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Anche la Francia ha le sue prigioni infami. Lettera di Valentin

Valentin B. è accusato di aver dato fuoco alla brasserie La Rotonde, il ristorante dove il Presidente Emmanuel Macron era andato a celebrare il suo accesso al secondo turno delle elezioni presidenziali nel 2017. Incarcerato nella prigione de La Santé di Parigi, manda questa lettera pubblicata da lundimatin.

Si soffoca! Si soffoca!

Lasciateci respirate, lasciateci esistere, lasciateci vivere! Liberi! Degni! In piedi!

Quando il dolore si incontra con il disprezzo e il cinismo. Quando l’autoritarismo assume la maschera della democrazia, allora sì, può montare il colpo della rabbia, può venire la voglia di cancellare, anche solo per un momento, quel sorriso sereno e beffardo dal volto di quell’élite autoproclamata che distrugge tutto e di graffiare la maschera di tiranno che li ispira.

Sputano sulla gente e calpestano i nostri diritti nel silenzio felpato dei salotti di velluto rosso.

A queste “élite”, ormai protette solo dalla violenza di Stato e dalla propaganda editoriale/pubblicitaria, per tutti coloro che soffrono a causa vostra, voglio dire quanto segue:

Sappiate che non abbasseremo gli occhi, non ci vergogneremo davanti alle vostre ingiunzioni di condanna morale e che continueremo a sognare, che continueremo a lottare, perché la nostra causa è bella, perché la nostra causa è giusta, perché portiamo dentro di noi la speranza invincibile di un mondo migliore, dove risplende la luce della libertà.

Tutti coloro che “condannano la violenza” senza mai metterne in discussione le cause, quegli editorialisti, quei piccoli moralisti di Stato, tutti coloro che obbediscono al clero mediatico e si offendono a vicenda tra gente di buona compagnia, chiamano l’azione simbolica un “attacco alla democrazia”. “Ma dove stiamo andando?”, “Ma non è così che si esprime la propria rabbia in una democrazia”. La democrazia.

La democrazia?

Ma quale?

Noi siamo, al contrario, un grido d’amore per la democrazia, che aspetta solo di nascere. Finalmente! Perché la democrazia oggi è confiscata da una piccola mafia che distribuisce tutti i poteri e manipola le coscienze.

Sì, un grido di rivolta lanciato di fronte a chi pensa di essere al di sopra della legge, al di sopra delle persone, prigionieri come sono del loro piccolo mondo di compromissioni e corruzione.

Un grido. Un grido per cercare di svegliarli.

Finalmente!

Possa il fumo nero che sale dalle strade di Parigi, il sabato, di giorno e a volte di notte, arrivare fino alle loro narici e forse ricordare loro che ovunque in questo paese la gente soffre in silenzio e non riesce più a vivere.

Possa il fuoco della rabbia che essi stessi hanno acceso abbagliare i loro occhi ciechi, se possibile, e purificare le loro anime corrotte… e, perché no, ricordare loro che alla legittima rabbia di un popolo non si risponde impunemente con la violenza e le mutilazioni di massa.

Ah sì! Questi sono i veri attacchi alla democrazia. Sanguinosi!

Chi sarà processato per questi crimini sanguionosi?

E con quale giustizia?

Dove si nasconde la persona o le persone responsabili?

Dove dovremmo andare a cercarlo o cercarle?

No, no, quando la violenza sproporzionata e illegittima viene usata sistematicamente per schiacciare il popolo sovrano, non sorprende che il tono della resistenza si indurisca un po’, no?

Stato, “élite”, intendo un’altra cosa, comunque.

Se la nostra violenza è sempre proporzionata, simbolica, misurata, la vostra è criminale: è il nostro sangue che avete sulle mani! E nessuna assicurazione rimborserà il prezzo del sangue versato. In questa lotta, le persone oneste ed dritte impegnano la loro vita per la dignità di tutti gli altri. E voi? Cosa fate voi?

Voi che condannate la mano che lancia il fiammifero, drappeggiati come siete nella vostra morale da quattro soldi, ignoranti come siete della storia delle lotte e delle rivoluzioni, voi che state sempre dalla parte dei padroni, dei mercanti di schiavi, dei tiranni, del piccolo marchese in polvere, voi che vi indignate per la perdita temporanea di una delle vostre ostriche, voi che rimanete muti, ciechi – e codardi! – di fronte alla miseria, alla violenza sociale e alla repressione sanguinosa che il vostro mondo infligge a persone virtuose e coraggiose che lottano per la libertà e per il diritto di tutti a vivere con dignità. Sì, solo dignitosamente! Non sarebbe questa la soluzione per fermare ogni violenza? Dignitosamente.

Siamo un grido. Un grido nella notte. Un grido d’amore, un grido di vita. Un grido vibrante di speranza.

Un grido: non siamo più in ginocchio davanti a voi. Vi vediamo. Non abbiamo più paura.

A tutti coloro che lottano per i loro diritti, che soffrono nella loro carne ma si ergono in piedi, che pagano a caro prezzo la loro sete di giustizia, dico: grazie. Noi siamo il futuro.

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