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Torino. Ancora stagnante la vertenza dei lavoratori della Rear

Sono ancora in attesa di risposte i lavoratori della REAR, cooperativa appaltatrice del Museo Nazionale del Cinema di Torino, protagonisti di una clamorosa protesta che vide scendere in campo il regista Ken Loach, il quale lo scorso novembre rifiutò il premio alla carriera assegnatogli dal Torino Film Festival in solidarietà con i licenziati dalla cooperativa. Si protrae il silenzio da parte del sindaco Fassino, interlocutore per la vertenza essendo il Museo Nazionale del Cinema una partecipata del Comune di Torino. Intanto si avvicina la 31ma edizione del Torino Film Festival (gestito dallo stesso Museo) con un contratto scaduto per la gestione dei servizi alla Mole Antonelliana e concesso in regime di proroga alla REAR. Ciò avviene nonostante il perdurante sfruttamento a cui sono sottoposti i dipendenti, che ricevono una retribuzione di 4,99 Euro orari mentre la cooperativa, da contratto di servizio, ne incassa 15,50. I lavoratori però incassano la solidarietà del Senatore Alberto Airola, del Movimento Cinque Stelle, che annuncia un intervento sulla vertenza: “La vicenda della Rear è una vergogna sia per il comparto cultura torinese sia per l’iniquo trattamento riservato ai lavoratori”, ha dichiarato il Senatore, che ha aggiunto: “L’indifferenza verso lo sfruttamento e il ricatto dei suddetti lavoratori da parte di ‘intellettuali’ che da sempre propagandano idee e posizioni ‘di sinistra’ a favore di una scriteriata gestione delle esternalizzazioni, attribuita a una cooperativa a capo della quale c’è un consigliere regionale Pd e vicepresidente della commissione Cultura, prima ancora che sospetta di conflitto d’interessi è già di per sé moralmente inaccettabile e vergognosa”. “L’unica posizione coerente è quella testimoniata dal grande regista Ken Loach. In quanto lavoratore del settore già all’epoca dei fatti mi sono unito a  rimostranze e proteste. Oggi – ha concluso Airola – non posso esimermi dal continuare a denunciare con forza e pubblicamente questo scandalo”.

 

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