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Italia, lacrime e sangue

Sul debito pubblico italiano “incombe fin da ora il nuovo Patto di Stabilità e Crescita, che rischia di costare all’Italia una pesante manovra finanziaria ogni anno per 20 anni”. E’ quanto sostiene la Cgil in un documento diffuso in vista dello sciopero del 6 maggio e nel quale la confederazione di Corso Italia accusa il Governo di mentire: per la Cgil è in arrivo una manovra correttiva e una megamanovra da 35-40 miliardi per rimanere in Europa. Rispetto al Patto precedente, questo il ragionamento della Cgil, accanto alla soglia del deficit (3% del PIL) il Consiglio Europeo sta per approvare l’introduzione di un ulteriore criterio vincolante per il debito pubblico, che dovra’ convergere – a partire presumibilmente dal 2015 – al di sotto del 60% del PIL. La violazione di uno dei due requisiti comporta l’apertura di una procedura d’infrazione. La proposta impone ai paesi che oltrepassano il limite del debito di ridurlo ogni anno di un ventesimo dalla distanza che li separa all’obiettivo. Secondo le previsioni più accreditate il PIL nel 2014 sarà pari a circa 1.800 miliardi di euro: se il debito dovesse attestarsi tra il 115% e il 120% come ora, per arrivare alla soglia del 60% bisognerebbe ridurre il peso sul PIL di un altrettanto 60% che, con un ritmo di un ventesimo l’anno, a prezzi costanti significa oltre 40 miliardi ogni anno.

Dal canto suo l’USB, che ha già scioperato l’11 marzo,  attacca Tremonti e le sue rassicurazioni fiscali al padronato. “Nel momento in cui l’Europa richiama i governi  nazionali ad arrivare al pareggio di bilancio tra entrate ed uscite entro il 2014, che per l’Italia significa attuare manovre da cinquanta miliardi di euro”, sostengono all’USB, “ il ministro dell’economia non trova di meglio che rassicurare gli imprenditori sul fatto che non saranno loro a pagare quest’ulteriore tributo alla crisi…. Nelle prossime settimane raccoglieremo le firme sulla Proposta di Legge di iniziativa popolare presentata dall’USB per un fisco più equo per i lavoratori dipendenti, del pubblico impiego e del privato”.

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