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Cile: una Lunga Colata d’acciaio (Prima Parte)

La storia del movimento rivoluzionario cileno prima, durante e dopo l’esperienza del governo di Unidad Popular di Salvador Allende è stata da tempo rimossa, soprattutto le vicende di coloro che operarono dopo il colpo di Stato di Pinochet e durante il cosiddetto periodo di “transizione democratica”.

Il movimento rivoluzionario cileno prende forma sulla spinta delle vittoriose lotte del Tricontinente – innanzitutto la lotta di liberazione vietnamita – e lo svilupparsi di movimenti guerriglieri in tutto il continente latino-americano, legandosi alla situazione concreta del Paese.

Il suo contributo fu una spinta decisiva nell’esperienza di governo della UP di Allende, che si trovò da un lato “pressato” dal movimento rivoluzionario e dall’altro dalle forze eversive della destra reazionaria.

In condizioni difficilissime data la forte repressione subita e il regime militare imposto con il golpe di Pinochet non cessò la propria attività fino a giungere ad un passo dal giustiziare il feroce dittatore, e durante la transizione liquidò alcuni dei maggiori responsabili del “passato” regime che di fatto cambiò sollo di facciata.

Seppur in forma molto sintetica e quasi didascalica, abbiamo ritenuto importante in questa fase politica caratterizzata da una insorgenza popolare inedita nella storia politica cilena post-dittatura, affiancare al livello di analisi di ciò che sta succedendo da un mese a questa parte, ad una ricostruzione storica che aiuti alla comprensione complessiva dei processi di “lunga durata” e delle specificità del Paese.

Per facilitarne la lettura l’abbiamo divisa in parti e forniremo una bibliografia e filmografia essenziale nell’ultima parte, augurandoci che tali contributi ne stimolino degli altri.

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La prima organizzazione che in Cile teorizzò e pose in essere la lotta armata organizzata negli anni ’60 fu la VOP (Vanguardia Organizada del Pueblo).

Questa esperienza si colloca sulla spinta della grande ondata insorgente il cui via fu dato dalla Rivoluzione cubana, e dai processi organizzativi della guerriglia della stessa fase storica: dalla nascita delle FARC di Manuel Marulanda in Colombia, dalla morte del prete-guerrigliero Camilo Torres sempre in Colombia, dal tentativo insorgente di Massetti nel Nord dell’Argentina sino al sacrificio del Che Guevara,

Alcuni giovani membri dissidenti del PCCH (Partido Comunista de Chile), fondamentalmente dai fratelli Ronaldo e Arturo Rivera y Calderòn e dai loro adepti, prima vennero espulsi dal partito, poi passarono direttamente dalla teoria alla pratica, prima mediante una forte propaganda presso i ceti proletari e studenteschi, poi iniziando azioni armate di autofinanziamento con rapine in banca nel 1969.

Appena giunto al potere nel 1970 Salvador Allende, i fratelli Calderòn e alcuni loro compagni furono arrestati ma, non essendosi ancora macchiati di reati di sangue, gli venne concesso un indulto dallo stesso Allende che aveva egli stesso una figlia – Beatriz “Tati” Allende – impegnata nella logistica della guerriglia boliviana dell’ELN organizzato dal Che.

Ma la VOP non ritenne di porre fine alle proprie azioni e decise di poter avviare una spinta guerrigliera nei confronti del già in forza governo socialista considerando che necessitasse di una spinta alla radicalizzazione. Passò così all’eliminazione fisica di membri delle forze di polizia, rappresentanti delle strutture padronali e politiche.

Nonostante la coalizione di sinistra del governo del presidente Allende avesse un programma socialista che prevedeva importanti riforme strutturali la VOP seguitò le proprie azioni: fra tutte si rammenta soprattutto l’eliminazione di Pérez Sujovic l’8 giugno del 1971. Industriale ed ex-ministro dell’interno che sotto il precedente governo democristiano di Eduardo Frei, per mano dei tristemente noti Carabineros de Chile, si rese responsabile di una strage di contadini ‘senza terra’ durante una “toma”, una espropriazione di terre incolte di proprietà latifondiste nella città di Puerto Montt il 9 marzo 1969, che provocò undici vittime ed una settantina di feriti.

Pérez Sujovic era terribilmente odiato dalla sinistra cilena tutta a livello di base ed i membri della VOP trovarono grande sostegno per questa azione che creò ovviamente e comunque anche gravissimo imbarazzo nel governo di Unidad Popular.

Il 13 Giugno del 1971, dopo che Allende diede il là allo smantellamento della VOP, i fratelli Calderòn morirono in uno scontro con le forze di polizia. Alcuni altri membri della VOP riuscirono ancora a compiere pochissime azioni ma la breve storia dell’organizzazione si chiuse; già le destre cilene, su mandato del segretario di stato statunitense del governo Nixon, Henry Kissinger, e usando la manodopera dichiaratamente fascista dell’organizzazione terrorista Patria y Libertad, stavano ordendo piani omicidi per impedire al governo popolare di procedere nella sua opera di riscatto del paese.

