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Ataf Firenze: bus lumaca e protesta in costume contro i privati

Sciopero proibito ma lavoratori non domati. All’indomani del divieto di scioperare, con la protesta differita a data da destinarsi dalla Commissione di garanzia a causa della concomitanza con la kermessa di moda ‘Pitti Uomo’, i lavoratori dei trasporti di Firenze ieri hanno comunque mostrato il loro netto ‘No’ alla svendita del patrimonio pubblico ai privati. E lo hanno fatto con ironia, con una  sfilata ‘folkloristica’ con i modelli della linea ‘Pitti Immagine Renzi’: un lavoratore vestito da re (‘Re-Renzi’), uno da Napoleone Bonaparte, un altro ‘lugubre’ per le cerimonie funebri, un altro ancora più casual per lo shopping, e infine un modello con biberon e mutandina dedicato al ‘Pitti Renzi bimbo’.

Mentre i loro colleghi sfilavano in costume davanti all’ingresso della Fortezza dal Basso riproducendo in tono satirico ciò che avveniva all’interno davanti a fotografi, giornalisti e curiosi, i loro colleghi esponevano striscioni e cartelli contro il sindaco privatizzatore Matteo Renzi. La controkermesse è andata in scena al termine di un corteo che ha sfilato dalla stazione e che si è fermato nel vicino padiglione di Pitti Immagine allestito in via Valfonda; poi i lavoratori si sono spostati davanti all’ingresso principale della Fortezza da Basso. In entrambe le tappe i lavoratori hanno inscenato la sfilata, e distribuito volantini e adesivi con scritto ‘L’Ataf non è un balocco, non si vende’ che già da alcuni giorni sono comparsi in tutta la città su cartelli stradali, contenitori dell’immondizia, autobus, e addirittura automobili. Il tutto in un centro comunque paralizzato dalla sciopero bianco messo in atto dai conducenti degli autobus – rispetto alla lettera di regoamenti e normative varie – che ha contribuito assai a rallentare il traffico cittadino già intasato dai partecipanti alla kermesse modaiola.
«Non protestiamo per chiedere un aumento di stipendio o per lavorare meno – hanno spiegato i lavoratori impossibilitati a scioperare – ma perchè siamo convinti che se Ataf sarà venduta a un privato vorrà dire dare ai cittadini un servizio minore con un costo maggiore del biglietto».
I lavoratori e il comitato che si oppone alla svendita dell’Ataf hanno chiesto intanto che il processo di privatizzazione venga sospeso visto che non tutti i comuni che gestiscono insieme a quello di Firenze il servizio di trasporto su gomma nel capoluogo toscano e nei dintorni sono d’accordo con quanto hanno votato il 22 dicembre i 28 consiglieri del PD di Palazzo Vecchio. 

«La nostra posizione nell’assemblea dei soci di Ataf, condivisa anche dai sindaci di Impruneta Ida Beneforti e di Vaglia Fabio Pieri, è stata quella di chiedere al Comune di Firenze di anteporre alla votazione sulla privatizzazione la sua partecipazione alla gara regionale sul trasporto pubblico, già richiesta allo stesso Comune di Firenze da tutti i Comuni nella precedente assemblea. Un elemento questo per noi preliminare alla privatizzazione, e lo diciamo da un punto di vista politico» ha reso noto il sindaco di Bagno a Ripoli Luciano Bartolini, dopo aver partecipato l’altroieri all’assemblea dei soci Ataf ma non al voto sulla riorganizzazione dell’azienda, che prevede il processo di privatizzazione. «Per quanto riguarda poi la privatizzazione in sè – spiega Bartolini – abbiamo espresso un giudizio negativo di merito sul metodo seguito in questo percorso, un metodo su cui non concordiamo e ha portato e porterà a lacerazioni che si sarebbero potute evitare: infatti, a nostro avviso, c’erano le condizioni per giungere a una condivisione della scelta della privatizzazione con una buona parte delle organizzazioni sindacali. Sarebbe bastato un diverso atteggiamento, che però non c’è stato». Insomma non un giudizio contrario alla privatizzazione di per sè, ma alla maniera con cui il sindaco Renzi e i suoi assessori la stanno imponendo e gestendo. Alla fine solo Firenze ha votato a favore della delibera. I comuni della Piana, Sesto Fiorentino, Calenzano e Campi Bisenzio, hanno votato contro. Gli altri cinque, Fiesole, Bagno a Ripoli, Scandicci, Impruneta, Vaglia, non hanno partecipato al voto. 
“Lo strappo degli otto comuni con Firenze -ha affermato Alessandro Nannini, coordinatore per i Cobas dalla Rsu Ataf – è un fatto molto importante. Per poter vendere, per poter far passare la delibera, secondo gli accordi parasociali, c’è bisogno dei 9/10 del capitale azionario. A questo punto lo stop è chiaro e netto. Certo altri sindaci dopo i passaggi in consiglio comunale, potrebbero dare l’avallo all’operazione, ma per adesso la cosa resta ferma. Questo vuol dire che la nostra protesta, che stiamo portando avanti da mesi, aveva un fondamento”. Ce n’è abbastanza per rimettere tutto in discussione. 

 

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