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Resiste la Grecia “reale”

I funzionari della Commissione Europea, dell’Fmi e della Bce (i grigi uomini della troika) e le autorità greche hanno concluso nella notte un accordo sulla totalità dei finanziamenti per stoppare il deficit di bilancio della Grecia per il periodo 2011-2014. Una volta attuati i provvedimenti convenuti fra la cosiddetta troika e e le autorità di Atene, secondo la Commissione Europea permetteranno alla Grecia «di raggiungere gli obiettivi stabiliti e di mantenersi sulla buona via». Ma ci sono ancora pesanti condizionamenti su Atene. La prossima tranche del prestito sarà infatti pagata solo quando il Parlamento greco approverà il piano. Lo ha precisato la cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale ci ha tenuto a ribadire che il finanziamento del debito greco è condizionato alla approvazione del programma antisociale preparato dal governo Papandreou. Il programma di austerità, che deve essere approvato al Parlamento greco entro il 30 giugno, è il passaggio che certificherà il nuovo piano di aiuti finanziari e di conseguenti misure antipopopolari destinati a evitare che si dichiari pubblicamente la bancarotta della Grecia. La Grecia si impegna a tagli della spesa e aumenti delle tasse per coprire 3,8 miliardi di euro di buco di bilancio. Il ministro dell’Economia Venizelos avrebbe incluso tra le nuove misure una nuova tassa straordinaria sul reddito tra l’1% e il 5%, un abbassamento a 8 mila euro del livello minimo da redditi a partire dal quale si pagheranno le imposte e un incremento della tassa sul gasolio da riscaldamento.

Ma proprio in concomitanza con la discussione e il voto in parlamento del piano di tagli disegnato dal governo in ottemperanza ai diktat dell’Unione Europea e del Fondo monetario internazionale, i sindacati greci sono tornati a convocare il quarto sciopero generale di quest’anno contro i piani di austerity, ma stavolta lo sciopero sarà di due giorni. “In vista del piano budgetario a medio termine concordato dal governo con i suoi creditori usurai, abbiamo deciso uno sciopero generale di 48 ore il 28 e 29 giugno”, si legge nel comunicato della Gsee, federazione sindacale greca dei lavoratori privati. Anche l’Adedy, la federazione sindacale dei lavoratori pubblici, si associa alla protesta. Lo stesso farà il sindacato di classe Pame. Anche gli “indignati” greci, accampati in piazza Syntagma antistante il parlamento ormai dal 25 maggio scorso, hanno detto di voler manifestare in quelle stesse date.

Ma l’accordo raggiunto nella notte tra Ue e Grecia non convince i mercati finanziari. Di fatto, lo scetticismo sul futuro di Atene permane, e si inizia a pensare che il default sia stato solo rimandato. Se va bene, insomma, la Grecia non fallirà a luglio: ma alla fine è solo una questione di tempo. Per questo motivo, sui mercati del debito pubblico tornano a salire gli spread di rendimento tra i titoli di stato decennali tedeschi, i piu’ sicuri dell’Eurozona e e quelli dei cosidetti paesi periferici dell’unione monetaria. E qui lo scenario appare sconfortante. Lo spread della Grecia viaggia a 1.444 punti corrispondente au costo del debito pubblico a dieci anni del 17,30%. Disastroso l’andamento dell’Irlanda con lo spread a 939 punti e rendimento dal 12,16%, nuovo massimo storico. Poi il Portogallo con 883 punti e rendimento all’11,60%, Spagna a 280 punti e rendimento del 5,67%, Italia a 211 punti, massimo dei 7 mesi e rendimento al 4,94%.

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