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Primo giorno di scuola, prime proteste

Oggi è il primo giorno di scuola per oltre un milione di alunni della scuola dell’infanzia, 2.571.949 della primaria, 1.689.029 della secondaria di I grado, mentre 2.548.189 quelli della secondaria di II grado. Ma la campanella è appena suonata che il mondo della scuola comincia già farsi sentire contro gli effetti devastanti delle misure adottate in questi tre anni e che hanno letteralmente devastato la scuola pubblica “di ogni ordine e grado”.Proteste e sit-in si registano già il primo giorno di scuola. Stamattina, a Rom, poco dopo le 8, davanti all’istituto superiore Montessori di via Livenza i ragazzi della Rete degli studenti hanno inscenato un flash mob con scontrini, calcolatrici, numeri in formato gigante per “fare i conti dei tagli. Vogliamo far vedere – hanno spiegato – i danni che questo governo ha causato alle nostre scuole e al nostro futuro”.  Intorno alle 12 è previsto sulle gradinate del Ministero dell’Istruzione un Sit in dei docenti di latino e greco del liceo classico rimasti senza cattedre o con meno ore perché il ministro Gelmini ha aperto le porte del ginnasio anche ai loro colleghi che insegnano italiano e latino in altri indirizzi. Viceversa per i prof di latino e greco non sarà possibile spostarsi su altri indirizzi in caso restino senza cattedre.  Non solo. Nel primo giorno di scuola anche gli insegnanti ‘inidonei’ o ‘utilizzati in altri compiti’ scenderanno in campo diffidando l’amministrazione dal procedere al loro trasferimento forzato su posti Ata (assistente tecnico e amministrativo). La recente manovra economica prevede, infatti, lo spostamento di 5.000 docenti ‘obbligati a diventare Assistenti di Laboratorio o Assistenti amministrativi, con il taglio conseguente di altri 5.000 posti per il personale Ata, che si vanno ad assommare ai 15.000 già previsti in precedenza’.

”Non vogliamo subire i danni – annuncia la Rete degli studenti – di un governo che da i numeri, ma essere noi a contare, facendo vedere le priorita’ da cui ripartire per rimettere in piedi la scuola pubblica e il Paese che vogliamo: Welfare studentesco, Edilizia scolastica, Diritto allo studio, Innovazione, Valutazione non punitiva, Collegamento col mondo del lavoro”, per questo il 7 ottobre ”saremo in piazza, per riprenderci il Paese e riscrivere la scuola che vogliamo”.

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