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Il Diavolo veste “The old glory”

21 novembre 1620. Una data importante, ma che forse pochi ricollegano ad un avvenimento storico che ha cambiato il mondo, perfino più determinante della scoperta di Cristoforo Colombo, avvenuta quasi 150 anni prima più o meno nei paraggi. I Padri Pellegrini, i puritani inglesi imbarcatisi in Inghilterra sul Mayflower. salpato dal porto di Plymouth, sbarcano e si insediano a Cape Cod, sulle coste del Massachusetts.

Così iniziò la colonizzazione e l’evangelizzazione del Nuovo Mondo ben 400 anni fa.

Quattro lunghi secoli.

Ora gli eredi di quei puritani inglesi, o meglio coloro che rappresentano il frutto dell’albero avvelenato, l’estremizzazione di quella filosofia religiosa, stanno compiendo il viaggio a ritroso.

E tornano a visitare il Vecchio Continente, soprattutto la penisola italiana.

Nostro malgrado, per andare avanti con la riflessione, dobbiamo continuare a tirare in ballo Steve Bannon.

Per chi si fosse messo all’ascolto solo ora… è l’ex chief strategist della Casa Bianca, la cui nomina fu accolta con enorme favore dall’ex leader del Ku Klux Klan David Duke, ma più tardi defenestrato perché probabilmente il suo esagerato presenzialismo offuscava l’immagine di The Donald. E’ lui il “grande” architetto che, con l’aiuto delle sue piattaforme digitali in Rete (è stato fra l’altro presidente esecutivo del sito Breitbart News, volto giovanile e radicale della alt-right americana), è stato in grado, durante la tornata elettorale del 2016, di diffondere dati e sondaggi manipolati ad arte, influenzando il voto dei cittadini americani in favore dell’attuale amministrazione. E’ lui l’uomo che viene descritto dai media come il Diavolo, titolo del primo libro a lui dedicato da Joshua Green, corrispondente di Bloomberg News ed analista politico per la CNN, edito nel nostro paese dalla Luiss University Press.

Il paragone con il più celebre degli angeli caduti magari è stato un po’ montato ad arte per questo personaggio amante della filosofia di Julius Evola e delle sue tesi sul “declino della modernità”, ma del resto quella ricerca di una terza via tra il “socialismo reale” dell’Unione Sovietica e il capitalismo degli Stati Uniti è stato pur sempre il nazionalsocialismo tedesco, che al filosofo romano sembrò il sistema più opportuno per risolvere la questione. Insomma, un “impero europeo e pagano” sotto la guida egemonica della Germania di Hitler.

Proprio di terza via, anche se con presupposti differenti, è venuto a parlare Steve Bannon nel nostro paese. Del suo satanico alter ego egli ha comunque ereditato l’arte del travestimento e l’astuzia, soprattutto lessicale, di cui si avvale per inserirsi a tutti i costi fra le pieghe della politica europea.…

Ma ricostruiamo i suoi rapporti con l’universo di quella che lui chiama destra “nazional–populista” italiana, intendendo molto più verosimilmente bianca suprematista”.

Nel settembre dello scorso anno partecipa ad Atreju 2018 ed incontra la “patriota” (così la definì) Giorgia Meloni, la seconda persona con cui formalizzerà un sodalizio politico pubblico; il primo politico di cui si era innamorato infatti era Matteo Salvini, il cui slogan “prima gli italiani” riecheggia il suo “America first”. Bannon vide nella Lega “una forza non solo nazionale, ma un autentico worldwide brand che diventerà il primo partito in Europa”, destinato “a dare le carte in Europarlamento”.

Ovviamente qualche tempo prima aveva già incontrato Armando Siri, tutore dell’ortodossia ideologica neo-leghista e attuale Sottosegretario di Stato presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, nonché collaboratore dal 2014 dello stesso leader della Lega, con cui ha siglato un accordo sulla riforma fiscale e sulla Flat Tax.

Il suo interesse però lo dispensa anche al M5S e al suo capo politico Luigi Di Maio; l’ex consigliere di Trump infatti ha avuto un ruolo determinante nel convincere Salvini ad allearsi con il Movimento dopo le elezioni del 4 marzo. Lo spin doctor ritiene infatti che il governo gialloverde (anche se reputa antitetiche le politiche economiche dei 5 Stelle) sia la perfetta sintesi fra nazionalismo e populismo; “una sorta di unione fra destra e sinistra”, il cui modello potrebbe essere “il perno di una grande alleanza a livello europeo con i principali partiti sovranisti che scardinerà il duopolio franco-tedesco che ha governato l’Europa negli ultimi anni e darà finalmente vita all’Europa delle Nazioni”.

