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“Liberate Paolo, le lotte sociali non si arrestano!”

Più che una conferenza stampa quella che si è tenuta in tarda mattinata davanti alla sede del Cipe in via della Mercede a Roma è stata una vera e propria manifestazione. Incuranti della forte presenza di agenti della Digos in borghese almeno un centinaio di occupanti di case, sindacalisti, esponenti dei movimenti sociali e politici della capitale per quasi due ore hanno occupato la strada davanti alla sede di quell’organismo governativo il cui tentativo di occupazione simbolica e pacifica venerdì è costato ben 37 denunce ad altrettanti attivisti, oltre che il carcere e poi gli arresti domiciliari a Paolo Di Vetta. Mentre i rappresentanti delle varie realtà intervenivano al megafono davanti ad alcuni – non moltissimi – giornalisti, un gruppo di giovani reggeva uno striscione che recitava “Crisi per Monti, casa per tutti”. Un altro invece ricordava che un chilometro di Tav equivale a 500 case popolari. Già, la Tav tra Torino e Lione. Era per denunciare lo sperpero di denaro pubblico ad alta velocità che in cento, venerdì, erano andati a manifestare al Cipe, prendendosi prima le botte della Polizia e poi le denunce, gli arresti e le ritorsioni contro alcune occupazioni della Capitale gestite dalle due realtà del movimento di lotta per la casa protagoniste della contestazione. Di aprire la partecipata conferenza stampa si incarica Irene Di Noto, dei Blocchi Precari Metropolitani. Con calma – e con molta emozione – ricorda i fatti, dalla ingiustificata violenza delle forze dell’ordine venerdì in via della Mercede fino alla intimidazione di ieri, quando una decina di camionette della Polizia di Stato si sono fermate per qualche tempo davanti al Metropoliz Lab, facendo scattare l’allarme tra gli occupanti e i movimenti romani. Un avvertimento su quella che potrebbe essere la settimana di repressione che, secondo alcuni rappresentanti istituzionali in contatto conla Questura e la Prefettura di Roma, potrebbe vedere il tentativo di sgombero di cinque o sei occupazioni capitoline. Se così fosse a Roma si scatenerebbe una vera e propria guerra sociale. Staremo a vedere.

Intanto davanti alla sede governativa di Via della Mercede i movimenti, i sindacati e molti rappresentanti istituzionali sono andati a dire poche cose, ma precise, riassunte da Irene di Noto nell’introduzione e poi esplicitate ed approfondite nei numerosi interventi che l’hanno seguita. Intanto che non si possono chiudere tutti gli spazi di mediazione politica e che non si possono considerare azioni pacifiche e simboliche di denuncia nei confronti della disattenzione della politica sui temi sociali come delle iniziative criminali da sanzionare tramite la repressione poliziesca e giudiziaria. Quello che è successo venerdì nel centro di Roma e poi con i blitz di Polizia e Finanza nella periferia romana sono intimidazioni e non possono certo essere considerate normali procedure di gestione dell’ordine pubblico. I movimenti respingono risolutamente l’accusa di strumentalizzare i migranti, vecchio e trito argomento dei quotidiani romani espressioni delle lobby del mattone e ora ripreso dalla Gip Di Maio nel dispositivo che ha comminato a Di Vetta il rinvio a giudizio e gli arresti domiciliari. “Semmai sono la politica ed ora la magistratura a strumentalizzare i migranti per sostenere teoremi accusatori che non stanno in piedi” ha ribattuto la rappresentante dei BPM, dopo aver giustamente ricordato che i migranti non si fanno strumentalizzare da nessuno, e se approdano alle occupazioni a scopo abitativo di palazzi abbandonati per l’incuria e il disinteresse delle istituzioni è perché così tentano di risolvere una necessità, un bisogno materiale che governi locali e nazionali non vogliono e non sanno affrontare.

