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Israele e Hezbollah ad un passo del baratro. Ma si fermano

Ci sono rari momenti nella storia, in cui anche i nemici più determinati possono improvvisamente riconoscere l’inutilità della battaglia. A volte, solo per un momento o due.
 
Ma tali momenti di sanità mentale possono salvare migliaia, persino milioni di vite umane. E tali momenti non sono espressioni di debolezza o codardia; anzi; sono incarnazioni di coraggio.
 
Voglio credere che quello che è successo al confine libanese-israeliano nell’agosto 2019, è stato proprio uno di quei rari momenti di sanità mentale.
 
Non cambia nulla in termini di grande quadro geopolitico: Israele è un avamposto occidentale in Medio Oriente. Sta tormentando il popolo palestinese, occupando illegalmente le alture del Golan, bombardando la Siria e antagonizzando l’Iran.
 
Ma è stato stabilito un punto importante: ci sono limiti! Israele non andrà “fino in fondo”, rischiando l’auto-annientamento e l’annientamento dell’intera regione. Questo fatto da solo offre una fragile, ma almeno qualche speranza, per un futuro migliore di questo territorio longanime.
 
*
 
Cosa mi spinge a scrivere quanto sopra?
 
Alla fine di agosto, sembrava che Israele avesse perso la testa. Ha attaccato, senza preavviso, quattro paesi contemporaneamente, in sole 24 ore: Iraq, Palestina, Siria e Libano. Usava droni pieni di esplosivi e caccia.
 
Palestina e Siria sono state attaccate, continuativarmente, per anni e decenni. L’Iraq, ancora di fatto sotto l’occupazione americana, era una storia piuttosto diversa. Lì, un gruppo di legislatori indignati sono “esplosi”, chiedendo il ritiro immediato degli Stati Uniti e definendo l’attacco israeliano una “dichiarazione di guerra”.
 
Anche il Libano non è rimasto in silenzio. I droni israeliani hanno danneggiato il media center di Hezbollah a Beirut. Hanno anche attaccato una fazione palestinese comunista nella valle della Beqaa. Per anni, l’aviazione israeliana ha violato lo spazio aereo libanese durante i bombardamenti della Siria. Ma questa volta era diverso. Questo è stato un attacco contro uno stato sovrano vicino.
 
Perfino il primo ministro libanese Hariri, nemico di Hezbollah, un uomo che detiene la doppia cittadinanza (saudita e libanese), ha protestato, chiedendo protezione agli Stati Uniti e alla Francia. Il presidente del Libano lo ha definito giustamente una dichiarazione di guerra.
 
Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è andato in diretta in televisione e in una dichiarazione agghiacciante ha promesso una “risposta misurata”.
 
A quel punto, divenne chiaro che l’intera regione poteva presto essere consumata dalle fiamme.
 
Durante la copertura dell’evento, sia su Press TV che su RT, ho messo in guardia contro l’enorme pericolo: Israele stava attaccando tutti i gruppi armati sciiti nella regione e si stava solo trattenendo dall’attaccare l’Iran stesso. Alcuni altri assalti come questi, e l’intera regione avrebbe potuto esplodere, trascinando nel conflitto paesi come l’Arabia Saudita, dalla parte di Israele, e l’Iran, dalla parte di Siria, Palestina ed Hezbollah. Realisticamente, ciò potrebbe portare all’annientamento di intere aree e nazioni.
 
*
 
In quel periodo di tempo, sono riuscito a entrare nella regione di confine. Sono arrivato prima nella città di Naqoura, sulla costa del Mediterraneo, e poi ho guidato fino al confine libanese con le alture del Golan occupate, seguendo la cosiddetta Linea Blu, controllata dall’UNIFIL.
 
In diversi punti, alla mia destra, l’enorme muro di frontiera israeliano era ora chiaramente visibile. Le pattuglie dell’UNIFIL erano costituite da veicoli blindati, con principalmente soldati indonesiani dall’aspetto indifferente. Alcuni stavano prendendo selfie, con Israele dietro di loro. Per le Nazioni Unite, non sembrava esserci emergenza nella regione. In effetti, subito dopo gli attacchi israeliani, le Nazioni Unite hanno iniziato a discutere la possibilità di ridurre il numero di soldati UNIFIL, nonché il bilancio UNIFIL.
 
Come sempre quando visitavo questo confine, ciò che mi colpiva era la vicinanza dei villaggi israeliani e libanesi; solo decine di metri, in alcune aree.
 
*
 
Ciò che seguì fu un silenzio agghiacciante e teso.
 
Quindi, circa una settimana dopo gli attacchi israeliani, il gruppo Hezbollah ha reagito.
 
Sono stato chiamato da una stazione TV, mi è stato chiesto di analizzare gli eventi. Mentre parlavo, i giornalisti stavano ricevendo le ultime notizie dal confine.
 
Hezbollah ha lanciato missili anticarro contro un veicolo israeliano che pattugliava vicino alla Linea Blu. Ha colpito un carro armato israeliano (altri rapporti dicevano “veicolo corazzato”). Secondo Hezbollah, tutti i soldati israeliani all’interno del veicolo sono morti o sono rimasti feriti. Presumibilmente, tra le vittime, c’era un comandante israeliano di alto livello, descritto come “un generale”.
Coloro che hanno familiarità con le tattiche israeliane sulla Palestina e le alture del Golan sanno che le “ritorsioni” israeliane in tali scenari includono il bombardamento di obiettivi civili e la distruzione di case o interi blocchi di case.
 
