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I sindacati di base “prendono le misure”

A Firenze, giovedi, i sindacati di base sono tornati a incontrarsi tutti insieme e, in qualche caso, a riparlarsi dopo mesi di relazioni difficili e scioperi in date diverse. Una riunione interlocutoria per molti aspetti ma un passo avanti rispetto a mesi fa. I delegati all’incontro riferiranno alle loro organizzazioni la discussione di Firenze e lunedi ci sarà un nuovo giro di consultazione per decidere il da farsi. Anche perchè il “da fare” non manca di sicuro con un governo che sforna ogni giorno misure sanguinose sul piano economico e sociale o “refusi” vergognosi come quello che voleva mettere fine alle esenzioni sulle prestazioni sanitarie per i disoccupati. Più che un refuso lì c’era una logica spietata: “I disoccupati sono troppi, ragione per cui non possiamo più assicurargli la sanità”: La stessa logica che aveva spinto il Fmi a dichiarare che “L’aspettativa di vita è troppo alta e diventa un costo insopportabile”.

Con questo clima, i sindacati di base stanno prendendo le misure per decidere come diventare il perno di una mobilitazione forte in grado di inceppare un tritacarne sociale e sindacale come quello messo in moto dal governo Monti e dai dikat dell’Unione Europea. Questa consapevolezza traspare dalle parole di Fabrizio Tommaselli, coordinatore nazionale dell’Usb che abbiamo raggiunto telefonicamente per farci spiegare come era andata la riunione di Firenze. “Questa volta erano presenti tutte le organizzazioni del sindacalismo di base. Anche la Confederazione Cobas era presente con un osservatore mentre lo Slai Cobas (che oggi tiene la sua assemblea nazionale ad Arese) non era presente materialmente ma concorda con lo spirito della riunione e la ricerca di una azione comune”. Che aria tira? Chiediamo a Tommaselli. “La valutazione complessiva è abbastanza simile sia sul Ddl sul lavoro che sulla situazione generale. La difficoltà risiede nel fatto che nei posti di lavoro è presente e sta crescendo un sentimento diffuso di ostilità contro il governo ma è ancora debole la capacità di risposta organizzata”. Avete messo in cantiere qualche iniziativa? “Siamo tutti convinti che sia necessaria una risposta ampia, forte e incisiva. Ma sui tempi, i modi e le iniziative ogni organizzazione deve fare le proprie verifiche interne. Alcune sabato hanno le proprie riunioni degli organismi direttivi, ragione per cui ci risentiremo lunedi”. Si registra la disponibilità di tutti a mettersi a disposizione e si è accennato ad una iniziativa unitaria al Senato dove è in discussione il Ddl sul lavoro. Sullo sciopero generale? “Il problema è che stavolta non può essere solo il sindacalismo di base a muoversi come già accaduto in passato”.

Mentre siamo al telefono con Tommaselli arrivano intanto le notizie sullo sciopero di Usb e Orsa nei trasporti pubblici a Roma contro la privatizzazione dell’Atac e il piano industriale. “Metropolitana chiusa, autobus fermi o che rientrano in deposito”: I tramvieri romani non si sono fatti passare la mosca sotto al naso, soprattutto quando sul quotidiano della capitale – Il Tempo – oggi sono usciti i dettagli dei superstipendi di 88 dirigenti dell’Atac. Il vero deficiti sono loro. Tra qualche settimana toccherà all’Usb dei lavoratori pubblici nel loro complesso mobilitarsi contro i licenziamenti annunciati dal ministro Patroni Griffi sui giornali ma taciuta in sede di negoziato. Il clima c’è tutto. E’ indubbio che molto dipenderà anche dalla soggettività e dalla capacità di organizzazione ed efficace che i sindacati di base – o meglio conflittuali, come ribadisce Tommaselli – riusciranno a mettere in campo cercando le alleanze e le convergenze necessarie.

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1 Commento


  • alessandro capece

    Un sindacato unito, senza i pesi morti di Bonanni e Angeletti, darebbe la forza alla cgil di associarsi a quello di bae e lottare finalmente uniti con l’obiettivo prioritario di cacciare la cricca Monti dal governo.
    Il partito cominosta è stato soppresso dai PD. Perché non lo si fa rinascere? Nella Repubblica Ceca è tornaato ad essere il primo partito.
    Creare un partito non tanto difficile. C’è già il simbolo e il programma, mancano solo le firme e qualche formalità burocratica.
    Sarebbe votato da milioni di lavoratori incazzati, disoccupati,precari, pensionati al minimo, gente ridotta alla fame…
    Perché rinunciare a questa opportunità?

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