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La Sapienza. Studenti occupano rettorato: “Frati vattene”

Nella tarda mattinata di oggi un folto gruppo di studenti di alcune facoltà dell’Università La Sapienza di Roma hanno simbolicamente occupato il rettorato per chiedere le dimissioni del professor Luigi Frati, rettore finito nell’occhio del ciclone dopo che la magistratura ha aperto delle inchieste sul suo operato. “Corruzione, tagli, meritocrazia. Frati Vattene!” recitava lo striscione portato dagli studenti. Poco prima aveva invaso gli uffici del Laziodisu per denunciare il ritardo nel pagamento delle già poche borse di studio. “Voi 5 mila euro di vitalizi, noi 500 euro per una stanza. Con i nostri soldi avete pagato i vostri festini” hanno gridato i manifestanti.
Una protesta, quella di oggi, in difesa del diritto allo studio e contro un sistema universitario che definiscono “marcio” e all’interno del quale i privati acquistano un ruolo sempre più invadente. L’ultimo di una lunga serie di esempi: la concessione ad un’azienda esterna del servizio telematico di registrazione degli esami; stessa sorte toccata ai servizi di pulizia, giardinaggio, vigilanza ecc. Milioni di euro regalati a ditte private che forniscono servizi sempre più scadenti, a scapito di una qualità dello studio al limite della sopportazione. Gli studenti denunciano anche che mentre nei loro confronti sono state spiccate multe ingenti per la somministrazione abusiva di bevande alcoliche durante iniziative di socialità da loro organizzate, a grandi multinazionali come la Ceres o la Redbull il rettorato ha consensito di utilizzare l’Università a scopi commerciali. 
Come segnala un volantino distribuito all’interno della città universitaria, al centro della protesta degli studenti anche le condizioni di lavoro precario dei ricercatori, “costretti a ore e ore di lavoro gratuito, senza alcuna possibilità di inserimento nell’organico dell’Ateneo” e ai quali si preferiscono “collaborazioni esterne”. E ancora: la carenza di aule che non consente il corretto svolgimento dell’attività didattica e la finta meritocrazia che “offre didattica di qualità, alloggi e mense gratuitamente per pochi eccellenti o per meglio dire eletti”.
Emblematico della situazione de La Sapienza è, secondo gli studenti, il caso della facoltà di Giurisprudenza in cui – denunciano – “l’organico è ridotto ai minimi termini come conseguenza della scelta di non assumere i docenti precari interni, e preferendo invece le collaborazioni esterne. Così le aule disponibili sono ormai troppo piccole, perché un docente deve insegnare a centinaia di studenti. Anche in questo caso la soluzione trovata coinvolge grandi investimenti che potevano essere evitati: l’installazione delle tensostrutture costruite con la scusa della carenza di aule in realtà devono supplire alla mancanza di professori per offrire una didattica, evidentemente di scarso livello, agli studenti”.

I collettivi promotori dell’occupazione annunciano nuove iniziative  contro quelle “riforme, di ogni matrice partitica, che hanno accentrato il potere attorno alla figura del Magnifico e hanno spianato la strada ad una gestione dell’Università pubblica a favore delle lobby di potere, trasformandola in una vera e propria azienda”.

Gli studenti e le studentesse chiedono le dimissioni di Frati e si schierano anche contro il Governo Monti, definito rappresentante di una classe baronale privilegiata e inamovibile. “Che se ne vada anche Monti, il barone, un alto rappresentante di questo genere di politiche scellerate. Proprio lui mpone sacrifici a chi già ne fa, nascondendosi dietro un passato ed una qualifica che è proprio accademica. Sempre lui esegue i diktat di Banca centrale ed establishment europei, facendosi esecutore del processo di Bologna, il processo europeo di ristrutturazione aziendale dell’università”.

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