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Roma. In piazza per la casa, contro gli sgomberi e la Tav

Il clima della Capitale oggi pomeriggio sembra corrispondere pienamente al nostro ultimo editoriale: “Passaggio obbligato”. Di fatto la Questura ha blindato tutto il percorso del corteo convocato per rispondere agli arresti avvenuti una settimana al Cipe durante una iniziativa su diritto alla casa e Tav. Poliziotti e carabinieri hanno chiuso tutte le strade laterali del percorso facendosi precedere dai funzionari che chiedevano ai negozianti di chiudere gli esercizi o abbassare le saracinesche. Il corteo era autorizzato fino a largo Corrado Ricci – praticamente su via Fori Imperiali- ma è stato improvvisamente bloccato un centinaio di metri prima della sua conclusione con migliaia di persone intrappolate da tutte le direzioni. Si è respirata aria pesante per parecchi minuti, fino alla decisione di ritornare in corteo a Piazza Vittorio da dove, alle 15,30 era partito un corteo con quasi 5000 persone.

Nella manifestazione organizzata dai Movimenti per il diritto all’abitare (Coordinamento lotta per la casa, Blocchi Precari Metropolitani, Action), sono ben visibili molte bandiere No tav.  In piazza anche l’Unione Sindacale di Base, Il Consiglio Metropolitano, l’Asia, forze politiche come Fds, RdC, Sc, i consiglieri regionali Nobile (FdS) e Nieri (Sel) e il senatore Pedica (IdV), Alzetta (Action).

I manifestanti intonano slogan storici come “ogni casa sfitta sarà occupata, ogni sgombero sarà una barricata”. A guidare il corteo lo striscione “1 km di Tav = 1.000 case popolari. Libertà di movimento”, con l’immagine di un Tav a forma di squalo che, a fauci aperte, ingurgita case ed alberi. Sotto di lui la scritta “Lasciamo che ci mangi tutto?”. Ed ancora “Crisi per Monti, case per tutti” oppure “Dalla Val di Susa a Roma, la rabbia sociale non si arresta”.Lungo il percorso molti muri si riempiono di scritte, contro la Tav ma anche per ricordare che “Dax vive ancora”, un ricordo nel giorno dell’omicidio di Dax a Milano da parte dei fascisti. “Questa è una manifestazione pacifica non solo per avere il diritto alla casa, un diritto che è per tutti – ha detto Paolo Di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani, reduce dagli arresti domiciliari tramutatisi in obbligo di firma – ma anche per lanciare un messaggio e per poter avere la possibilità di tornare a manifestare sotto le sedi istituzionali per avere quindi la giusta visibilità”. “Abbiamo presentato al Comune  – denuncia Di Vetta – un progetto per l’assegnazione di una casa a 5000 nuclei familiari. Ma non abbiamo ricevuto risposta. Inoltre chiediamo che le caserme dismesse siano convertite in alloggi popolari”.”Vogliamo un welfare di cittadinanza e vogliamo manifestare per i nostri diritti sotto il Campidoglio”.

La manifestazione di oggi serve anche a mandare un segnale preciso a Questura e Prefettura sugli sgomberi delle case occupate (a Roma ormai sono più di mille le famiglie in occupazione) da un lato per farli recedere da ogni velleità di sgombero, dall’altro per indicare che ogni occupazione opporrerebbe resistenza. Le dimensioni e la combattività della manifestazione di oggi e delle occupazioni di case, confermano che questo diventerebbe un serissimo problema politico nella Capitale.

 

Almeno “il manifesto” si è accorto della manifestazione, con un articolo di Ylenia Sina.

La capitale rivendica il diritto a stare in piazza

Sono oltre tremila gli attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare che oggi pomeriggio hanno manifestato per le strade di Roma per rivendicare «libertà di movimento e di parola». Non solo una risposta “di piazza” alla giornata di repressione di venerdì scorso, quando durante una protesta “No Tav” davanti alla sede del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) quattro attivisti sono stati arrestati.

«Con questo corteo vogliamo ribadire la necessità di manifestare sotto i luoghi del potere, là dove si prendono le decisioni, proprio come è avvenuto davanti al Cipe» spiega Paolo Di Vetta, attivista dei Blocchi precari metropolitani e dirigente nazionale dell’Unione sindacale di base, arrestato venerdì scorso e “liberato” dall’obbligo dei domiciliari solo giovedì pomeriggio, in attesta del processo.

Un messaggio chiaro non solo al governo Monti ma anche al Campidoglio, oggi luogo inaccessibile ai manifestanti, alle prese con la discussione del bilancio e con la privatizzazione del 20% di Acea, la municipalizzata dell’acqua e dell’energia per ora al 51% di proprietà del Comune di Roma. Il corteo si muove da Piazza Vittorio intorno alle 16 alla volta di via Cavour sorvegliato da una presenza consistente delle forze dell’ordine. Tantissimi gli abitanti delle varie occupazioni romane (Bpm, Coordinamento lotta per la casa, Action) che hanno vissuto una vera e propria settimana di “allerta”.

Tra loro anche gli attivisti sgomberati venerdì scorso da una tendopoli di protesta davanti a un edificio di proprietà del demanio, e gli occupanti dell’ex casa di riposo di Casal Boccone, in piazza con la stessa energia messa in campo sempre venerdì scorso quando sono riusciti a bloccare uno sgombero da parte delle forze dell’ordine.

In piazza anche l’Usb ed esponenti dei partiti della sinistra, tra cui i consiglieri regionali Fabio Nobile (Fds) e Luigi Nieri (Sel). Presente anche il senatore Stefano Pedica (Idv) che ha ribadito la necessità da parte della classe politica «di affrontare, senza criminalizzazioni inutili, il problema della casa e le rivendicazioni sociali di questa città».

Quando il corteo arriva su via Cavour sono quasi le sei di pomeriggio. Confermata la “linea dura” con la quale le forze dell’ordine hanno gestito la mobilitazione: l’obiettivo dei manifestanti di chiudere la la giornata con un’assemblea pubblica in Largo Ricci, a ridosso dei Fori Imperiali, è stato impedito dalla polizia che ha chiuso con i blindati il passaggio ai manifestanti, non solo per l’accesso ai Fori Imperiali ma anche per tutte le vie laterali. Al corteo non è rimasta altra scelta che tornare verso Piazza Vittorio dove la giornata si è conclusa con un’assemblea.

«Non cogliamo la provocazione – denunciano dal megafono – le nostre parole, e soprattutto le nostre rivendicazioni, non verranno bloccate dai manganelli». Per questo i movimenti per il diritto all’abitare si sono dati appuntamento per martedì pomeriggio alle 16.30 davanti alla Prefettura di Roma, piazza Santi Apostoli, per un momento di microfono aperto a “parole di libertà”.

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