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I contratti nazionali sotto il tiro della Troika

A conclusione della prima giornata del congresso della USB a Montesilvano, si è svolto un interessante seminario internazionale con le delegazioni sindacali provenienti dagli altri paesi, in particolare dai Pigs europei.
Dal Pame greco alla CGTP portoghese, dal LAB basco a Solidairès francese, ma anche il sindacato di Cipro e la stessa Federazione Sindacale Mondiale con il suo segretario internazionale Mavrikos, hanno partecipato all’incontro ospitato dalla USB che da tempo ha deciso di aderire alla FSM.
Al centro della discussione il nodo dei contratti collettivi nazionali finiti sotto il tiro dei diktat della Troika europea in tutti i paesi sottoposti alle terapie d’urto. In realtà sotto tiro ci sono anche i contratti nazionali per i lavoratori francesi (diversamente che in Germania).
Il seminario è partito dal commento alle conclusioni della recente Conferenza Internazionale del Lavoro dell’OIL (organizzazione delle Nazioni Unite per il lavoro), nelle quali si raccomanda ai governi di non “recedere dalla piena realizzazione dei diritti fondamentali del lavoro” e chiede che le i diritti di tutti i lavoratori siano adeguatamente tutelati dalle legislazioni nazionali r che i lavoratori possano effettivamente esercitare la libertà sindacale e il riconoscimento effettivo del diritto alla contrattazione collettiva”.
Una risoluzione ampiamente condivisibile che però si sgretola pesantemente davanti alle misure concrete e antisindacali adottate dai governi dell’Unione Europea e soprattutto nei Pigs sottoposti alle imposizioni della Troika.
La stessa lettera di Draghi e Trichet del 5 agosto 2011 chiedeva esplicitamente la fine della contrattazione nazionale collettiva e la primazia dei contratti aziendali. Una rottura e una liquidazione pesante dell’unità dei lavoratori e di criteri generali uguali per tutti. Ma una operazione devastante quando trascina con sè anche la liquidazione del diritto di sciopero e di organizzazione dei lavoratori.
L’accordo del 31 maggio tra Cgil Cisl Uil e Confindustria sulla rappresentanza, è stato adottato anche negli altri paesi come Spagna, Grecia, Portogallo, Cipro, a conferma che si tratta di una operazione coordinata per spezzare la tenuta e la resistenza dei sindacati di classe nei paesi che più degli altri vengono sottoposti alle terapie d’urto della Troika. Uno degli effetti è già oggi la repressione contro i delegati dei sindacati di classe tramite licenziamenti politici e in alcuni casi il carcere.
Il problema secondo i sindacati riuniti nel seminario, è che la logica del patto sociale viene sostenuta dai sindacati aderenti alla CES (in Italia Cgil Cisl Uil) come garanzia per i governi europei nelle scelte antipopolari che adottano. “Il patto sociale è stato lo strumento atttraverso cui si è cercato di impedire qualsiasi tipo di opposizione e di conflitto contro le scelte imposte dall’Unione Europea” ha affermato nella relazione introduttiva Paola Palmieri della USB.
Il rappresentante di Solidairès (Francia) ha sottolineato le proprie esplicite critiche anche al governo Hollande per la controriforma previdenziale. Più pesanti ancora gli effetti del patto sociale in Spagna, Grecia, Portogallo e Cipro.
Infine nella discussione c’è stato un convitato di pietra: l’uscita dall’Unione Europea e dall’Eurozona. Una consapevolezza che ancora non c’è negli altri sindacati europei aderenti alla Federazione Sindacale Mondiale (e dunque non alla CES del patto sociale) ma che invece si è cominciato a discutere nel congresso nazionale della USB.

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