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Il capitale, la merce, la metropoli

Dell’uso capitalistico delle città, Engels aveva scritto ampiamente nella sua inchiesta su Manchester e le città fabbrica inglesi. Il processo storico di edificazione delle città fabbrica diventò visibile in Italia con il boom del triangolo industriale nel dopoguerra. Ma è dalla deindustrializzazione feroce avviata negli Ottanta, che le grandi metropoli italiane hanno cominciato ad adeguare il loro volto e le loro relazioni sociali alla frammentazione che ha investito sia il lavoro che la giornata lavorativa sociale a livello metropolitano.

Il forum organizzato dalla Rete dei Comunisti di Roma, tra l’altro, non è un fulmine a ciel sereno. Questi compagni ci ragionano sopra da almeno quindici anni. E’ sufficiente avere tra le mani gli atti con gli interventi ad un seminario tenutosi a Firenze nel 1997 (Dalle città fabbrica alle metropoli) per capire dove e come si è ripartiti con una analisi marxista delle metropoli e della condizione sociale metropolitana. Ipotesi di ricerca e di lavoro che troviamo rielaborate nel 2005 in un altro forum della Rete dei Comunisti sulla lotta per l’egemonia tra capitale e lavoro, nel quale gli interventi di Vasapollo e Cararo (e sotto altri aspetti Alessandro Mazzone che segnalò con grande lucidità la questione della riproduzione sociale complessiva), tornano sulla questione metropolitana come luogo in cui “quantità e qualità delle contraddizioni di classe” hanno il loro punto più alto, a seguito di una nuova divisione internazionale del lavoro che ha redistribuito a livello internazionale la produzione di valore ma tiene concentrate nelle metropoli gli asset strategici e la parte più rilevante della catena del valore.
La metropoli come merce in questa occasione si concentra sulla realtà di Roma (terza area metropolitana per numero di abitanti ma seconda per valore prodotto), una città dove si concentrano il 92% delle multinazionali insediatesi nella regione e dove, secondo un rapporto della Luiss-Osservatorio sulla internazionalizzazione, le multinazionali dicono di trovarsi bene perchè “c’è forza lavoro qualificata e abbondante” mentre amministrazione pubblica e servizi lasciano più a desiderare. Una logica che richiama immediatamente alla memoria Engels quando definitiva le metropoli “un magazzino di forza lavoro disponibile”. Ma la lettera di presentazione del Forum di sabato 16 giugno segnala il crescente interesse delle grandi multinazionali sull’area metropolitana di Roma. I due vertici dell’Ibac (International Business Advisory Council) tenutisi nella Capitale nel 2011 e 2012, hanno visto la presenza degli amministratori delegati di una cinquantina di grandi multinazionali e banche italiane ma soprattutto straniere. Che che cosa possono volere la Ubs svizzera o la Volkswagen da una città come Roma? Si comprende bene come questo manifesto interesse sia qualcosa di più e di diverso da quello dei palazzinari che storicamente hanno disegnato il volto urbanistico, la ricchezza e il potere politico nella Capitale. Capirlo per tempo può essere utile per non limitarsi più a denunciare e combattere un nemico che appare in via di sussunzione da parte di pescecani molto più grandi ed ai quali o si adegua o verrà mangiato. Una prospettiva che affascina e terrorizza anche un rampante sindaco fascista come Alemanno.

La convocazione del forum di sabato prossimo, dichiara poi di fare proprie le considerazioni del marxista inglese David Harvey (già autore di testi fondamentali per la comprensione del capitalismo del XXI Secolo, una fra tutti “La crisi della modernità”) quando afferma che “Dopo tutto, è il capitalismo finanziario a costruire oggi la città, coi suoi condomini e uffici. Se vogliamo resistere dobbiamo farlo con una lotta di classe, contro questo potere. E sono molto serio nel porre la domanda: come si mobilita una intera città? Perché è nella città che sta il futuro politico della sinistra”. Il nocciolo della questione “politica” nel conflitto sociale metropolitano sembra proprio questo.
Individuare le tendenze in corso per potergli sbarrare il passo è importante. Pensare di poter condizionare poteri forti di questa portata con programmi che prevedano compatibilità, cogestione o accordi in compensazione, è una illusione sulla quale trastullarsi ancora può diventare una dannazione, soprattutto per le forze della sinistra.

L’appuntamento per i lavori del Forum è alle 10.00 e si proseguirà fino al primo pomeriggio. Tre relazioni inquadreranno la discussione sui temi già indicati nel documento di convocazione e poi relazioni, contributi e interventi di esperti (Sotgia, Tamburino, Mazzola, Sartogo, Bistecchia) e di movimenti sociali e sindacali (dal Consiglio Metropolitano ai Blocchi Precari Metropolitani, dalla Usb ai comitati No Pup Indignati, dai comitati pendolari a quelli che si battono sull’emergenza rifiuti e contro le privatizzazioni).

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