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“E’ finita la concertazione, ora conflitto vero”

 

“Non c’è più il rito del grande tavolo, convocato in orario da telegiornale, per far vedere che i nostri prodi sindacalisti stanno duramente trattando la resa senza condizioni ad ogni richiesta della controparte – ironizza Leonardi – ma sobri incontri tra qualche ministro e le singole confederazioni, scelte nel mazzo tra quelle più compiacenti”. “Sono i banchieri, bellezza! Verrebbe da dire. Gente tosta – prosegue il dirigente sindacale – che sa come guadagnarsi da vivere e che sa fare il proprio mestiere. Il vero tavolo spesso è quello dei talk show, dove si confrontano robusti opinionisti che invocando il rispetto degli impegni presi con la UE esortano a fare presto e di più, magari licenziando qualche centinaio di migliaia di lavoratori pubblici”.

“Nel frattempo – sottolinea Leonardi – piano piano ma senza incertezze, si rimette mano alla rappresentanza sindacale per accompagnare la fine della concertazione con la riduzione dei diritti nei luoghi di lavoro. Ha cominciato Federmeccanica comunicando che chi non ha sottoscritto il contratto nazionale non avrà più alcun diritto in fabbrica”. Aggiunge il dirigente USB: “Le ultime dichiarazioni di ‘bonanniangeletticamusso’, evocando la stanca e trita categoria dell’arrivo dei facinorosi e dei provocatori e demonizzando il possibile emergere di tensioni sociali, vorrebbero spiegare a Monti che l’alternativa ai vecchi riti della concertazione è solo il caos. Mai uno che parlasse di utilizzo dello strumento del conflitto sociale come regolatore degli interessi contrapposti: tu mi togli la pensione, mi tagli lo stipendio, mi precarizzi l’esistenza, mi rapini il salario, mi aumenti la pasta, il gas, la corrente, l’affitto, la benzina, l’autobus, e io lotto, sciopero, boicotto, manifesto, mi incazzo”.

Conclude Leonardi: “Chi pensa invece che il conflitto sia lo strumento giusto per cacciare il governo dei banchieri e cambiare radicalmente la storia di questo paese cominci a scioperare il 27 gennaio e a venire in piazza con il sindacalismo di base”.

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