Il capo delle FFCH (Forze Armate Chilene) Renè Schneider, notoriamente lealista, repubblicano e antifascista, fu assassinato in pieno giorno da un commando di Patria y Libertad nell’Ottobre del 1970, tanto per dimostrare ad Allende che l’esercito veniva ‘decapitato’ da un elemento che poteva intralciare eventuali intenti golpisti. Lo stesso avvenne qualche mese prima del golpe del 1973 con l’omicidio – il 27 luglio – sempre per mano dei fascisti di Patria y Libertad, dell’intendente militare di Allende, il capitano di marina Arturo Araya, di simpatie socialiste.

La VOP aveva come simbolo una bandiera rossa e nera, con la banda nera posta sopra a quella parallela rossa, e la sigla VOP in bianco. Solitamente già altri movimenti rivoluzionari latino-americani avevano adottato “el rojo y negro” come simbolo di guerra, in primis il Movimento 26 Luglio cubano sino alla bandiera del sandinismo nicaraguense dai ’70 ad oggi, ma con la frangia nera sottostante quella rossa.

Con medesimi colori “cubani”, nella bandiera e nel simbolo, era stato fondato nel 1965 il MIR (Movimiento Izquierda Revoluzionaria), ben più forte numericamente e frutto di più profonde e complesse analisi del contesto cileno e continentale. Alla formazione del MIR concorsero una galassia di sigle, correnti e ‘nuclei dissidenti’ dal PS e dal PCCH, estremamente eterogenei.

Punto chiave di coagulazione del Movimento, che poi si strutturerà nella forma-partito – con segretario, Comitato Centrale, ecc… – restava l’esempio guevarista, l’afflato continentale che quegli anni caratterizzava l’orizzonte politico latino-americano: la presa del potere delle classi lavoratrici operaie e contadine non poteva che realizzarsi che per la via della forza, dall’indurre le dinamiche politiche anche della sinistra riformista e parlamentarista ad un processo tale da creare un precipitato di contraddizioni che ‘per forza’ avrebbero condotto ad un confronto armato definitivo con le oligarchie e l’imperialismo statunitense.

L’esempio della lotta vietnamita era un altro e fortissimo parallelo che si riteneva poter dimostrare quale via, un paese del Terzo Mondo, doveva percorrere per una vera emancipazione.

Tra i vari soggetti che da subito si misero in evidenza a capo dell’organizzazione del MIR furono Miguel Enriquez (e il fratello Marco), Andrès Pascal Allende (nipote del presidente Salvador) e Bautista Van Schowen. Tutti questi giovani – strano destino – avevano in comune, anche con Salvador Allende e con il Che ovviamente, il fatto di essere medici o di aver studiato pratiche affini alla materia.

Dal congresso di fondazione del 1965, e confermando tale impostazione con il secondo nel 1967, il MIR teorizzava come legittima la teoria marxista-leninista del dover far ricorso all’ “insurrezione armata” come unica via possibile di ascesa al potere, ponendo in maniera acuta e sottile l’evidenza sulle caratteristiche latinoamericane ed evidenziando anche la differenza dei soggetti politici di classe del blocco sociale di riferimento in gioco in Cile piuttosto che quelli esistenti, ad esempio, al momento della Rivoluzione a Cuba.

Veniva posto in rilevo quindi il ruolo di una classe operaia in forte espansione in Cile, il ruolo dei minatori del rame e del salnitro, i pescatori, i contadini della puna e della cordigliera, del grande Sud australe, tutti soggetti ben diversi dai lavoratori cubani legati al ciclo di una quasi monocultura legata alla canna da zucchero.

La teoria insurrezionalista del MIR restava tale, non poneva in essere nell’immediatezza alcuna iniziativa armata di tipo “avventuristico”; creava e rafforzava la propria linea in un percorso politico che vedeva la sinistra parlamentare (e non) in un forte ciclo di ascesa, auspicando di poter essere stimolo, strumento se del caso, allorché fossero date le condizioni, di quella che agli occhi di molti era uno sbocco rivoluzionaria costante: cosa che vide appunto nel trionfo di Salvador Allende nel 1970 la concretezza.

Da subito, la consegna del MIR, “Popolo, coscienza, fucile, MIR-MIR-MIR”, divenne un martello a stimolo delle pur avanzatissime riforme portate avanti dall’Unidad Popular.

Il MIR iniziò un sostegno esterno al governo Allende, fornendo un alto numero di militanti armati anche per la scorta personale di Allende che, causa gli attentati dell’estrema destra fascista, preferì organizzare per proprio conto quello che poi andrà a definirsi come GAP (Grupo Amigos Personales).

Una forte opposizione nei confronti del MIR fu, soprattutto a partire dal 1970, dal trionfo di Unidad Popular, portata avanti dal Partito Comunista cileno che non voleva essere superato a sinistra, che tacciava il MIR di velleitarismo, mentre il MIR rimproverava al Partito Comunista di essere sottomesso ai Dicktat di Mosca: una dialettica piuttosto usuale tra i partiti della “sinistra” storica e le organizzazioni extra-parlamentari in tutto il mondo.

