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Cgil. Avanti tutta con l’accordo della vergogna

Il segretario confederale della Cgil Fabrizio Solari dichiara di aver discusso con le tre principali centrali cooperative il tema della rappresentanza, riscontrando una volontà per arrivare a un’intesa. La prossima settimana sono in programma incontri con Confcommercio e Confservizi. Dunque una serie di associazioni datoriali sono disponibili a esaminare la possibilità di adottare, nei relativi comparti produttivi, l’intesa siglata con Confindustria il 31 maggio.

L’intesa delle beffe, i padroni ottengono la sicurezza che gli accordi firmati non siano più messi in discussione, CGIL CISL UIL e i loro sindacati di categoria, come la FIOM di Landini che ha elogiato questo accordo (sic!), hanno ottenuto ed otterranno l’esclusività dei diritti sindacali, della contrattazione e della rappresentanza mentre i lavoratori vengono trattati alla stregua di utili idioti, visto che non possono scegliere liberamente né i propri rappresentanti né decidere sulle piattaforme e poi sui contratti.

La libertà di ognuno è violata da questo accordo che consegna la vita di milioni di lavoratori a sindacati disponibili a firmare qualsiasi schifezza richiesta dalle aziende come dimostrano tanti accordi, come quello del San Raffaele, respinto dai lavoratori con il referendum.

Cgil, Cisl e Uil ritrovano l’unità per la loro stessa sopravvivenza sulla pelle dei milioni di lavoratori italiani, ai quali negli anni hanno eroso diritti e salario in piena complicità con le associazioni datoriali. Con questo Protocollo  infatti si mira ad estendere il modello Fiat, ovverosia a scambiare il monopolio della rappresentanza dato ai sindacati firmatari con la rinuncia al diritto di sciopero e al conflitto sindacale.

USB rilancia le mobilitazioni per chiedere al Parlamento di calendarizzare immediatamente la discussione di una legge che – attuando lo spirito dell’art. 39 della Costituzione − preveda il diritto per tutti i lavoratori di poter scegliere liberamente i propri rappresentanti senza alcun vincolo   e che – senza alcuno scambio con il diritto di sciopero − riconosca la rappresentanza in relazione all’effettiva rappresentatività, misurata proporzionalmente, indipendentemente dalla sottoscrizione degli accordi che comunque dovranno essere sempre definitivamente approvati dai lavoratori attraverso meccanismi realmente democratici.

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