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Modello Fiat. Sciopero dei metalmeccanici il 16

La mossa di Marchionne – “modello Pomigliano per tutti” – non poteva restare senza risposta. E la Fiom, nel corso di un Comitato centrale con diversi distinguo ma chiuso all’unanimità, ha ovviamente dichiarato sciopero. Di categoria, visto che – nonostante l’evidente “problema universale” causato dallo strappo operato dal più grande gruppo industriale italiano – di sciopero generale non vuol sentire parlare. Ora c’è un “governo tecnico”, cone dentro qualche “amico del Pd” (Fornero e qualcun altro), quindi meglio non disturbare.

Evidente, da questo punto di vista, il ruolo assunto ormai da Vincenzo Scudiere, segretario confederale “delegato” a marcare stretta la Fiom, passo dopo passo. Non c’è riunione importante dei metalmeccanici in cui non intervenga per portare la visione della confederazione, ovvero della maggioranza di destra capeggiata dall’ex craxiana Susanna Camusso. Anche ieri, riferiscono testimoni dal vivo, Scudiere è riuscito nell’intento di sorprendere – negativamente – persino i pochi fan fiommini della sua segretaria. A una certo punto del suo intervento, infatti, se n’è uscito dicendo che “la cosa grave non è tanto l’uscita della Fiat dal sistema contrattuale, quanto il fatto che non proponga un nuovo sistema di regole su cui potersi confrontare”.

Ora, se si pensa che “l’uscita dal sistema contrattuale” significa esattamente rottura di tutte le regole esistenti, perché Fiat pretende che non ce ne sia nessuna vincolante per lei, ma che ne esistano infinite soltanto per lavoratori e sindacati (tanto da ammettere in azienda solo quelli che “dicono sempre sì”), abbiamo un quadro chiarissimo: Fiat non può e non vuole proporre alcun “nuovo sistema di regole” decise in modo concertato e a cui eventualmente far riferimento in caso di controversia. Un “potere assoluto” che non prevede nemmeno “statuti albertini”, insomma.

Riteniamo comunque Scudiere, e anche la Camusso, persone intelligenti, che queste cose le sanno meglio di noi. Resta dunque una sola alternativa. Si chiama “complicità”, secondo l’ex ministro Sacconi.

Per la Fiom si apre dunque un periodo durissimo, in cui tanto le aziende quanto la confederazione di cui continuano a voler far parte tenteranno di prenderla “per fame”, tagliandole le vie di rifornimento finanziario. E per questo deve correre ai ripari…

 

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Tute blu in sciopero generale il 16

