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Sciopero, ma sono critico

Non sono un crumiro e quindi domani sciopererò, come ho sempre fatto.
Però non sciopero per le ipocrite motivazioni ufficiali della protesta che non trovano credito tra i ferrovieri. Sciopero contro i licenziamenti degli ottocento colleghi dei vagoni letto, quello di Sandro Giuliani e quello più odioso di Riccardo Antonini da parte dei dirigenti Fs indagati nel processo di Viareggio. E contro il «contratto di Troia», firmato con la Ntv di Montezemolo. È vero che il contratto della mobilità e i tagli ai fondi statali per il trasporto pubblico sono questioni strategiche ma le organizzazioni sindacali che ci chiamano allo sciopero non sono né credibili né affidabili. 1) Da tre anni ci fanno scioperare su un contratto di tutti i lavoratori dei trasporti per ridurre la «competizione» sul costo del lavoro ma contemporaneamente le stesse Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt e Ugl hanno firmato con Ntv un contratto capestro che abbatte il costo del lavoro del 40% abbassando tutele, diritti e salari dei nuovi ferrovieri: un vero «contratto di Troia» per il mondo ferroviario. Sono le stesse organizzazioni che dentro le Fs hanno anticipato la loro firma a pesanti accordi peggiorativi mai discussi con i lavoratori (macchinista unico, chiusura del trasporto merci, turni individuali che rendono disumana la nostra flessibilità) mentre ci chiamavano allo sciopero per il contratto unico della mobilità. 2) Cisl, Uil e Ugl hanno pure firmato l’accordo del 28 giugno sulle deroghe contrattuali che rende aleatorie le leggi sul lavoro e gli stessi contratti nazionali. 3) Sulla soppressione dei treni notte e gli 800 licenziamenti, hanno sostenuto e appoggiato la filosofia aziendale dell’alta velocità (da privatizzare) che è la ragione vera dell’abbandono del servizio universale nord-sud, e hanno colpevolmente tenuto separate le due vertenze. Da ultimo, applaudono finanche alla divisione dei treni in quattro classi che in questo periodo di crisi servirà solo a sottolineare la differenza tra poveri e ricchi. Faccio parte di quella larga schiera di ferrovieri che sentono la necessità di lottare per difendere, insieme al proprio lavoro, un servizio pubblico sicuro ed efficiente ma che non possono tollerare di vedere la loro volontà e il sacrificio economico del proprio sciopero ingannevolmente utilizzato per finalità diverse e controproducenti: il contratto della mobilità sarà per noi una Caporetto. Per questa stessa ragione molti miei compagni di lavoro, che pure non sono crumiri perché sempre in prima fila nelle lotte, domani saranno al lavoro; pur attraverso scelte diverse non vogliamo legittimare un contratto a perdere e un fronte sindacale in maggioranza arrogante con i lavoratori e accondiscendente con le aziende. Vorremmo che i lavoratori di tutti i settori, a cominciare da quelli dalla Fiat, potessero partecipare alla determinazione delle «scelte» sindacali per esprimere collettivamente «l’indignazione» che proviamo nel subire quelle politiche ed economiche. È paradossale che la pur pessima legge elettorale, così poco democratica perché consente la cooptazione dei parlamentari ogni cinque anni, risulti in fondo più democratica delle regole di selezione sindacale dove invece la cooptazione sembra immutabile. Abbiamo davanti un grande lavoro di ricostruzione democratica che deve iniziare proprio dai luoghi di lavoro. Domani guardateli bene in faccia i ferrovieri che vedrete al lavoro: stanno protestando anche loro.

*macchinista Fs da «il manifesto»

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