L’intero Libano trattenne il respiro.
 
Questa volta divenne chiaro che Hezbollah non si sarebbe ritirato. E il Libano in generale ha ovviamente raggiunto il punto in cui era pronto a confrontarsi con Israele, se quello sarebbe stato necessario per mantenere la sua dignità.
 
Ho parlato con molti libanesi.

Erano spaventati, preoccupati, in particolare se avessero famiglia e figli. Ma erano anche sorprendentemente calmi. “Se questo è ciò che porta il destino, allora così sia!”
 
Quindi, rapidamente, gli eventi sono diventati bizzarri e confusi:
 
I giornali israeliani, incluso il Jerusalem Post, iniziarono a citare le forze di difesa israeliane, che sostenevano che “Sì, c’è stato un attacco contro Israele, ma non ci sono state vittime israeliane”.
 
Quasi contemporaneamente, video trapelati da Israele hanno iniziato ad apparire su YouTube e altrove, mostrando soldati israeliani che trasportavano colleghi feriti verso gli elicotteri. Successivamente, queste clip sono state bloccate dallo stesso YouTube, per “violazione di termini e condizioni”.
 
Pochi giorni dopo, l’intera discussione si è generalmente fermata, ad entrambe le estremità.
 
Israele “ha reagito” prontamente. Anche nel modo più singolare: ha lanciato un centinaio di missili in Libano. Ma tutti i razzi sono atterrati nei campi. Nessun bersaglio è stato colpito. Significato: è stato deciso di non mirare a nessun obiettivo, considerando la capacità israeliana di colpire con grande precisione. Più precisamente: è stato deciso di assicurarsi che nessun bersaglio sarebbe stato colpito. Alla fine, nessuno è stato ucciso e nessuno è stato ferito.
 
Come ho scritto sopra, villaggi, diverse città e insediamenti sono costruiti proprio vicino alla linea di confine. Sia Israele che Hezbollah hanno un’enorme potenza di fuoco. Se lo volessero, potrebbero infliggere danni enormi e perdite di vite reciproche.
 
Per qualche ragione, hanno deciso di non farlo.
 
*
 
Penso, questo sia quello che è successo:
 
Attaccando contemporaneamente quattro paesi, Israele ha calcolato male. Iraq e Libano non erano pronti ad accettare l’umiliazione e gli attacchi espliciti contro i loro territori.
 
Ci sono stati segnali chiari inviati in direzione di Tel Aviv. E Netanyahu ha capito.
 
Per giorni, dopo gli attacchi israeliani, Hezbollah e Israele si sono fronteggiati, raffereddando la sfida, separati solo da un muro di cemento e dalle inutili truppe UNIFIL. Entrambe le parti prendevano di  mira a vicenda grandi arsenali di missili e altre armi.
 
Una mossa sbagliata e l’intera regione sarebbe potuta andare in fiamme. Una mossa piccola, errata, e chissà quante vite di persone innocenti sarebbero andate perse.
 
Credo, o forse voglio credere, che entrambe le parti abbiano improvvisamente immaginato un enorme “buco nero” – cosa potrebbe diventare questa parte del mondo. Hanno immaginato fumo, distruzione e morte; inevitabile se non avessero deciso di arretrare immediatamente.
 
All’ultimo momento, l’hanno fatto. Arretrarono. Non so come, chi ha preso la decisione prima. Stavano comunicando, anche coordinando la riduzione della scala?
 
Era quello che, in Asia, chiamiamo “volto salvifico”.
 
I colpi sono stati sparati. Molto probabilmente, nessuno è morto. Halas!
 
Un “generale” israeliano è stato ucciso? Non lo so. In realtà, non voglio saperlo. Sto assolutamente bene con il risultato: nessuna guerra completa in Medio Oriente. Per ora, questo è il meglio che possiamo ottenere.
 
Certo, questo dovrebbe essere solo l’inizio. La follia deve finire. Non sono convinto che finirà. Ma quello che è successo alla fine di agosto 2019 indica chiaramente che potrebbe finire.
 
Purtroppo viviamo in un mondo in cui solo la forza garantisce la sopravvivenza. Se Hezbollah non fosse stato forte come lo è ora, molto probabilmente Israele non ci avrebbe pensato due volte; avrebbe invaso l’intero Libano, al fine di distruggere il suo avversario sciita al suo interno.
 
Ma Hezbollah è forte.
 
Inoltre, abbiamo appena appreso che ci sono almeno alcuni “confini” che Israele non è disposto a superare. In breve: Netanyahu è brutale, ma non è un suicida. Per ora, il Libano, Israele e il resto del Medio Oriente sono sopravvissuti. Per adesso.
 
*  [First published by NEO – a journal of Russian Academy of Sciences] – da L’Antidiplomatico
 
Andre Vltchek is a philosopher, novelist, filmmaker and investigative journalist. He has covered wars and conflicts in dozens of countries. Four of his latest books are China and Ecological Civilization with John B. Cobb, Jr., Revolutionary Optimism, Western Nihilism, a revolutionary novel “Aurora” and a bestselling work of political non-fiction: “Exposing Lies Of The Empire”. View his other books here. Watch Rwanda Gambit, his groundbreaking documentary about Rwanda and DRCongo and his film/dialogue with Noam Chomsky “On Western Terrorism”. Vltchek presently resides in East Asia and the Middle East, and continues to work around the world. He can be reached through his website and his Twitter. His Patreon

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