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Camionisti. Blocchi fino a venerdi

 

“La protesta dei tir è regolare. Non c’è stata alcuna illegalità” ha dichiarato, Maurizo Longo, segretario dell’organizzazione Trasporto unito che ha lanciato la protesta dei tir con blocchi in tutta Italia. “Noi abbiamo un codice di autoregolamentazione che abbiamo rispettato fino in fondo. Tanto è vero che laddove ci sono state situazioni di tensione abbiamo allentato. Oggi abbiamo 150 punti che sono da noi registrati e sono stati comunicati alle questure – ha aggiunto – per cui a nostro giudizio, salvo qualche situazione di tensione che abbiamo stemperato, addirittura abbiamo sciolto alcuni presidi, la protesta è regolare. Abbiamo dato indicazioni di trasportare carburanti e derrate alimentari laddove necessario”. Rispetto all’ordine di rimuovere i blocchi Longo ha precisato: “A noi allo stato attuale non risultano blocchi. Risulta invece un clima di partecipazione. Il clima nei presidi si è rasserenato. Hanno tutti voglia di capire se questo governo invece di affrontare le questioni con il ministero della Giustizia intende invece affrontarle con il ministero dello Sviluppo economico. Aspettiamo quanto meno una volontà nel comprendere le ragioni della protesta. Non chiediamo risorse economiche ma un sistema regolatorio chiaro che consenta alle imprese di avere una prospettiva”. La protesta – ha precisato Longo “terminerà venerdì. Dopo di che le manifestazioni possono assumere un’altra tipologia di dissenso”.
La Commissione europea ha sollecitato il nostro Paese a risolvere la situazione: “Il ministro italiano degli Interni, Anna Maria Cancellieri, ha assicurato al vicepresidente della Commissione che il governo italiano intraprenderà tutte le misure necessarie per porre fine ai blocchi – si legge in una nota della Commissione  che ha espresso la sua preoccupazione per la possibile interferenza dei blocchi con la libera circolazione delle merci nell’Unione europea. Quando si verificano tali ostacoli, gli Stati membri dovrebbero adottare misure necessarie e proporzionate in modo che la libera circolazione delle merci sia garantita nel territorio dello Stato membro”.    
Sulla scia di queste raccomandazioni è iniziato in Italia l’intervento dei prefetti. Il primo a scendere in campo è stato quello di Roma, Giuseppe Pecoraro, che tramite un’oridnanza ha decretato lo stop agli assembramenti di tir presso i caselli autostradali all’entrata della capitale. Roberto Alesse, presidente dell’Autorità garante degli scioperi, ha minacciato “sanzioni pesanti” contro gli scioperi selvaggi. Multe che “potranno colpire eventualmente anche le aziende”. Ma anche la segretaria della Cgil Camusso non si è tirata indietro dal coro per il ripristino dell’ordine: “Come sempre la protesta è un caos che va organizzato in modo che non violi diritti e non impedisca agli altri cittadini di potersi muovere – ha detto il segretario della Cgil -. In questo caso mi pare che abbiamo superato un limite di relazione positiva”.

A causa dello sciopero degli autotrasportatori resteranno fermi anche oggi gli stabilimenti Fiat, almeno per il primo turno. L’attività produttiva sarà sospesa a Melfi, Pomigliano, Cassino, Sevel e Mirafiori. A Melfi e alla Sevel ieri sono saltati i tre turni quotidiani, compreso quello notturno. Secondo il Lingotto sono 4.200 le automobili non prodotte solo ieri negli stabilimenti italiani.
Per il presidente dell’Unione industriale di Torino, Gianfranco Carbonato, «il blocco dei Tir sta determinando una situazione pesantissima: il sistema degli approvvigionamenti industriali è in tilt. Molti stabilimenti, non solo quelli Fiat, sono bloccati e con essi buona parte dell’indotto auto che pesa per oltre il 50% dell’apparato industriale torinese. E poiché è impossibile lavorare per il magazzino, non è escluso che, nelle prossime ore, molte aziende si trovino costrette a dover mettere in libertà gran parte delle maestranze».