Stesso registro per gli interventi di Luca Faggiano, del Coordinamento Cittadino di Lotta perla Casa, e Paolo Leonardi, dell’esecutivo nazionale dell’Unione Sindacale di Base, confederazione di cui Paolo Di Vetta è dirigente nazionale. “Chiediamo l’immediata liberazione e il proscioglimento del nostro compagno Paolo Di Vetta. In un paese in cui mentre tutti denunciano le infiltrazioni mafiose nella Torino Lione è incredibile che un attivista che tenta di amplificare questa denuncia davanti ad un edificio che ospita un organo del governo venga malmenato e poi arrestato. Che c’è di più da aggiungere in un paese in cui la magistratura assolve un personaggio come Dell’Utri?” sbotta Leonardi. Molti i migranti in piazza: africani, latino americani, Rom. “In piazza ci vado per difendere i miei diritti e non certo perché mi obbliga qualcuno. Lo sapete quante volte mi sono rivolto al Comune, ai servizi sociali per avere un tetto sulla testa? Mai nessuna risposta, e poi per fortuna ho incontrato i compagni e le compagne del movimento per il diritto all’abitare” denuncia uno. “Dopo l’ingiustificata violenza contro di noi qui davanti venerdì ero tornato a casa, a Casal Boccone, giusto in tempo per vedere i poliziotti e i finanzieri che spaccavano tutto a calci” aggiunge. Un’altra migrante è ancora più esplicita e meno pacata: “Io sono in Italia da 9 anni ormai, e lavoro fino a spaccarmi la schiena per stipendi di 300-400 euro al mese. Come pensate che possa permettermi un affitto da 800-1000 euro?”. Poi racconta le intimidazioni continue da parte delle forze dell’ordine: “Un poliziotto mi ha detto che se continuavo ad occupare la casa e a partecipare alle manifestazioni mi avrebbe fatto ritirare il permesso di soggiorno. Una volta ho perso un lavoro perché sono state fermata e portata in commissariato per ore”.

Gli interventi dei migranti e degli attivisti si alternano con quelli dei rappresentanti politici. “Venerdì ho visto una manifestazione pacifica repressa con una violenza ingiustificata. Un comportamento che rischia di esasperare gli animi” accusa il senatore dell’IDV Stefano Pedica che si dice contrario alla Tav e chiede che chi ne denuncia gli sprechi possa farlo in piena libertà. Va oltre Fabio Nobile, consigliere regionale della Federazione della Sinistra alla Pisana: “Venerdì la gestione della piazza ha portato al disordine, e non all’ordine pubblico. Siamo in una situazione in cui alla crescente emergenza sociale si somma ormai una intollerabile emergenza democratica, alla chiusura di ogni agibilità politica e sindacale. Le risorse per alleviare disoccupazione, precarietà e problema della casa ci sono, basta togliere decine di miliardi di investimenti sbagliati perla Tave gli F35 e avremmo tanti soldi da spendere per il welfare” propone Nobile. Luigi Nieri, di Sel, chiede a Prefetto e Questore di rendere conto del loro operato e li invita intanto a fare un passo indietro, ristabilendo l’agibilità democratica in città: “Non è possibile e non è tollerabile che si vada in galera per il solo fatto di promuovere o partecipare a lotte sociali” accusa. Dopo di lui gli interventi si susseguono, rapidi: Fabrizio Burattini del Comitato Nazionale No Debito, un rappresentante di Ateneinrivolta, il consigliere capitolino Andrea Alzetta e tanti altri.

Confermato l’appuntamento di giovedì – assemblea cittadina – e soprattutto quello di sabato, quando un corteo di massa sfilerà per le vie di Roma. L’appuntamento è per le 15 a Piazza Vittorio per ribadire la solidarietà a Paolo Di Vetta, per dire no alla Torino Lione e per affermare che le lotte sociali non si arrestano. Nel frattempo l’allarme in città rimane alto.

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