggiungere che la donna non persegue la sua politica perché ne è convinta ma, semplicemente, perché è quella che incontra la minima resistenza? E, quando il popolo è scontento, è sempre possibile una conversione di 180°, che si tratti del nucleare o del matrimonio omosessuale. In questo modo temi suscettibili di sollevare passioni inopportune spariscono rapidamente dal dibattito.

E’ cosi’ che Angela Merkel può prendere altre decisioni politiche senza destare scalpore. E’ il caso della nuova legge su Internet, varata dal parlamento nello stesso giorno di quella sul matrimonio per tutti. Mentre liberalizza la società da una parte, vira a destra dall’altra, privatizzando il problema della libertà d’opinione. Dietro il suo liberismo sociale (la destra le rimprovera di essere «socialdemocratica») si nasconde una politica fatta di austerità e privatizzazioni a vantaggio di pochi.

E, mentre l’economia tedesca cresce da anni, senza che si veda una fine, le conquiste dei lavoratori vengono smantellate, i posti di lavoro diventano precari e le pensioni sono tagliate. Semplificando, gli ingredienti della ricetta della figlia di un pastore protestante, dottoressa in chimica-fisica e membro dell’Accademia delle Scienze dell’ex Repubblica Democratica Tedesca, sono guida paternalista, immagine materna, opportunismo a tutta prova. La minestra che ne risulta dovrà essere trangugiata dalle prossime generazioni. C’è solo da sperare che, nei prossimi 15-20 anni, il gioco della cancelliera sia scoperto e alternative politiche serie finiscano per emergere.


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