Al tavolo di negoziato dell’11 gennaio con i sindacati degli autotrasportatori, il ministero dello sviluppo economico (quello di Passera) aveva assunto alcuni  impegni come l’aumento del costo del gasolio e delle assicurazioni, il rispetto dei costi minimi di sicurezza, semplificazione normativa.  Ciò ha determinato la “ririrata” di fatto di tutte le sigle dell’autotrasporto . dal fermo annunciato da TrasportoUnito. Il ministro Passera ha confermato che il dialogo è possibile solo se cessa ogni violenza e tensione.

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da Lettera 43

Ripreso dal sito di:

I signori del rimorchio. L’ex sottosegretario Uggè e Longo: i registi dei blocchi dei Tir

di Antonella Scutiero

Stanno paralizzando l’Italia, da Sud a Nord, con una protesta clamorosa. E sono diventati, insieme con i tassisti, il simbolo del fronte del no alle liberalizzazioni del governo Monti. Dai Forconi siciliani ai blocchi dall’A1 in poi, gli autotrasportatori hanno incrociato le braccia tutti insieme. Mica semplice organizzarsi: la categoria conta ben più d’una sigla sindacale o presunta tale.

Il peso politico di Trasportounito

A capo dello blocco imposto – anche con minacce più o meno velate – ai lavoratori del settore c’è Trasportounito, sigla di categoria che conta non più di un paio di migliaia di iscritti, ma che ha un grande peso nelle trattative grazie a rapporti importanti che trattiene con Roma.

IL PASDARAN LONGO. Segretario generale e voce della sigla è Maurizio Longo. Titolare di una ditta d’autotrasporti del Nord e pasdaran della protesta di questi giorni, Longo è ex segretario della Fita-Cna che abbandonò all’epoca della protesta del 2007, l’ultima grande del settore, considerata un fallimento.  Longo è anche nel comitato di presidenza di Unimpresa, come delegato ai Trasporti, logistica e mobilità.

Contro i blocchi selvaggi di questi giorni, però, ci sono gli ex alleati di ieri.

FITA-CNA E UNATRAS SI SFILANO. Come la Fita-Cna che associa oltre 35 mila imprese di autotrasporto ed è interlocutrice ufficiale del governo per il settore. La sigla si è dissociata dalla protesta e ha invitato i suoi iscritti a non aderire.

Si è sfilata pure Unatras, guidata da Francesco Del Boca: gli iscritti hanno preferito aspettare di capire meglio quali saranno le decisioni del governo. Anche Anita-Autotrasportatori Confindustria ha denunciato atti vandalici, mentre Conftrasporto ha parlato di iniziativa solitaria, sottolineando che le richieste del settore sono state accolte dal governo.

La Fai dell’ex sottosegretario ai Trasporti Uggè

Sull’altro fronte, a dar sostegno a Trasportounito ci si è messa, invece, la Fai, capeggiata da Paolo Uggè, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti in due governi Berlusconi e fino al 2008 deputato di Forza Italia. Con l’altro ex sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino aveva assicurato sotto gli esecutivi di centrodestra una tregua di tre anni.

Uggè è di quelli che si sono schierati per la linea dura e la lotta sindacale estrema, i blocchi del trasporto appunto, visto che è venuta a mancare una politica amica cui fare riferimento.

PALENZONA È IL VICE. Il suo vice è Fabrizio Palenzona, un nome che conta: presidente degli aeroporti di Roma, vicepresidente di Unicredit, e numero uno di Aiscat, l’associazione delle società concessionarie di autostrade. Mica roba da poco.

I padroncini dei Tir possono poi contare su una serie di sigle più o meno organizzate sorte da poco, come Dignità sociale, frequentata per lo più da cassintegrati e agricoltori, gente semplice che attua i blocchi stradali con camion e trattori. E chiede, come gli altri, che le proprie richieste vengano accolte dal governo. O sarà paralisi ancora a lungo.

Martedì, 24 Gennaio 2012

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