Tralasceremo il rapporto, morto prima di nascere, con il gruppuscolo di Roberto Fiore e Giuliano Castellino: Forza Nuova. L’oganizzazione fascista, infatti, attraverso l’Associazione stampa “non omologata” Lettera22 (quella con presidente Paolo Corsini, ovviamente, quella indipendente diretta da Guido Battiston), ha fatto sapere in una nota stampa che non parteciperà all’incontro che si svolgerà a Roma, alla Biblioteca Angelica, con “l’alter ego di Soros, un sionista, agente del Patto atlantico spedito in Italia ed in Europa solo per creare Caos”.

Il sodalizio iniziato qualche tempo addietro è bell’e finito.

Ma è scavando attentamente che spesso si trovano le ragioni di molte scelte azzardate, alcune apparentemente bizzarre. E se Bannon ha preso delle decisioni che gli hanno valso anche l’aggettivo “sciatto” (“sloppy Steve”, lo chiamò il neoeletto presidente USA), è perché ha in mente un progetto, un disegno che ha un nome: The Movement, un piano a medio termine per federare i movimenti sovranisti europei in vista del voto di maggio; un disegno molto ambizioso, quindi, che si nutre di quello che lo stesso Bannon ritiene essere un modello vincente in Europa: il matrimonio fra il populismo ed il nazionalismo, quello che in Italia al momento è incarnato dal governo gialloverde della Lega e del M5S.

Dipende tutto dall’ Italia”, ha dichiarato in un’intervista poche settimane fa, e questo dà la cifra di quello che potrebbe diventare il nostro paese in un prossimo futuro: per fare in modo che ci sia quello scambio di valori, quella “complicità” che tanto auspica Bannon, la nostra penisola dovrà diventare terreno di una “rivoluzione culturale” che lo avvicini sempre di più all’american way of life.

Lo strumento che verrà utilizzato per continuare il processo di “Americanizzazione” del nostro paese lo indagheremo fra pochissimo. Si trova nell’entroterra laziale.

Ma torniamo alla confederazione: l’ex demiurgo di Trump ha lasciato la direzione all’ avvocato Mischael Mondrikamen, suo luogotenente a Bruxelles, cuore pulsante di quell’ Unione Europea che il Billy Graham del populismo mondiale vorrebbe rovesciare con l’aiuto della sua creatura. La rosa degli attori va da Bolsonaro a Salvini, i più convinti insieme con Giorgia Meloni; ancora in bilico Fidesz di Viktor Orbàn, gli spagnoli di Vox e Rassemblement national di Marine Le Pen, per ora osservatori esterni. Sembrerebbe fuori Alternatve fur Deutschland, con la quale Bannon inizialmente aveva intessuto buoni rapporti e alla quale riconosceva un peso importante.

Un po’ come l’Internazionale Socialista del secolo scorso, solo con il populismo al posto del socialismo”, dichiara Mondrikamen; dopotutto il Presidente brasiliano guida un paese di 200 milioni di persone, la sua è una potenza enorme e, sono sempre parole sue, “anche la Casa Bianca è dalla nostra. E qui lascia intendere qualcosa di più: forse la defenestrazione attuata dall’amministrazione Trump nei confronti di Bannon è stata una mezza farsa che nasconde una qualche “pianificazione” in Europa? Potrebbe attenere allo scardinamento dell’asse franco–tedesco; ma siamo nel campo delle ipotesi, per ora.

Secondo l’avvocato Mondrikamen la storia delle fake news e della Russia dietro la perdita di voti dei popolari e dei socialisti è una balla; non ci sono i social e così via dietro l’impasse del centro-sinistra, ma la responsabilità va alle loro politiche fallimentari e alla tracotanza che hanno avuto nei confronti delle persone più deboli, che avrebbero dovuto invece rappresentare.

Se dipendesse da me, starei molto attento a provocare Mosca (Mondrikamen non è personalmente d’accordo con le sanzioni alla Russia n.d.a.), perché non è escluso possa scoppiare una guerra. E se dovesse succedere, possiamo star certi che il terreno di battaglia sarebbe qui in Europa. Come sempre, del resto”.

