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Casa: ti spremono e poi ti buttano


Dopo l’89 tutti quei paletti culturali e legislativi che limitavano la ricerca spasmodica e isterica del profitto venivano demoliti . Anche le città e i territori della Romagna subiscono una radicale trasformazione nel modo di 
amministrare: gli spiriti maligni di un turbo_capitalismo rimasto imprigionato dentro il vaso di Pandora del “riformismo” si sprigionano dopo la sua rottura scrollandosi di dosso gli ultimi residui dell’ideologia socialista.  Il cambiamento ha investito tutti i settori e quello urbanistico è uno dei principali.

I PRG vengono concepiti per accelerare veri e propri processi speculativi. Ma è con l’insediamento del polo universitario che si dà il via alla più grande operazione speculativa e fascista nella storia di Cesena dal dopo-guerra ad oggi: centinaia di famiglie,anziani e inquilini a basso reddito vengono espulsi dal centro storico. Sfrattati,spesso con l’intervento della polizia, vengono buttati in pasto ad un mercato degli affitti liberalizzato o legati al cappio di mutui in nuove aree residenziali periferiche. Tutto questo per far posto a migliaia di studenti in affitto “uso foresteria” trasformando una folta schiera di piccoli e medi proprietari  in una vera classe di strozzini che formerà parte di quel blocco sociale insieme a imprenditori, agenzie immobiliari,  banche,professionisti che sarà una delle principali basi del consenso alle giunte di centro-sinistra.
Un modello “Arcore” in salsa romagnola che non disdegnerà di avvalersi ,negli anni a venire, di capitali freschi in odor di mafia e di una estensione del caporalato e del lavoro nero nel settore dell’edilizia.
Il settore dell’edilizia diventa quello trainante, seguendo il corso regionale, stimolando un indotto di piccole e medie aziende che attirano migliaia di lavoratori immigrati dal sud-Italia e dall’estero.
I salari sono bassi,grazie alle varie “riforme” che precarizzano il lavoro e contratti al ribasso ma il mercato degli affitti subisce una ulteriore impennata.
I costi di un affitto e di un mutuo arrivano ad incidere per oltre il 60% sul salario e si è costretti ad accettare condizioni e orari di lavoro di ogni tipo.
Con il deflagrare della crisi in tutta la Regione come in Provincia la situazione diventa drammatica: licenziamenti,cassa-integrazione,mancato rinnovo dei contratti a termine si accompagnano allo smantellamento del welfare con tagli ai servizi e aumento delle tariffe.
Le conseguenze sono quelle che vediamo oggi: la crescita esponenziale degli sfratti per morosità e l’insolvenza dei mutui prima-casa. Il fenomeno colpisce in modo particolare quelle fasce di lavoratori immigrati citati privi anche di qualsiasi appoggio parentale per affrontare l’emergenza.
Centinaia di sfratti eseguiti a Forlì e cesena nel 2012 e molti di più si profilano per il 2013. L’atteggiamento del Governo regionale e degli enti locali prevede stanziamenti con il conta-gocce per l’ERP e punta a spacciare il “social housing” come una delle soluzioni per l’emergenza quando in realtà si rivolge a famiglie di reddito medio-alto in grado di acquistare un alloggio.
E’ evidente che affrontare questa “emergenza” in una logica conflittuale vuol dire mettere in discussione uno degli elementi cardine su cui poggia il sistema dell’accumulazione e il consolidamento della sua rappresentanza politica. Vuol dire critica alla mercificazione del territorio, alla cementificazione, agli effetti collaterali sulle relazioni sociali . Vale la pena ragionarci sopra e muoversi.

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