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Fiat. Cisl e Uil escludono la Fiom dalla trattativa

Con un’azione decisamente vigliacca Cisl e Uil chiedono di trattare senza la Fiom. La Fiat ci ha provato fino all’ultimo a estrometterla dal tavolo. Prima la porta chiusa, poi i delegati lasciati fuori e, ancora, l’allestimento di una trattativa farsa sull’accordo imposto da Marchionne a Pomigliano e poi a tutti gli stabilmenti Fiat. Tanto che, forse, alla fine avrebbe sperato che la Fiom alzasse i tacchi e lasciasse la trattativa. Ma la delegazione Fiom non ha mollato e Landini e compagni sono rimasti al tavolo. A quel punto Cisl e Uil sono accorsi in soccorso alla Fiat e hanno provato a dare il colpo di grazia. Con una lettera, inviata all’azienda, hanno chiesto l’apertura di una trattativa per il nuovo contratto del gruppo sulla base degli accordi aziendali firmati nei mesi scorsi. Un’adesione implicita alle volontà del Lingotto: estensione dell’accordo Pomigliano e negoziato con chi ci sta (e basta). Un terreno che la Fiom considera, e non da oggi, inaccettabile e dunque non ha sottoscritto l’impegno – voluto dalla casa torinese – a condividere i contenuti dell’accordo del 29 dicembre, ma non ha abbandonato il tavolo.
A quel punto sono stati gli altri (Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri) a lasciarlo e a trasferirsi con l’azienda in un’altra sala, in una riunione ristretta. Una conventio ad excludendum ai danni della Fiom che i sindacati di base hanno subito innumerevoli volte in questi anni. «Siamo di fronte a un attentato alle libertà sindacali che non ha precedenti. Le altre organizzazioni sindacali hanno chiesto di proseguire il negoziato che esclude la Fiom per estendere l’accordo di Pomigliano a tutto il gruppo» ha denunciato, dopo la svolta impressa nel pomeriggio, il segretario Fiom, Maurizio Landini. «Non è più una proposta dell’azienda – ha osservato – ma una richiesta delle altre sigle sindacali e, siccome abbiamo detto che non abbandoniamo il tavolo di trattativa, hanno chiesto all’Unione Industriale un’altra sala per proseguire il confronto. È un fatto gravissimo che deve riguardare anche le forze politiche ed il governo». Poi, ha aggiunto: «Si sta disegnando un sistema di gestione dell’impresa dove i diritti di chi lavora e le libertà sindacali non ci sono più».

Fuori dalla palazzina di via Vela, gli umori dei lavoratori Fiat sono cupi: «Una mazzata». In mattinata, si era svolto un rumoroso e partecipato presidio di Cobas e Usb in contemporanea – al di là del cordone di polizia e delle transenne – ad uno sparuto sit-in dei sindacati complici della Fiat. Inevitabili i momenti di tensione, con cori contro i sostenitori del modello Pomigliano e un lancio di uova sulle vetrate di Confindustria.

La trattativa ristretta per l’estensione dell’accordo separato («armonizzato» a seconda delle specificità di ciascuna azienda) agli oltre 86 mila dipendenti del gruppo è continuata fino a sera. Improbabile, se non
impossibile, che sia indetto, come a Mirafiori, un referendum per dare ai lavoratori la possibilità di esprimersi. Lo afferma chiaramente Giuseppe Farina, segretario Fim: «Abbiamo la fortuna di avere nuove regole
unitarie, quelle del 28 giugno, che prevedono la possibilità che siano le Rsu (che, però, in Fiat verranno sostituite dalle Rsa, ndr) a maggioranza a dare validità erga omnes agli accordi che si fanno».

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