Monito palesemente rivolto all’Unione Europea. E che apre a scenari che attengono ad una disamina di altro tipo, e che perciò indagheremo in altra sede.

Il progetto di Bannon è il riordino della politica europea.

Egli pare convinto che la “rivolta di destra” sia iniziata nel Vecchio Continente, dove è stata decisiva per il voto della Gran Bretagna a favore della Brexit, per poi sbarcare negli USA con l’elezione di Trump. “E’ iniziata in Europa, si è diffusa negli Stati Uniti e ora si dirige di nuovo lì da dove è venuta”.

E’ curioso come il viaggio a ritroso di secoli fa si ripresenti… Ma c’è bisogno di un aggregante, un elemento che metta insieme il popolo, la gente comune.

Bannon lo scorge fra le pieghe dei suoi rapporti con gli ambienti conservatori del Vaticano, quelli ostili a Papa Bergoglio, soprattutto nelle persone dei cardinali Raymond Leo Burke e Walter Brandmuller, due dei componenti un quartetto di “dissidenti” che, durante il Sinodo sulla famiglia espressero in una lettera al Santo Padre i loro “dubia”.

Burke è stato molto “critico” anche sulla questione della pedofilia nella Chiesa, sottolineando che le radici di queste colpe risiedono “in quell’atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l’esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione”.

Nel 2016 il Cardinale Burke viene prima trasferito ad altro servizio e poi definitivamente “silurato” dal Papa.

I nomi di entrambi i Cardinali appaiono nel Comitato Internazionale del Dignitatis Humanae Institute (meglio conosciuto come DHI), rispettivamente come Presidente Onorario e consulente del board. Nel 2016 la DHI si aggiudica il bando per la concessione della Certosa di Trisulti, un abbazia nelle campagne di Collepardo, in provincia di Frosinone, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo. Edificata nel 1204, monumento nazionale dal 1873, è sotto la cura e la gestione del MIBAC. L’allora ministro Franceschini fu bonariamente indotto a favorire l’Istituto proprio da Bergoglio, a sua volta sollecitato dal Segretario di Stato Vaticano Parolin, contattato per questo dal cardinal Martino.

Eccolo l’aggregante: la Certosa di Trisulti, sede distaccata della DHI, sarà destinata ad ospitare la scuola europea di sovranismo in cui insegnerà anche Steve Bannon. Gli ideali che sono alla base del programma didattico? Sono ben visibili dietro il motto che si può leggere nel sito: “defending the Judaeo-Christian foundation of western civilization through the recognition that man is made in the image and likeness of god”

Si veicolano gli insegnamenti evangelici in difesa della tradizione giudaico-cristiana occidentale. Escludendo il Papa (comunque un conservatore peronista di destra, che si può facilmente scambiare per un progressista), gli altri attori della vicenda sono tutti molto vicini alle idee suprematiste E’ su questi temi – noi diremmo su queste contraddizioni – che si sta consumando il conflitto nel Vaticano.

Ma a quali fondi attingerà, per usare le parole di Bannon, questa “scuola per gladiatori della cultura”? Probabilmente ricorrerà al dark money, i cosiddetti “fondi opachi” donati da una serie di gruppi fondamentalisti cristiani statunitensi, fra i quali (secondo un’attenta analisi di openDemocracy.net) anche l’ ACLJ, acronimo di “American Center for Law and Justice”, fondato nel 1990 dal telepredicatore evangelico Pat Robertson (autore di The new global order, “bibbia” di numerosi suprematisti bianchi fra cui anche l’attentatore australiano che ha fatto strage di civili in una moschea neozelandese alcuni giorni fa); o i fratelli Koch (che contribuirono a finanziare il movimento del Tea Party negli USA).

Tutti sponsor legati al controverso Congresso Mondiale delle Famiglie (WCF) svoltosi a Verona lo scorso fine settimana ed ufficialmente patrocinato dalle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, oltre che dalla stessa provincia di Verona. E il caso ha voluto che il Cardinale Parolin fosse lì anche lui a presenziare all’evento.

Quando si dice le coincidenze!

* The Old Glory è l’altro nome della bandiera Americana, meglio conosciuta come Stars And Stripes.

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