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Spagna. Sanchez vorrebbe governare da solo, ma non ha i numeri

La vicepresidente del governo, Carmen Calvo, ieri ha difeso la formula del governo unico di Pedro Sánchez, senza quindi il sostegno di Unidos Podemos (sinistra) o di Ciudadanos (destra). “Pensiamo di poter continuare ad avanzare sulla formula che abbiamo iniziato”, ha affermato la Calvo.
Nelle dichiarazioni rilasciate a Cadena Ser, la Calvo ha indicato che il PSOE formerà un esecutivo progressista per cercare “quattro anni di tranquillità” con l’obiettivo di “rafforzare la democrazia”, e ha aggiunto che cercheranno di governare con i loro 123 deputati, che però appaiono insufficienti a determinare una maggioranza di governo.

La vicepresidente si è detta favorevole a “rispettare il mondo intero e parlare con tutti”, oltre a “cercare di far entrare la cultura della collaborazione nella politica spagnola”.
“La politica spagnola è cambiata così tanto che nessuno capisce cosa sia successo in questi dieci mesi: ha lamentato la Calvo, che ha aggiunto: “Saremo un governo progressista, siamo la sinistra di governo, per questo abbiamo lottato in seno al PSOE, non per non cedere questo spazio a Unidos Podemos”.
Sulla richiesta di Podemos di entrare nell’Esecutivo per sostenere un’investitura di Sanchez, il leader socialista ha ringraziato il sostegno ricevuto questi mesi dalla formazione di Pablo Iglesias, ma ha scelto di “seguire la formula iniziata”.
Il leader socialista ha dichiararo che l’estrema destra “si è sparata sui piedi” e ha criticato chi è venuto per smantellare la “cultura della convivenza”.

Il PSOE di Pedro Sánchez ha ottenuto il 29% dei voti e 123 deputati, nelle precedenti elezioni (2016) ne aveva 85 e il 22,6%. Alcune ipotesi circolate in queste ore ventilano un possibile patto tra i socialisti con Unidos Podemos e con l’astensione dei nazionalisti catalani, altre indicano una coalizione con Ciudadanos come la più gradita dai poteri forti.

La formazione di Pablo Iglesias e Alberto Garzon, Unidos Podemos, ha ottenuto 42 seggi contro i 71 che ne aveva nel 2016. Per quanto riguarda gli indipendentisti catalani, ERC si è imposta con 15 deputati – tre in più rispetto a quelli raggiunti nel 2016 – mentre Junts per Catalunya è scesa a 7, rispetto agli 8 che aveva la defunta Convergenza Democratica della Catalogna. In Euskadi, il PNV ha ottenuto 6 seggi, uno in più di quello che avevano fino ad ora, e EH Bildu ne ha ottenuti 4. La Coalizione Canaria ha ottenuto 2 deputati.
A destra invece si leccano le ferite con il Partido Popular di Pablo Casado che ha ottenuto il peggior risultato della sua storia, perdendo quasi quattro milioni di voti, e passando da 137 seggi a 67.
I risultati mostrano una totale frammentazione nello spazio elettorale della destra. Ciudadanos appare il grande vincitore sul lato destro dell’emiciclo parlamentare spagnolo, salendo a 57, solo dieci in meno del Pp.
L’estrema destra è esplosa al Congresso, ma al di sotto delle aspettative di alcuni sondaggi. Vox ha ottenuto 24 deputati e il 10% dei voti.

 

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