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Porta in faccia alla Camusso

Fumata nera sui contratti
Antonio Sciotto ROMA Intanto la Fiom non si ferma: punta a un accordo unitario. Prepara assemblee e una piattaforma

 

ROMA
Una quadra sui contratti, proprio non si trova. Restano distanti le posizioni tra la Cgil da un lato, e Confindustria, Cisl e Uil dall’altro, nonostante l’incontro «informale» che si è tenuto ieri presso la foresteria degli industriali in via Veneto: un faccia a faccia tra Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti ed Emma Marcegaglia. Più avanzato invece il confronto sulla rappresentanza, e sulla necessità di «misurare» in qualche modo il peso e la rappresentatività delle parti in gioco. Una convergenza, infine, si è trovata anche nell’analisi sulle politiche economiche del governo, significativamente all’indomani di un primo turno elettorale non proprio brillante per il centrodestra: il giudizio comune è che l’esecutivo non sta facendo abbastanza per la crescita, e che servono misure urgenti per sostenere le imprese e gli investimenti.
In realtà, a ben guardare, il giudizio appare più positivo da parte della Cgil, che non da Cisl e Uil, che sembrano del tutto pessimiste e non ravvisano «nessuna convergenza» nel dialogo fatto ieri: «Sulle vicende contrattuali naturalmente si resta distanti. La Cgil mantiene la stessa linea. Per adesso non ci sono convergenze», spiega uscendo dall’incontro il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. E il collega della Uil, Luigi Angeletti, rincara: «Le differenze soprattutto sulle politiche contrattuali sono esattamente quelle che conosciamo, che hanno prodotto una situazione di contrasto. Non vedo una realistica possibilità di uscita unitaria».
Qualche spiraglio, la Cisl lo offre sugli altri temi: «La certificazione degli iscritti può essere un embrione della convergenza ma è tutta da vedere – spiega Bonanni – È un obiettivo assolutamente a portata di mano, la Cisl è pronta a un accordo. Sulla rappresentanza invece non ci sono passi avanti, anzi, si rischiano passi indietro».
Vede più il bicchiere mezzo pieno, per quanto comunque sottolineando che si resta «lontani», la leader della Cgil Susanna Camusso, attenta soprattutto a cogliere – come già in altre occasioni passate – il giudizio negativo delle imprese sul governo: «Tra quanto sostenuto ci sono cose utili – ha spiegato – come la valutazione che non ci sono allo stato politiche economiche che favoriscono la crescita e la necessità, quindi, di ragionare di investimenti, di come si costruisce l’uscita dalla crisi che il nostro paese in Europa è tra i pochi che non ha intrapreso: credo che sia utile continuare a ragionare».
Un altro punto positivo, per la Cgil, lo si registra sulla rappresentanza: «Giudico utile l’incontro sull’affermazione comune, che poi deve essere tradotta, sulla misurazione della rappresentanza, la certificazione degli iscritti, e l’insieme di questi con il voto delle Rsu – ha concluso Camusso – Ma riguardo alla contrattazione, Confindustria ha un’opinione sul modello contrattuale che da noi non è condivisa e continua a non essere condivisa».
Insomma, sui contratti le bocce restano ferme. Sul piede di guerra è invece la Fiom, attiva nel predisporre la prossima piattaforma per il rinnovo, che spera unitario, «scavalcando» quello separato del 2009 e augurandosi una continuità tra l’ultimo siglato con Fim e Uilm nel 2008 e il prossimo. «Il 30 maggio – ha spiegato ieri il leader delle tute blu Cgil Maurizio Landini – abbiamo convocato il comitato federale sia per l’esito positivo delle sentenze, sia per quello che sta succedendo in Fiat e non solo. In giugno e luglio terremo le assemblee nei luoghi di lavoro e a settembre l’assemblea nazionale per presentare la piattaforma: perché noi vogliamo riconquistare un contratto nazionale unitario dove i diritti siano garantiti per tutti, visto che diverse sentenze sanciscono che il contratto nazionale del 2008 è ancora in vigore e che dunque è impossibile gestire un’azienda con due contratti nazionali ancora in vigore». «Continuo a pensare – ha concluso Landini – a una legge che garantisca il diritto di eleggere le Rsu in tutti i luoghi di lavoro e che sancisca che il referendum, come strumento di validazione di piattaforme e accordi, diventi la forma per evitare anche le divisioni sindacali».



da il manifesto del 21 maggio 2011

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