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Fiat taglia in Polonia e accusa gli operai italiani

Una porcata che lo mette al livello di un Calderoli, ma che rivela anche la pochezza imprenditoriale dell’ex salvatore della patria automobilistica. Finiti i giochi di prestigio finanziari, messa su strala la Chrysler Usa grazie a stipendi dimezzati e prestiti statali, accantonata l’idea di investire in nuovi prodotti a causa della crisi (e al contrario di quel che ha fatto la concorrenza internazionale, Marchionne si ritrova con le gomme sgonfie e il gruppo in panne. E accusa, come al solito, i lavoratori.
Vediamo come descrive la situazione il giornale di Confindustria:

La Fiat taglia 1.500 posti in Polonia: la situazione «molto negativa» del mercato «obbliga la società»

La Fiat taglia 1.500 posti in Polonia, pari a quasi un terzo della forza lavoro della compagnia automobilistica nel paese. Lo annuncia la controllata polacca (Fiat Auto Poland): l’azienda effettuerà una riduzione del personale dello stabilimento di Tychy (sud Polonia), a causa della profonda crisi del mercato automobilistico europeo. In Polonia il Lingotto produce la Fiat 500, la Lancia Ypsilon e la Ford Ka. La situazione «molto negativa» in cui versa il mercato automobilistico provoca «un esubero di 1.500 dipendenti – si legge nel comunicato ufficiale – e obbliga la società a far partire immediatamente la procedura di licenziamenti collettivi prevista dalla legge». Fiat Auto Poland aggiunge «di aver espresso ai sindacati la volontà di iniziare immediatamente una trattativa per trovare soluzioni compatibili per la gestione degli esuberi». La società spiega anche di aver tenuto oggi un incontro con i sindacati per esaminare l’andamento del mercato automobilistico europeo e le conseguenti ricadute sulla sua attività.

L’azienda: domanda negativa soprattutto in Italia

In quest’ambito è emerso che la domanda di autovetture in Europa è negativa, in particolare in alcuni Paesi come l’Italia, verso i quali è diretta la maggior parte delle esportazioni delle vetture prodotte a Tychy. Il mercato europeo, dopo il picco di 16 milioni nel 2007, è in costante discesa, anno dopo anno, e le previsioni per il 2012 sono di un ulteriore calo tra i 12,5 e i 12,8 milioni. Proprio il segmento A, al quale appartengono le vetture prodotte a Tychy, è quello che più ne ha risentito. Anche il mercato polacco evidenzia una flessione di oltre il 20% rispetto al 2008 con conseguenti riflessi negativi sulla vendita di vetture Fiat. La società indica che «malgrado Fiat 500 continui ad essere una delle vetture più apprezzate nel suo segmento con oltre un milione di auto prodotte e che continui nello stabilimento la produzione della Lancia Ypsilon e della Ford Ka, l’andamento dei mercati e le previsioni negative per il futuro determinano forti difficoltà in Fiat Auto Poland».

Produzione dimezzata dal 2009

Quest’anno la produzione non raggiungerà le 350mila vetture, rispetto alle oltre 600mila del 2009, e per il 2013, in base alle prospettive della domanda, viene stimata una produzione inferiore a 300mila vetture. A causa del forte calo dei volumi produttivi l’azienda afferma quindi che «sarà necessario modificare l’organizzazione dello stabilimento, passando da tre a due turni lavorativi, e rivedere la struttura commerciale che sarà adattata allo scenario attuale».

La crisi c’è oer tutti, ma per Fiat è più grave che per gli altri costruttori. Come reagisce alle critiche il manager superpagato anche quando i risultati industriali giustificherebbero semmai il suo licenziamento?
Ecco qui un pezzetto dallo stesso giornale.

Marchionne: non posso dire ai lavoratori di Fiat nel mondo che devono mantenere i loro colleghi italiani

«Dei 4,1 miliardi di utile operativo che abbiamo dichiarato nel 2011, non un solo euro è venuto da questo Paese (l’Italia, ndr) – non uno». Inizia così il passaggio più duro dell’intervista che Sergio Marchionne, ceo di Chysler e Fiat (confermato oggi numero uno di Acea), ha rilasciato a Bill Emmot. L’occasione: la proiezione in anteprima privata del nuovo film di Bill Emmott e Annalisa Piras, «Girlfriend in a coma».

L’Italia messa a nudo

Il film, mostrato a pochi eletti tra Londra e New York, è un documento assai critico sull’Italia di oggi. Critiche a cui no si è sottratto, come era forse prevedibile, lo stesso Marchionne. Che commentando la pellicola, ha colto l’occasione per aggiungere il suo punto di vista sull’Italia, vista in questo caso da un manager al lavoro in un gruppo internazionale.

Il messaggio ai lavoratori italiani

«Abbiamo – ha detto Marchionne a Emmott – più di 260mila dipendenti nel mondo. All’incirca 80mila in Italia. Non posso dire agli altri 180mila che il loro ruolo nella vita è quello di fornire un sussidio a un sistema inefficiente, non-competitivo e sub-ottimale. Non posso».

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Quel che Marchionne non dice, naturalmente, è che in Italia non sono più prodotti – per scelta sua – nuovi modelli. Gli unici due che vanno non tanto male sono ancora la Punto (assemblata a Mlfi) e la Panda (a Pomigliano). Ma nemmeno in questi stabilimenti si riesce ad andare avanti senza cassa integrazione (i “sussidi” alla Fiat li paga lo Stato, non è certo Marchionne a regalare qualcosa ai suoi dipendenti). Mentre negli altri (Mirafiori e Cassino) si lavora ormai solo qualche giorno al mese per fare auto vendute in piccolissimi volumi (Mito, Giulietta, ecc). “Tirano” sempre, invece, Ferrari e Maserati. Ma non sono certo modelli “di massa”.

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