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Marchionne chiude cinque stabilimenti Iveco in Europa

Dopo l’Irisbus in Irpinia chiudono altre fabbriche del gruppo Fiat, che rende sempre più incerto il futuro dei lavoratori.
Iveco, società di Fiat Industrial, ha deciso di ridurre la sua presenza in Europa: l’obiettivo é quello di chiudere entro l’anno cinque stabilimenti lasciando a casa in totale 1.075 lavoratori. L’annuncio è stato fatto ieri al Fiat Industrial Village, dove viene presentato il nuovo camion Stralis, prodotto a Madrid. E dove ancora una volta l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, coglie l’occasione per elogiare il premier Mario Monti e quello che ha definito il suo ”capolavoro” nel vertice Ue. ”L’accordo di Bruxelles – spiega il supermanager – scongiura un disastro che la gente ha assolutamente sottovalutato. Il problema c’era. Monti ha fatto un capolavoro, é stato veramente un grande: a livello internazionale non credo abbiamo mai avuto nessun altro capace di farlo”. Marchionne invita a non parlare di sconfitti e vincitori: ”quell’accordo – sottolinea – é stato fatto per il bene dell’Europa, non a favore di un Paese o di un altro. Chi fa discorsi di campanilismo sbaglia alla grande, si vanno ad aizzare reazioni che é meglio evitare. Bisogna ringraziare tutti quelli che si sono rimboccati le maniche”.
Per l’Italia ci sono ancora ”problemi da risolvere”, ma Marchionne ora ”puo’ guardare agli investimenti in Europa con maggiore stabilita”’. Resta invece difficile la situazione per il mercato dell’auto: l’a.d. parla di un calo delle vendite a giugno ”a due cifre, meno del 20%” e conferma la previsione di una chiusura dell’anno a quota 1,4 milioni.
Per Iveco invece continua la contrazione della produzione in Europa: dopo la chiusura degli stabilimenti di autobus di Avellino e Barcellona, ora sono cinque le fabbriche destinate a cessare la produzione entro l’anno: una in Francia, a Chambery, due tedesche, a Weiswell e Ulm (dove però nascerà un centro di eccellenza per i mezzi anti-incendio) e due austriache, a Gratz e Goerlitz. ”Sono chiusure dolorose – ha detto l’ad di Iveco, Alfredo Altavilla – ma servono a rafforzare l’azienda nel suo complesso. Non abbiamo però tagliato gli investimenti: quando i mercati si riprenderanno ci troveranno pronti”.

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