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Il governo metterà la fiducia sulla controriforma del lavoro

Mercoledi’ dovrebbe arrivare la richiesta di fiducia da parte del Governo sul Ddl di controriforma del mercato del lavoro. E’ possibile che il provvedimento venga ‘spacchettato’ in quattro maxi-emendamenti, con altrettanti voti di fiducia, su quattro temi: flessibilita’ in entrata, flessibilita’ in uscita, ammortizzatori e formazioni. A quanto si apprende, la giornata di mercoledi’ dovrebbe essere dedicata alle dichiarazioni di voto e le votazioni sul provvedimento dovrebbero avvenire giovedi’ in tarda mattinata. Il Ddl, una volta approvato dal Senato, dovra’ passare l’esame della Camera. Ci sono circa 300 emendamenti presentati al Senato. La maggior parte sono arrivati da Idv e Lega (rispettivamente oltre 150 e un centinaio). Dal Pd sono arrivate 14 proposte, una ventina sia dal Pdl che dal Terzo Polo e 4 da Coesione nazionale. “Credo che la commissione Lavoro abbia portato a indicazioni molto importanti. Secondo me bisogna assestare l’accordo fatto con le indicazioni e gli emendamenti dei relatori in commissione”. È questa la sola preoccupazione del segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni alla probabile richiesta di fiducia da parte del governo alla riforma del mercato del lavoro. Dunque, secondo Bonanni, il testo non va più cambiato rispetto a come è uscito dalla Commissione Lavoro. “È la cosa migliore per evitare scompensi ed evitare litigi inutili, di cui siamo stufi”, ha detto Bonanni.

Ma per l’8 e 9 giugno sono già previsti scioperi, manifestazioni ed iniziative in tutta Italia e per dire no alla Controriforma del Lavoro Monti/Fornero che il Governo ha portato in Parlamento e che la maggioranza delle forze politiche e sindacali, oltre che imprenditoriali, sta appoggiando senza alcuna seria riserva. Per l’8 giugno sono previsti gli scioperi dei lavoratori del Pubblico Impiego; dei Trasporti, che   bloccheranno ferrovie e trasporto pubblico locale per 4 ore, e scioperi territoriali ed aziendali nel settore privato sull’intero territorio nazionale. Nel pomeriggio dell’8 giugno si svolgerà un presidio a Roma, presso la Camera dei Deputati, e nella stessa giornata in quella seguente si terranno manifestazioni in molte altre città italiane. Le due giornate di lotta sono stare decise unitariamente sia dal sindacalismo di base che dall’assemblea nazionale di RSU, RSA e delegati sindacali che si è tenuta a Roma il 26 maggio scorso, e che ha registrato la presenza di numerosissimi rappresentanti di USB, del sindacalismo di base e della Cgil, come risposta all’attacco pesante che il governo delle banche e di chi sostiene la libertà di licenziamento sta portando ai diritti ed alle condizioni di milioni di lavoratori.

Intanto le retribuzioni su base annua sono aumentate appena dello 0,7% mentre la crescita dell’inflazione si attesta al +3,3%. “Questo vuol dire che il divario è di ben 2,6 punti percentuali, cioè 789 euro annui tradotti in termini di potere di acquisto: una cifra enorme, pari ad oltre 51 giorni di spesa alimentare di una famiglia media”. Lo hanno denunciato le associazioni Federconsumatori e Adusbef,secondo le quali “Il dato sulle retribuzioni – continuano le associazioni – appare ancora più grave se guardato alla luce della progressiva perdita del potere di acquisto delle famiglie dal 2008, pari al -9,8%”. Ma dati pesanti arrivano sul fronte dell’occupazione. Infatti nel 2011 sono stati interessati alla cassa integrazione oltre 1,4 milioni di lavoratori (il 10,7% del totale dei lavoratori dipendenti) con un calo del 7,6% sul 2010: è quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Inps secondo il quale in media si è rimasti in cassa integrazione due mesi e quattro giorni. Sulla base delle ore effettivamente utilizzate di cig (531,8 milioni di ore a fronte dei 973 milioni autorizzati alle aziende nell’anno) emerge che le unità lavorative annue non utilizzate nell’intero 2011 sono state 265.942. La cassa integrazione guadagni (Cig) utilizzata a marzo è pari a 35,5 ore ogni mille ore lavorate, con un aumento tendenziale di 6,9 ore ogni mille ore lavorate – rileva ancora l’Istat.

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