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La vista anzitutto. Istruzioni per come non ‘sguardare’ l’Africa

A Niamey la giornata mondiale della vista si è celebrata nell’anniversario dell’invenzione delle Nazioni Unite, il 24 ottobre scorso. Il tema scelto dalla comunità internazionale è oltremodo eloquente. ‘La vista anzitutto’, proprio un bel programma d‘azione per attirare l’attenzione sulla cecità e le deficienze visive.

La giornata di sensibilizzazione, in principio il secondo giovedì di ottobre, è stata fatta coincidere con la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, avvenuta nel 1945. ‘Anzitutto la vista’, dice il tema dell’anno e nulla potrebbe essere più vero di questa affermazione capitale.

Come preludio alla celebrazione è stato il ministro della Sanità che, nel messaggio proposto per la circostanza, ha esortato l’insieme dei nigerini a fare della promozione della salute visiva un affare personale. Gli aspetti promozionali, preventivi e curativi fanno parte della sensibilizzazione della popolazione. In effetti, ricordava il ministro, nel mondo si possono contare circa 180 milioni di persone che soffrono di insufficienze visive e tra 40 e 50 milioni di queste sono ormai ciechi.

Il ministro ha concluso il suo intervento riaffermando il rapporto tra la lotta alla cecità e il raggiungimento degli obbiettivi dello Sviluppo Durabile. ‘La cecità e l’abbassamento della vista non sono solo una delle cause della diminuzione di produttività nella comunità toccate dal fenomeno, ma anche une causa e conseguenza della povertà’, ha rilevato il ministro della sanità. Nulla di più vero proprio nel Sahel.

Tutto si gioca nello sguardo e dunque negli occhi degli abitanti di questa strana terra. Come l’Africa, e cioè gli africani, ‘sguardano’ sé stessi e il continente dal quale e nel quale sono ospitati. Ma anche il modo col quale sono essi stessi ‘sguardati’ dagli altri.

I due sguardi si incontrano, si scoprono e si influenzano a vicenda perché lo sguardo dell’altro segna anche il modo con cui ci si ‘sguarda’. Il ‘miserabilismo’ umanitario di matrice neocoloniale, le conseguenze nefaste della schiavitù mai passata di moda e le rinnovate strategie di sfruttamento delle risorse, esportano uno sguardo che perpetua la subalternità del continente.

In questa ottica potremmo appunto tentare di leggere i vertici ormai diventati una ‘routine’. Cina-Africa, Francia-Africa, Usa-Africa, India-Africa, Europa-Africa, Italia-Africa nel 2016 e per completare il tutto, il recente Russia-Africa.

Si tratta della sottomissione accettata e financo vissuta con riconoscenza dai capi di stato africani che non vedono l’ambiguità dello sguardo tra un Paese eletto e un Continente. Viaggiano, sperano nei miracoli degli aiuti che risolleveranno le sorti dei paesi che rappresentano e, in particolare, mettono le basi per futuri contratti bilaterali di intervento per infrastrutture, risorse e soprattutto armi.

Le chiamano cooperazioni, partenariati, assistenze tecniche, consulenze militari e prestiti a tassi ridotti con eventuali e non escludibili soldi freschi per gli stessi presidenti nella firma dei contratti.

Non ha completamente torto il dottor Abdoul Karim Saidou, ricercatore nel Burkina Faso che, in un breve commento del vertice Russia- Africa, rileva che anche quest’ultimo incontro è ‘il riflesso di un’Africa senza riferimenti, visioni e oggetto minabile della storia’. Parole forti di un figlio di questa terra, erede del cammino di emancipazione che nasce dallo sguardo che ha portato a scelte politiche di un certo Thomas Sankara, nello stesso Paese.

Le malattie degli occhi sono ciò di cui facciamo esperienza quotidiana perché manca l’educazione dello sguardo alla lettura ‘onesta’ della realtà. Le ideologie e le religioni offrono ai loro clienti o aderenti gli occhiali con cui leggere la realtà e dunque in essa si vede solo ciò che l’ideologia detta.

Questa è la più grave e incurabile delle cecità. Non si vede più il reale ma una caricatura ideologizzata dello stesso. Non si vedono più i poveri, gli indigenti o le persone vulnerabili e non si vedono più gli altri come umani fatti della stessa sabbia, i cittadini portatori di dignità e i migranti assetati di futuro.

Gli occhi vedranno parassiti, oggetti di assistenza, pretesto per progetti di sviluppo umanitario, concorrenti, nemici o criminali da circoscrivere. Solo uno sguardo rinnovato e pulito dalle lacrime saprà mettersi all’ascolto della realtà per cambiarla.

Proprio così dunque, la vista anzitutto.

 Niamey, ottobre 2019

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