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25 aprile: negozi aperti, lavoratori in sciopero

La parziale liberalizzazione dei tempi di apertura delle attività commerciali decisa dal governo nazionale e da alcune amministrazioni locali negli ultimi mesi divide. Le grandi catene hanno deciso di mantenere aperti i negozi in molte città sia oggi 25 aprile che il prossimo Primo Maggio, e numerosi sindacati hanno deciso di scioperare. 
Da Milano a Roma, da Firenze a Venezia ad incrociare le braccia sono le commesse, i commessi e tutti gli addetti del commercio per una protesta nazionale di numerose sigle sindacali, sia confederali sia di base, contrari ai turni no-stop e sottopagati durante i fine settimana e a maggior ragione durante le festività. Milano, Roma, Torino, Modena, Reggio Emilia, Bologna e tutte province di Abruzzo, Veneto e Toscana, sono le principali zone dove verrà messa in atto la protesta informa la Cgil. In molte città i sindacati hanno organizzati anche presidi, manifestazioni per affermare «il diritto dei lavoratori di onorare le festività e di non essere più considerati impegnati in un servizio essenziale» afferma la Filcams. Inoltre, le aperture in queste giornate di festa «non danno neppure – sostengono i sindacati – una spinta ai consumi, vista l’assenza di una concreta politica per la crescita». Alcune regioni e associazioni si sono schierate a fianco dei lavoratori, a dispetto delle recenti liberalizzazioni che sanciscono invece saracinesche sollevate per tutti.
Ma alcune associazioni di consumatori hanno lanciato sui social network una vera e propria campagna contro “chi vuole mettere paletti allo shopping”, come se gli italiani avessero chissà quanti soldi da spendere per il gusto di spendere. Particolarmente netta la posizione di ‘Altroconsumo’ che definisce ‘medievale’ la difesa del riposo festivo per i lavoratori del commercio da parte dei sindacati (ci piacerebbe sapere se i redattori della rivista saranno al lavoro oggi e il prossimo 1° maggio).
«I sindacati invitano a boicottare i negozi e i supermercati aperti domani. E io andrò a fare la spesa» oppure «Quando il consumo diventa ribellione, vado anch’io» hanno scritto ieri su twitter alcuni dei più accesi difensori del ‘diritto allo shopping’. Ai quali qualcuno ha risposto: «Facciamo che per fare il liberocommercio domani gli impiegati che sono in ferie lavorano nei centri commerciali?». Più esplicita la Cgil di Vicenza che chiede: “Ma perché devono tenere aperti ì centri commerciali? Non gli uffici pubblici né banche né poste; non notai, dentisti, parrucchieri; medici o farmacie, solo quelle di turno?”
Per fortuna anche alcuni gruppi e coordinamenti di consumatori, un po’ più critici, hanno deciso oggi di boicottare quelle catene e quei negozi che hanno deciso di aprire.
Nella maggior parte delle città è la grande distribuzione, le grandi multinazionali del commercio a imporre l’apertura dei centri commerciali. A Milano, ad esempio, nonostante gli auspici della giunta comunale affinché le saracinesche rimanessero oggi abbassate anche le filiali dell’Ipercoop, espressione di quel mondo cooperativo una volta assimilabile alla sinistra, hanno deciso di rimanere aperte. E quindi i sindacati hanno proclamato lo sciopero contro la liberalizzazione degli orari commerciali. A Pasqua inviarono una lettera alle più grandi catene della grande distribuzione chiedendo la chiusura domenicale e in quell’occasione furono ascoltati. Ma quel che in qualche modo valse per la festa religiosa, pare non valere per una festa laica e civica, la Liberazione.

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