 Francesco Piccioni
L’incontro ufficiale ci sarà oggi a Torino. Ma Fiat ha già detto cosa vuole venga lì ratificata: la sua ferma intenzione di estendere a tutti gli stabilimenti del gruppo (sia nel settore auto che «industrial») il «modello Pomigliano». Quella sorta di regolamento interno per cui non c’è più spazio né per scioperi, né per discussioni sulle condizioni del lavoro o sui salari, né – tantomeno – per un sindacato vero. Che rappresenti chi lavora alle dipendenze della Fiat, insomma, e non soltanto una «funzione» ridotta a controfirmare quel che l’azienda ordina.
All’incontro ci sarà anche la Fiom, che all’interno del mondo Fiat può vantare 11.500 iscritti. Ma è stata sufficiente la lettera inviata dal Lingotto a tutte le organizzazioni sindacali per capire che Marchionne ha deciso di dare il colpo finale alle relazioni industriali dentro quel mondo. E quindi il Comitato centrale dei metalmeccanici Cgil si è riunito ieri a Roma per decidere le risposte immediate. Una discussione vera, come si usa da sempre in questa categoria, in cui consensi e dissensi vengono giocati apertamente, senza peli sulla lingua o lunghi giro di parole.
Ancora più importante, quindi, che dla ecisione sia stata presa all’unanimità: sciopero generale della categoria, il 16 dicembre. Quattro ore e manifestazioni territoriali perché «non deve essere uno sciopero di solidarietà» con chi viene oggi aggredito dalle scelte di Marchionne, ma una mobilitazione che «evidenzia i tanti temi in comune» a tutti i lavoratori. A partire dalla piattaforma per il rinnovo contrattuale, votata e approvata nelle assemblee di fabbrica, per «provare a riconquistare un contratto nazionale» dopo l’ultimo unitario (quello del 2008, oggi in scadenza) e soprattutto dopo quello «separato»del 2009 (peraltro anche questo disdetto da Fiat).
Sullo sfondo resta infatti l’art. 8 della «manovra di agosto», quello che consente alle parti – addirittura in sede aziendale – di siglare accordi che contraddicono sia gli accordi nazionali che le leggi. E se alla Fiat si permette di fare quel che sta facendo sul «modello Pomigliano» – che, viene ricordato ai tanti smemorati, era stato dipinto come «un caso unico, eccezionale, irripetibile» – quell’«eccezione» diventerà prima o poi la regola per tutti. Metalmeccanici e non. È una domanda che ricorre: «quanto è diffusa nella categoria e nella popolazione la consapevolezza di trovarsi in una situazione eccezionale?».
Logica vorrebbe – visto che le cose stanno così – che la risposta fosse ancora più generale; ossia di tutte le categorie del lavoro, sia nelle aziende pubbliche che in quelle private. Ma qui pesano sia le divisioni tra le confederazioni sia le attese per quel che farà il nuovo governo Monti. La cautela è d’obbligo, per sindacalisti esperti. Perché se è vero che le indiscrezioni trapelate sui giornali su quale sarà «il programma di riforme» in materia di mercato del lavoro e welfare, è vero anche che nella vicenda di Termini Imerese il nuovo ministro dello sviluppo – Corrado Passera – ha giocato un ruolo differente da quello dei suoi predecessori. Permettendo infine una conclusione – se non perfetta – un po’ meno dannosa per i lavoratori (per gli operai, soprattutto).
Non solo sciopero, però. Il segretario generale Maurizio Landini propone – e viene approvato – che la Fiom faccia parte del comitato promotore del referendum per abrogare il famigerato «art. 8»; e infine una mobilitazione di più lungo periodo che culmini in una manifestazione nazionale a Roma, in febbraio.
Sulle risposte della «politica», nonostante la prudenza ufficiale, non ci si fanno soverchie illusioni. Nella sala del Comitato centrale circola immediatamente il racconto della scena avvenuta ieri mattina nel consiglio comunale di Torino, convocato per discutere «il futuro industriale». A Paolo Rebaudengo – responsabile delle relazioni industriali Fiat – erano state riservate addirittura le «conclusioni». Ma ha preferito parlare per primo. Per poi uscirsene indignato quando la delegata Fiom Nina Leone – intervenendo a sua volta – ha pronunciato la frase «il ricatto della Fiat», rompendo il clima ossequioso. Nemmeno il viso irato di Piero Fassino ha addolcito le sue parole («che colpa ne ho se i lavoratori percepiscono così i comportamenti Fiat?», ha ricordato Nina). Per la cronaca, Rebaudengo poi è rientrato al suo posto.

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Al via «Io voglio la Fiom in Fiat»

Ci si prepara ai tempi duri. Dal primo gennaio, molto probabilmente, la Fiat si rifiuterà di effettuare la trattenuta in busta paga agli iscritti Fiom in tutti gli stabilimenti. Per le tute blu si tratta di una perdita calcolata in 1,5 milioni l’anno, solo parzialmente riducibile con la raccolta porta-a-porta. Per questo la Fiom lancia fin da subito una campagna di finanziamento articolata in varie iniziative. A tutti gli iscritti d’Italia verrà chiesto di dare un euro in più, oltre la quota, per finanziare un fondo «per la rappresentanza sindacale in Fiat», destinata a supportare l’attività negli stabilimenti «vietati». In cambio ricevranno una spilla che riproduce un logo del ’69, con l’immagine di un euro che va a riempire il vuoto creato dal Lingotto. Oltre questo, partirà una campagna tramite Paypal, tramite cui potranno dare il loro sostegno tutti i cittadini che lo vorranno fare. I primi a dare l’esempio sono i circa 500 «dipendenti Fiom» (dalle segreterie ai sindacalisti a tempo pieno): per contribuire al fondo raddoppieranno la cifra del versamento della propria quota.

 

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Fiom. Bellavita: “Nel documento del Comitato centrale manca un giudizio di netto contrasto rispetto alle pesanti misure contro il lavoro che il governo Monti si appresta a varare

Sergio Bellavita, segretario nazionale della Fiom-Cgil, ha rilasciato in serata la seguente dichiarazione.

“Considero positivo il fatto che il Comitato centrale della Fiom, riunito oggi a Roma, abbia deciso di effettuare il 16 dicembre una giornata di mobilitazione nazionale contro il modello Marchionne.”

“Allo stesso tempo, non condivido il fatto che nel documento, approvato al termine dei lavori, manchi un giudizio di netto contrasto rispetto alle pesanti misure contro il lavoro che il governo Monti si appresta a varare.”

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