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Oggi è sciopero generale in Cile

Il Paese latino-americano è entrato lunedì nella sua quarta settimana di mobilitazione, senza che vi siano segnali di riflusso nel variegato movimento sociale e nemmeno un qualche spiraglio d’apertura nei confronti dell’attuale presidente Piñera, nonostante le sue parziali “concessioni” – l’ultima delle quali l’apertura alla riforma costituzionale – molto mediatizzate dall’informazione internazionale.

Alcuni sondaggi nei giorni scorsi riferivano che i ¾ degli intervistati erano a favore del movimento sociale, che l’80% risultava favorevole ad un cambiamento costituzionale e che il 75% pensava che il mezzo più appropriato per realizzarlo fosse l’Assemblea Costituente.

Sono dati molto eloquenti, e proprio la piattaforma della “Mesa de la Unidad Social” che raggruppa più di una sessantina di realtà coinvolte nelle mobilitazioni coniuga richieste sociali specifiche che facciano fare una inversione radicale a trent’anni di politiche neo-liberiste e proposte politiche specifiche che chiedono una nuova Costituzione promulgata attraverso una Assemblea Costituente.

Dall’elevazione del salario minimo a 500.000 pesos alla pensione minima al livello del salario minimo, da una politica dei trasporti che rispecchi i bisogni sociali ad un paniere garantito di servizi sociali protetti come acqua, luce, gas, telefono ed Internet le richieste formulate sono un cambiamento radicale rispetto a ciò che ha caratterizzato questo Paese fino ad ora.

Questo martedì è stato convocato uno sciopero generale da un ampio spettro di organizzazioni di categoria riunite nel “Comité de Huelga National” dai minatori impiegati nell’industria estrattiva del rame della CTC – di cui il Cile è uno dei maggiori produttori mondiali – ai lavoratori portuali della ventina di scali del Paese della Unión Portuaria de Chile, dagli insegnanti che hanno marciato già questo lunedì insieme agli studenti ai funzionari pubblici, dagli edili ai lavoratori agricoli, dai lavoratori della sanità a quelli del commercio, ecc. ecc.

L’organizzazione che raggruppa i funzionari pubblici attraverso il suo presidente José Pérez Debelli, ha ricordato a radio “La Clave” il delicato compito che svolgono questi lavoratori, interfaccia delle politiche decise dal potere nei confronti dei cittadini,  e che hanno a cuore il “bene comune” e lotteranno “fino a realizzare i cambiamenti strutturali richiesti dal popolo del Cile”.

Mario Villanueva, dirigente di “No màs AFP” che si batte contro le pensioni private ha dichiarato di fare appello “alle organizzazioni sindacali per paralizzare il Paese, per esigere le richieste che sono state formulate e che hanno come domande principali una nuova costituzione e una assemblea costituente”.

Mario Aguillar, figura di spicco del mondo dell’istruzione ha ricordato i principali obiettivi specifici per cui scende in strada il suo settore, ovvero la fine dell’istruzione come merce e le dimissioni della ministra competente Marcella Cubillos.

Nel comunica di adesione allo sciopero i minatori della CTC affermano che: “hanno sofferto sulla propria pelle la repressione feroce con la quale il sistema dominante combatte i lavoratori che si mobilitano per la dignità nel lavoro” e più avanti parlando della “chiara crisi di rappresentatività che viviamo oggi” chiedono l’inizio immediato del “processo di costruzione di una Nuova Costituzione politica attraverso l’Assemblea Costituente”.

Anche i lavoratori dell’aereo-porto di Santiago parteciperanno allo sciopero perché “questo Aeroporto non può essere estraneo a ciò che sta succedendo nel Paese”, come ha dichiarato il presidente dell’ANEF.

La giornata di oggi che è stata preparata con un meticoloso lavoro di comunicazione di base, ed è stata pubblicizzata anche nelle quotidiane mobilitazioni che caratterizzano questa fase nel Paese, è il punto d’arrivo di una precedente entrata in scena del movimento operaio organizzato a cominciare da quei settori strategici per l’economia cilena come il settore estrattivo e gli scali portuali, per affiancarsi alle richieste di tutto il popolo a cominciare dai giovani che hanno animato le mobilitazioni con il rincaro del biglietto della metropolitana di 30 centesimi, protesta che ha innescato una rivolta inedita nella storia del Cile del dopo-Pinochet.

Per una strana “nemesi storica” che vide nella paralisi dei trasporti l’inizio della parabola golpista contro il governo di Salvador Allende, la giornata di astensione generalizzata inizia proprio con il “disturbo” dei mezzi di trasporto.

Tornano alla mente le parole di Riccardo Palma Salamanca: “Alla fine di ogni cammino nemmeno la più sottile malinconia potrà convincerci dell’inanità delle nostre vite

 

 

 

 

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