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Umbria. Una privatizzazione consueta e vergognosa

Un documento predisposto alla fine di marzo da Umbria Mobilità dovrà passare al vaglio dei comuni e dei soci privati che tra poco si prenderanno il pezzo migliore della azienda regionale dei trasporti.

Tre paginette dense di numeri portano alla prevedibile conseguenza della privatizzazione dell’azienda: taglio dei chilometri di servizio e aumento delle tariffe. Infatti  gli strumenti utilizzati per portare un servizio pubblico di trasporto ad una gestione privata sono sempre e solo questi  due: taglio dei chilometri e aumento dei biglietti, dal 6,8% al 25,6% a seconda dei casi.

L’Umbria è stata così divisa in tre bacini. Il primo è il comprensorio di Perugia, il secondo è quello del Folignate-Spoletino,  il terzo l’area di Terni.

Nel primo bacino (Perugia) la manovra ipotizzata è quella di un taglio del 4,1% dei chilometri (che arriva al 9% sommando quelli precedenti) e un aumento del 6,8% dei biglietti (a parte Perugia in cui già c’è stato).
Più complicata appare la situazione nel bacino di Foligno e Spoleto. Qui la sforbiciata ai chilometri sarebbe dell’11,4%, mentre l’aumento del biglietto arriverebbe al 21,7%.
Nel Ternano infine il taglio dei chilometri sarebbe del 9,3% e con un aumento sostanzioso delle tariffe (25,6%).

Martedì scorso c’è stata una riunione operativa nella sede dell’assessorato regionale ai Trasporti insieme ai comuni che in parecchi casi rumoreggiano contro questa ennesima cura da cavallo. Raccontano ad esempio che il sindaco di Norcia Gian Paolo Stefanelli abbia abbandonato furibondo la riunione di martedì sera, dove i vertici dell’azienda regionale trasporti hanno comunicato la soppressione di una serie di corse, specie nel periodo invernale. “Più che di un’interlocuzione si è trattato di un’imposizione di scelte, che saranno attuate a partire dal prossimo 9 giugno, siamo di fronte – afferma il sindaco – a tagli indiscriminati che non tengono conto delle caratteristiche di questo territorio, notevolmente distante dai più importanti centri urbani dell’Umbria e privo di una linea ferroviaria, tanto che a seguito della chiusura della Spoleto-Norcia, il Ministero dei Trasporti trasferisce ogni anno alla Regione fondi aggiuntivi destinati proprio a sopperire tale carenza”.

Sul tavolo della discussione infatti non c’è solo l’aumento delle tariffe (si dovrebbe decidere entro la fine dell’anno) ma anche come arrivare a quei due milioni di chilometri di tagli da effettuare non tanto e non solo attraverso la riduzione delle linee ma andando ad incidere sulle corse nei giorni festivi e nelle fasce non a bassa affluenza.

La terza leva, tragica e consueta nelle privatizzazioni dei servizi pubblici, è quella dei licenziamenti dei lavoratori. Infatti privatizzando Umbria Mobilità ci potrebbero essere 108 esuberi  8in precedenza di era parlato di una novantina). Una notizia che ha suscitato rabbia e polemiche contro chi aveva rassicurato i lavoratori sugli esuberi. L’assessore provinciale di Perugia Luciano Della Vecchia si è affrettato ad assicurare che non ci sono ancora atti scritti e che tutto quello che esce in questo senso è solo terrorismo mediatico. A leggere i dati che abbiamo esposto e documentato prima non si direbbe proprio, se c’è del terrore e del disagio è solo quello provocato dalla privatizzazione di un servizio pubblico.
Contro questa ennesima operazione antisociale e privatistica, si è costituito il Comitato lavoratori e utenti contro la privatizzazione che insieme al Comitato No Debito, all’Usb ed altre realtà sociali e politiche del territorio sta denunciando con volantinaggi, assemblee e sit in gli effetti perversi della privatizzazione di Umbria Mobilità. L’inchiesta prosegue….

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