Menu

Germania: l’attacco al comunismo passa per l’offensiva contro l’antifascismo

E’ stata rinviata al prossimo febbraio la sentenza nel processo contro tale Bruno D., novantatre anni, presso la Corte minorile di Amburgo. Il paradosso è dovuto al fatto che l’accusa mossa contro D. risale a quando egli aveva 17 anni ed era guardia di sorveglianza al campo di concentramento di Stutthof, vicino a Danzica, dall’agosto 1944 all’aprile 1945.

D. era rimasto finora in libertà, grazie a norme particolari circa i termini di prescrizione per vari delitti. Poi, nota Folke Havekost su Neues Deutschland, si è avuto un mutamento nella giurisprudenza, secondo cui le guardie dei lager possono essere perseguite anche senza aver commesso omicidio.

D., ovviamente, sostiene la propria innocenza, affermando di non aver saputo nulla di quanto avvenisse nel lager e dell’assassinio (o concorso in assassinio) dei 5.230 prigionieri di cui è accusato. D’altronde, rimangono ormai in vita pochissimi testimoni diretti per il lager di Stutthof, dove furono uccise oltre 65.000 persone: una sopravvissuta di Auschwitz, dopo esser comparsa in tribunale, ha dichiarato che non avrebbe più assistito al processo, non potendo sopportare che una guardia dica di non aver visto nulla: “chiunque fosse lì sapeva tutto; secondo me significa che lui è colpevole“, ha detto la donna.

Un’altra testimonianza ha smontato la tesi di D., per cui una guardia non avrebbe potuto notare gli assassinii quotidiani: le guardie erano “ovunque, non solo sulle torri” e anche le esecuzioni pubbliche con il colpo alla nuca erano eseguite direttamente di fronte alle torri di guardia. I più, scrive Havekost, hanno sottolineato che si tratta di una forma tardiva di giustizia nei confronti delle vittime.

E però, è difficile sfuggire alla sensazione – che di questo solo si tratta, da osservatori lontani – che tali “forme tardive” rispondano sì alla volontà di affrontare un passato con cui, ad esempio, l’Italia si è per lo più guardata bene dal “fare i conti”, ma, soprattutto, e in particolar modo ora, servano a mascherare una malcelata acquiescenza nei confronti delle sempre più aperte e frequenti manifestazioni di neofascismo.

I dati sono attestati dallo stesso Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV: Bundesamt für Verfassungsschutz) che pure, come ogni buon ufficio affari interni che si rispetti, è molto più attento agli “estremisti di sinistra” che non al pericolo di destra.

Il BfV ha infatti recentemente classificato tra l’estremismo di destra anche i gruppi che fanno capo a Alternative für Deutschland (AfD: questa, pur se gli “elementi ideologici sciovinisti, razzisti e antisemiti” vengono indicati come tratti caratteristici dell’estremismo di destra, non è inquadrata nel Rechtsextremismus) quali “Flügel” e “Junge Alternative”, ufficializzando così la crescita della destra: dai 24.100 aderenti del 2018 agli attuali 32.200.

Anche pochi giorni fa, si sono ripetuti attacchi neo-nazisti nel quartiere berlinese di Neukölln, abitato da moltissimi immigrati: attacchi a colpi di svastiche e rune contro le vetrine di negozi di proprietà di migranti e danneggiamenti delle loro auto, con incendi che solo casualmente si risolvono senza vittime, ma, in ogni caso, significativi della volontà di intimidazione.

Uno degli ultimi casi, riferito da Neues Deutschland, ha riguardato un negozio situato a meno di 100 metri dalla locale stazione di polizia: segno, ha detto il proprietario, dell’impudenza dei neonazisti, o della loro convinzione di impunità.

La deputata di Die Linke, Gesine Lötzsch, pone la questione in termini netti: si è in presenza di un attacco aperto e diretto contro l’antifascismo; un attacco portato anche a livello “istituzionale” (è recente l’avviso di esecuzione fiscale, per ora sospeso, contro l’associazione dei perseguitati antinazisti: Vereinigung der Verfolgten des Naziregimes – VVN): “la storiografia ufficiale” dice la Lötzsch, “tenta di screditare l’antifascismo della DDR, sostenendo che si trattasse di antifascismo ‘preordinato’; questo, in un paese in cui la maggior parte delle persone ha seguito ciecamente Hitler fino all’ultimo giorno”. Ma, “ora che non viene più “preordinato”, ci sono enormi lacune nella coscienza nella nostra società e l’antifascismo viene attaccato frontalmente”.

L’attacco contro il VVN, afferma la Lötzsch, ricorda la richiesta di rimborso di 67,4 milioni di euro contro il PDS (Partei des Demokratischen Sozialismus: erede della SED) negli anni ’90, allorché “si voleva eliminare il nostro partito a suon di milioni”; e “questo attacco all’antifascismo non proviene dall’estrema destra. Il riferimento alla Protezione della Costituzione (BfV) è imbarazzante”.

Basta guardare agli “omicidi commessi dal Nationalsozialistischer Untergrund (NSU), per capire che quel servizio segreto non protegge la Costituzione, bensì gli estremisti di destra. Il fascismo sta di nuovo penetrando nella nostra società e viene di nuovo minimizzato”.

E che il pericolo fascista, come scrive Jana Frielinghaus ancora su Neues Deutschland, venga quantomeno “minimizzato”, lo testimonia la proposta avanzata venerdì scorso dalla Grande Coalizione (SPD-CDU-CSU) e appoggiata da FDP e Grünen, per un “memoriale centrale” per le “vittime del dispotismo comunista in Germania”, che affianchi quelli già numerosi che, qua e là per il paese, ricordano “le violazioni dei diritti umani nella DDR”.

Si continua così, scrive la Frielinghaus, nella “spirale che equipara fascismo e socialismo reale. Obiettivo: demonizzare e delegittimare il primo tentativo dil socialismo in Germania. Effetto collaterale: ancora una volta si minimizza il fascismo hitleriano, per le cui milioni di vittime non esiste ancora un memoriale centrale”.

Perché, naturalmente, sono gli “estremisti di sinistra” a fare paura, dato che, scrive il BfV, “vogliono eliminare lo Stato e l’ordine sociale esistenti, sostituendoli con un sistema comunista o anarchico senza potere” e, per “motivare le loro convinzioni ideologiche, si richiamano …ai modelli teorici di Karl Marx, Friedrich Engels e Wladimir Iljitsch Lenin”.

Il BfV specifica che i “Partiti e gruppi estremisti di sinistra possono essere divisi grosso modo in due correnti principali: marxisti-leninisti dogmatici e altri marxisti rivoluzionari …perseguono lo scopo dichiarato di stabilire un ordine sociale socialista o comunista. Autonomi, anarchici e altri social-rivoluzionari: aspirano a una vita libera da regole e qualsiasi autorità statale”.

Dunque, cosa ci può essere di più pericoloso di un “Linksextremismus diretto contro l’ordine democratico liberale”, tanto più oggi, in presenza di una crisi per cui non ci sono più sufficienti ricette socialdemocratiche?

Bruxelles insegna: è tempo di agire contro i comunisti; nel 2020, il 75° della vittoria sul nazismo dovrà esser celebrato sotto le esclusive insegne anglo-americane, calando una definitiva pietra sepolcrale sul “totalitarismo rosso” e i suoi discepoli.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *