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“Non siamo più colonie francesi”

Un ambasciatore francese in un paese africano, il Burkina Faso, (il paese di Thomas Sankara per intenderci) ha fatto delle dichiarazioni ben oltre le righe, e un giovane opinionista africano, Soumaila Diawara, gli risponde per le rime.

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Lettera aperta a Xavier Lapeyre de Cabanes, ambasciatore di Francia in Burkina Faso

Signor ambasciatore,

Siamo qui a riprendere le tue recenti dichiarazioni, tanto sprezzanti quanto minacciose, con cui hai inteso replicare ad alcune critiche che sono state rivolte al tuo paese da parte di un ministro burkinabè. “Quello che vorrei – hai sostenuto – è che i leader politici nel tuo paese e ancora di più in Mali smettessero di dire qualcosa sul mio paese”.

Cos’è che ti ha indispettito quasi al punto da non riconoscere il nostro diritto di critica? Non ci è forse concesso esprimere dubbi, perplessità sulle invadenti politiche francesi nelle nostre terre? Dobbiamo considerarci ancora e per sempre colonizzati e dunque subordinati?

Mi permetto d’informarti che oggi abbiamo africani con una migliore istruzione e che accedono a una più veritiera informazione politica. Ed è bene che tu ne prenda rapidamente atto.

Le tue parole mostrano l’incapacità della Francia di accettare che i paesi africani siano indipendenti e sovrani. Un cronico complesso di superiorità che t’impedisce di rivolgerti alle autorità africane come leader di un popolo sovrano e civile, con cui concordare una cooperazione “disinibita” su un piano di parità. Temo che dovrai assumere questa variabile nella tua coscienza: “L’Africa non è la stessa di vent’anni fa, è giunto il momento che il potere cambi le parti”, come ti è stato ufficialmente ricordato.

Signor ambasciatore, non sappiamo quale scuola hai frequentato, ma possiamo dirti con assoluta certezza che né in Burkina Faso, né in Mali, né in Niger, abbiamo scuole che formano politici che oserebbero mentire così spudoratamente come invece fai tu quando sostieni che in Africa “noi francesi non abbiamo interessi economici; nessuna società francese, ad esempio, è in grado di estrarre oro, i nostri interessi sono solo politici, stiamo cercando stabilità”.

Non ti sembra sorprendente che la Francia, il paese europeo più povero di risorse naturali, la cui unica miniera di carbone è stata chiusa nel 1996, non abbia interessi economici in Africa, che di risorse naturali è il continente più ricco? Mi permetto di ricordarti le principali aziende francesi che estraggono minerali strategici: Areva, Bouygues, Total e altri. Per non parlare dell’uranio nigeriano, depredato all’80% dalla Francia per la produzione del 60% della sua elettricità, l’intera fornitura delle sue centrali nucleari.

Sì, hai ragione quando dici che la Francia non è in Niger per l’oro. Ma la tua amministrazione finanziaria, attraverso la valuta “coloniale” CFA, fornisce la quantità di oro necessaria per rendere la Francia il terzo detentore al mondo di questo prezioso metallo.

Gli osservatori internazionali sono concordi nel sostenere che la Francia ha favorito lo sviluppo del terrorismo in Mali, Niger e Burkina Faso per potersi accaparrare gas, uranio, petrolio, zinco, manganese e molte altre risorse. E se davvero credi che nella sua critica al tuo paese le parole del ministro della difesa burkinabe siano “state sfigurate”, sappi che le nostre non corrono questo rischio, sono chiare e dirette. Per affermare che le persone che muoiono a causa degli attacchi terroristici sono le stesse persone che vengono vendute come schiave in Libia, sono le stesse persone che muoiono annegate nel Mediterraneo.

Hai la sfacciataggine di sostenere che “il Tesoro francese non guadagna soldi con il franco CFA”. Ne deriverebbe pertanto che i vertici del Ministero del Tesoro francese sono abbastanza stupidi da mantenere migliaia di miliardi depositati nelle loro casse, senza interessi e per pura generosità?

No, il Tesoro francese merita più considerazione da parte tua. E di sicuro il tuo governo utilizza le riserve africane immagazzinate in patria per compensare il deficit di bilancio e l’ammortamento del debito pubblico. Come peraltro sostiene uno dei più noti agenti finanziari francesi, Xavier de La Fournière: “Il vantaggio per il Tesoro francese dell’esistenza di saldi di credito è reale perché sono una delle risorse utilizzate dal Tesoro francese, con cui finanzia le spese che gli derivano dagli scoperti di esecuzione delle leggi sulle finanze e dal deprezzamento del debito pubblico”.

Secondo il rapporto sulla politica di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, presentato all’Eliseo da Jean Marcel Jeanneney, membro del Consiglio di amministrazione dell’Agenzia francese per lo sviluppo, viene esplicitamente affermato che “quando i paesi della zona francofona esportano all’estero più di quanto importino, forniscono alla Francia valuta estera, se allo stesso tempo la sua bilancia dei pagamenti con l’estero è in deficit”.

Non è dunque un caso che dalla parvenza d’indipendenza degli anni sessanta, la bilancia commerciale dei paesi africani che usano il franco CFA sia sempre stata in deficit. In altre parole, le ex colonie hanno sempre fornito valuta estera alla Francia. E quando la Francia s’indebita per comprare armi, per esempio, per uccidere Gheddafi, o per armare terroristi e ribelli contro gli africani, sono ancora le valute dei paesi africani che vengono utilizzate per rimborsare il debito.

Signor ambasciatore, sappi che nella storia ogni nazione ha almeno quindici minuti di gloria. Questa è la legge della natura e coloro che si oppongono a essa pagano un prezzo doloroso! Il decadimento della Francia non può essere fermato. La storia della Francia come potenza economica si fermerà lungo questo 21° secolo.

*da Blackpost.it

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3 Commenti


  • Giovanni

    Io sto con Thomas Sankara.


  • Giovanni

    Io sto con Soumalia Diawara


  • Paolo

    Amara verità. Poi i francesi hanno il coraggio di definirci razzisti e senza cuore…

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