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Mantova: MOL si prende la raffineria. Il 90% degli operai a casa

Con l’inizio del nuovo anno come programmato parte il progetto della multinazionale ungherese MOL di acquisizione e conversione del polo produttivo di Mantova dove sorge la raffineria petrolifera IES di proprietà del gruppo ENI.
E’ infatti scaduta il 31 dicembre la convenzione per il trasporto e la lavorazione di greggio da Porto Marghera (Venezia) al capoluogo lombardo; la multinazionale magiara ha così via libera per trasformare l’area in un approdo di tipo logistico dove stoccare e procedere alla distribuzione di prodotti finiti.
In sintesi, la notte del 20 dicembre sindacati e padronato fanno il regalo di Natale ad oltre 400 operai, firmando un accordo fatto di inviti alla mobilità, elemosine e la notizia che saranno solo 85 gli operai reimpiegati nel nuovo impianto logistico MOL.
Lo scorso 2 dicembre si è tenuto il tavolo di crisi presso il Ministero dello Sviluppo Economico a Roma, al quale hanno partecipato comune, provincia e regione Lombardia unitamente alle sigle di categoria dei sindacati confederali, dell’UGL e alle RSU. Per parte padronale era presente l’Amministratore Delegato di IES che ha illustrato il progetto ormai definito da MOL, colpevolmente assente all’incontro.
I successivi incontri del 4 dicembre in regione e dell’11 di nuovo a Roma non hanno spostato di una virgola la situazione per gli oltre 400 operai direttamente impiegati dall’azienda, ai quali ne vanno aggiunti almeno altrettanti grazie all’indotto generato da lavorazioni così complesse.
All’assemblea dello scorso 7 novembre la situazione era ovviamente tesa, con i confederali come al solito impegnati a tentare di vendere fumo agli operai: sono stati loro stessi infatti attraverso i quattro RLSA aziendali a diradare la nebbia del progetto di conversione, sollevare il reale problema di accordi già presi da tempo tra ENI e MOL, ricordare il fatto che già da metà ottobre la controllata del cane a sei zampe VERSALIS stia provvedendo alla costruzione di un nuovo impianto petrolifero in Ungheria. E soprattutto sollecitare un incontro diretto con i vertici della multinazionale italiana, reale proprietaria di IES.
Tutte motivazioni puntualmente spente dai sindacati, impegnati al Ministero di Zanonato a discutere di salvaguardia e manutenzione degli impianti e della reindustrializzazione del sito; ne sia prova e conferma il verbale nel quale non si registrano solleciti da parte delle cosiddette parti sociali di coinvolgere le due multinazionali al tavolo romano, tanto meno quello territoriale in regione.
E dire che l’annuncio ufficiale di acquisizione da parte degli ungheresi della Italiana Energia e Servizi risale al novembre del 2007, coerentemente con i progetti espansivi di MOL che ha già da tempo le mani in Croazia (con le raffineria INA di Rijeka e Sisak), Austria (conMOL Austria Handels GmbH) e Slovenia (MOL Slovenia), senza scordare gli investimenti nella vicina Slovacchia attraverso SLOVNAFT.
Dal canto suo, MOL informa sprezzante tramite il proprio sito internet di avere lanciato l’investimento a Mantova “nonostante la pesante situazione economica in Italia“, di “mantenere una ragionevole parte di lavoratori per rafforzare la propria competitiva posizione sui mercati italiani” e che “ci si aspetta che la nuova operazione porti maggiori benefici in termini finanziari rispetto a quelli registrati in passato con il progetto italiano della raffineria“. Il progetto espansivo magiaro punta ad aprire la strada verso il Mediterraneo ed all’intero sud Europa.
Gli avvenimenti degli ultimi quattro mesi mostrano in maniera oggettiva e per l’ennesima volta l’assenza di una progettualità industriale da parte del governo italiano, passivamente in balia dei poteri economico-finanziari dei potenti di turno. Solo lo scorso 7 ottobre era stato proprio il MISE attraverso Giampiero Castano, uno dei suoi dirigenti, a sollecitare il blocco del progetto di MOL; un autunno intenso per gli operai e le operaie, che avevano fatto partire lo sciopero ad oltranza con un corteo cittadino (che ha registrato la solidarietà della quasi totalità dei mantovani), facendo funzionare al minimo gli impianti e convocando a gran voce governo e prefettura.
Le stime per un così drastico ridimensionamento delle attività in Strada Cipata parlano di una sola trentina di addetti che resterebbero a lavorare nei capannoni di MOL, con un taglio occupazionale che si aggira intorno al 90% indotto escluso. Ed anche lo scorso ottobre su questo blog si segnalava il dirompente effetto-crisi in città, con l’esplosione degli sfratti (quasi tutti per morosità incolpevole) e l’allarmante dato delle oltre 5000 case sfitte sul territorio comunale.
Si capiscono dunque le gravi e pesanti responsabilità sociali che gravano sulle spalle di chi ha gestito la situazione (CGIL,CISL,UIL,UGL) unitamente alle istituzioni territoriali ed al governo stesso. Resta vivissimo l’invito di andarsi a vedere documenti e dichiarazioni in parte qui riportati attraverso i link, per vedere l’escalation di pura nefandezza morale di chi ancora si arroga la paternità della gestione delle vertenze del lavoro.
Il milionesimo invito per operaie ed operai a fare da soli, documentando contemporaneamente sui vari capi d’accusa del padronato e dei suoi zerbini.

Mattia Laconca – Operaio,Pavia

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