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Roma. Diecimila in piazza contro la privatizzazione dell’Acea

“Roma non si vende”. Questo lo striscione in difesa dell’acqua e dei servizi pubblici locali che apre il corteo contro la vendita del 21% delle quote di Acea, organizzato da movimenti, associazioni e partiti politici di opposizione della Capitale. In testa al corteo, partito da Piazza Vittorio e diretto a Piazza Santi Apostoli, ci sono esponenti del coordinamento romano Acqua Pubblica, che indossano magliette in cui si ricorda l’esito del referendum del 12 e 13 giugno 2011

“Per la democrazia dei beni comuni”, “Roma non si vende. Difendiamo i servizi pubblici-Alemanno è contro la città”, “La ricreazione è finita, giù la testa”, “Fermare Alemanno-costruire la Democrazia dei beni comuni”, così recitano gli altri striscioni del corteo organizzato dal coordinamento romano Acqua pubblica contro la ‘privatizzazionè di Acea. Sono almeno 10.000 le persone scese in piazza, tante le bandiere e diversi esponenti politici locali. Ma sulla manifestazione esplodono le evidenti contraddizioni dentro il Pd.

Se il segretario del Pd romano Miccoli sottolinea l’importanza del corteo “C’è una grande partecipazione di partiti e movimenti che hanno trovato la sintesi nello slogan ‘Roma non si vendè, Acea non si svende. Oggi Alemanno dice che rispetta questa manifestazione, ma se davvero la rispetta allora deve ritirare la delibera su Acea e sulle holding”, un altro dirigente del Pd romano, il senatore Lucio D’Ubaldo – membro della Direzione del pd – tuona contro ogni ammiccamento del partito alla battaglia contro contro la privatizzazione dell’Acea”La battaglia del Pd sull’Acea va ricondotta entro margini confacenti al ruolo di un’opposizione responsabile. Il Pd non può assumere posizioni in stile “No Tav”. Non è uno scandalo vendere una parte delle azioni, pur mantenendo in mano al Comune il controllo sostanziale dell’azienda. La protesta di piazza è foriera, a questo punto, di un messaggio assai distante dalla linea di un sano e coraggioso riformismo. Spero che Zingaretti faccia del suo silenzio – finora osservato con molta eleganza – una leva per dissociarsi opportunamente da questo errore della segreteria romana del partito”. Il Sindaco Alemanno ha prima fatto il “signore” affermando di rispettare la manifestazione di oggi, poi si è scatenato con una serie di dichiarazioni su Twitter accusando i movimenti che si battono contro la privatizzazione dell’Acea di affermare il falso. La stessa che dicevano Rutelli, i Ds e Lanzillotta nel 1997. I fatti hanno dimostrato il contrario.

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qui di seguito il comunicato/volantino distribuito dalla Rete dei Comunisti nella manifestazione

In piazza contro le privatizzazioni… ma con la memoria lunga

Sabato 5 maggio 2012 manifestazione cittadina a Roma contro la privatizzazione di ACEA

Le prospettive elettoralistiche, si sa, fanno miracoli. Accade così che il PD, in vista delle comunali del 2013, si dichiara contrario alla privatizzazione di ACEA e dei servizi pubblici locali, riempiendo Roma di manifesti, dopo averle sostenute a spada tratta per anni.

Purtroppo per loro però, abbiamo la memoria abbastanza lunga.

Sono infatti trascorsi precisamente 15 anni dal referendum del ‘97 contro la privatizzazione di ACEA e Centrale del Latte con cui a Roma i settori popolari che rifiutavano la vendita delle aziende pubbliche persero, per un soffio, con il 49,4% contro il 50,6%. L’allora Giunta capitolina, sostenuta da PDS (attuale PD), Verdi, Partito Popolare, con Rutelli Sindaco di Roma, volle a tutti costi la vendita della Centrale del Latte e la privatizzazione dell’ACEA. Un comitato promotore – composto da strutture di base, l’Rdb (ora Usb), l’Unione popolare, i Cobas, settori minoritari dei Verdi, il Prc, il Codacons e vari comitati di quartiere – lanciò un referendum consultivo che raccolse la volontà dei settori popolari della città attorno al netto rifiuto della svendita delle municipalizzate.

Il “centro-sinistra” al potere ignorò totalmente la posizione di quel 49,4% di cittadini romani procedendo in primis alla svendita della Centrale del Latte, che venne regalata per diversi miliardi in misura inferiore al suo reale valore alla Cirio di Cragnotti, che la rigirò poi alla Parmalat di Tanzi (svendita illegale, come confermato dalle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato), e poi alla cessione ai privati del 49% delle quote in Borsa di ACEA.

Oggi la Giunta Alemanno, in sostanziale continuità con le giunte che l’hanno preceduta, vuole proseguire con la cessione di un ulteriore 21% di ACEA dal Comune ai privati, passando dal controllo del 51% al 30% delle quote pubbliche dell’azienda ex municipalizzata. L’obiettivo palese è quello del controllo dominante da parte dei privati, come il palazzinaro Caltagirone, che da tempo guardano alla possibilità di estendere la loro partecipazione nella miniera d’oro di ACEA con gli occhi, come sempre, foderati di profitto. C’è da figurarsi che tipo di prospettiva possa costituire per i “prenditori” romani la holding, prospettata pochi mesi fa dal Campidoglio, con cui privatizzare definitivamente tutte le aziende pubbliche capitoline.

Gli anni passano, le Giunte si alternano, ma il risultato non cambia.

E’ la conferma che nel nostro paese valgono le logiche del profitto capitalistico sorrette trasversalmente, sia dal Governo centrale che da quelli locali con molte Giunte sostenute e presiedute dal PD, più degli strumenti con cui la democrazia rimette le decisioni in mano ai cittadini, ai lavoratori, a quei settori sociali che non sono disposti a cedere sul terreno della difesa dei beni primari e del reddito indiretto nell’epoca della crisi del sistema capitalistico. Un anno fa il movimento in difesa dell’acqua pubblica ha prodotto il risultato straordinario della vittoria referendaria, con qualcuno che ha tentato di salire all’ultimo momento sul carro dei vincitori: di quei 27 milioni di SI per la ripubblicizzazione del servizio idrico, 1.200.000 erano i cittadini romani che forse non immaginavano che all’indomani di quel risultato le amministrazioni locali, di concerto con il governo centrale, potessero ignorare l’esito del voto del 12 e 13 giugno.

Sabato 5 maggio la manifestazione contro l’ulteriore privatizzazione di ACEA deve essere un nuovo passaggio di lotta contro la svendita dei servizi pubblici locali, ma più in generale nella generalizzazione del conflitto contro un sistema economico e politico, sostenuto dal centro-destra e dal centro-sinistra, che difende gli interessi capitalistici.

La Rete dei Comunisti aderisce a questo importante percorso di lotta, ma con la memoria lunga, per un movimento indipendente e anticapitalista in grado di rilanciare un protagonismo di classe e di imporre gli interessi collettivi a quelli del capitale delle multinazionali, senza mai nessun cedimento alle lunghe mani del profitto.

Neanche l’acqua riesce infatti a pulire alcune lordure, né quelle attuali né quelle del passato!

Rete dei Comunisti di Roma

www.retedeicomunisti.org

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