I legami personali fra Miguel Enriquez e Salvador Allende erano privatamente forti: discussioni infinite e solitamente notturne avvenivano nella residenza di Allende con il lider del MIR

Allende era un rivoluzionario, era un marxista con forte ispirazione libertaria, ma era anche, per formazione e per convinzione profonda, un lealista che credeva che i cambiamenti sociali dovessero, nel caso cileno, essere portati avanti in “democrazia e pluralismo”. Ad Enriquez, medico anch’egli come già scritto, Allende propose anche il ministero della sanità ma Enriquez declinò amichevolmente.

Intorno al Giugno 1973, in occasione del “tankazo” – il tentativo di golpe per mezzo di un plotone di carri armati – prova generale per il golpe dell’11 Settembre successivo, la linea del MIR mutò radicalmente sostenendo fosse giunta l’ora per Allende di usare la “mano dura” contro tutte le organizzazioni di destra ed avviando una qualche epurazione nelle forze armate; in questa congiuntura i giovani “miristi” dediti alla scorta di Allende nel GAP furono ritirati da tale funzione di scorta. Restarono nel GAP circa 150 giovani armati della Gioventù Socialista.

Da questa fase il MIR iniziò ad accumulare generiche scorte di armi ottenute per i più vari tramiti. Perlopiù armi leggere per la guerriglia urbana.

Allo scoppio del colpo di stato ordito dalla CIA e posto in essere da Pinochet gli unici ad accorrere alla Moneda con Allende in armi furono una 30ina dei membri del GAP…. degli altri, al momento del bisogno, non si ebbe traccia.

Durante l’assalto alla Moneda mediante carri armati e truppa, nonché durante il bombardamento con razzi incendiari da parte dell’aviazione golpista, morirono circa 45-50 difensori del governo popolare che combatterono o dentro il palazzo presidenziale o nei vari ministeri situati nelle vicinanze. Molti combattenti vennero trucidati dopo essersi arresi e di vari non si ha ancora oggi traccia.

Circa 35 militari golpisti furono uccisi dai difensori di Allende ed in una caserma della periferia di Santiago si ha notizia certa che una vera battaglia di 48 ore si sia scatenata tra una fazione lealista ed una reazionaria: il conto dei caduti nel compound militare non è mai stato reso noto.

Alcuni militanti del GAP riuscirono in maniera più che rocambolesca ad uscire dalla zona centrale della Moneda dove si combatté sino al primo pomeriggio dell’11 settembre.

Presso alcune fabbriche o ‘poblaciones’ (bidonvilles) si tentarono atti di resistenza armata con qualche pistola e qualche fucile da caccia…

Tornando ai GAP superstiti della battaglia della Moneda: loro e vari militanti del MIR, del PS e del PCCH non organizzati, eseguirono imboscate a colonne militari, a pattuglie isolate; svolsero opera di cecchinaggio anche nelle settimane successive, ma si trattava sovente di disperata e legittima resistenza, senza una vera pianificazione.

Miguel Enriquez entrò subito in clandestinità e venne lanciato con grande slancio l’appello “alla Resistenza”, sotto il simbolo di una R inclusa in un cerchio. Sotto questa sigla agivano in maniera sempre poco più che spontanea le varie organizzazioni attive nell’ombra.

Uno dei lider del MIR, il citato Bautista Van Schowen, ricercato dai golpisti e con taglia sulla sua testa, fu ospitato in una sacrestia ma, scoperto, fu torturato presso la tristemente nota Villa Grimaldi a Santiago e ucciso con un suo luogotenente qualche mese dopo il golpe; anche il prete che lo aveva nascosto fu torturato ed espulso in Inghilterra.

Il segretario del MIR, Miguel Enriquez, fu individuato, circondato e ucciso a sangue freddo dal “Momo Contreras” durante una sparatoria avvenuta a Santiago nell’Ottobre 1974.

Manuel “Momo” Contreras, fu il capo dei servizi speciali di Pinochet, la DINA poi CNI; Contreras fu condannato a vari ergastoli solo nei primi anni 2000 e morì in carcere, ma dopo una vita fra lussi e poteri assoluti nella repressione.

Il MIR svilupperà, a partire da questi tragici fatti, una ricomposizione militare negli anni ’70 ed ’80 che lo porterà, con altri gruppi guerriglieri, a restare uno dei riferimenti del riscatto popolare in Cile.

Dopo la morte dei Enriquez e Van Schowen, la segreteria del MIR verrà tenuta da Pascal Allende. E’ da notare comunque che, nonostante una repressione terrificante e le perdite inaudite, dal 1973 al 1980 il MIR sia riuscito ad eliminare circa 700 agenti e militari di Pinochet ed a compiere centinaia di sabotaggi, fatti e dati pressoché sconosciuti anche in Europa sino a pochi anni fa.

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