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Casa: nuove occupazioni a Firenze e Genova

Il Movimento di lotta per la casa torna in azione in tutta Italia. A Firenze, dopo le occupazioni di via dei Servi e via del Romito, che erano state sgomberate dalla polizia con violenza immediatamente nel primo caso e dopo pochi giorni nel secondo, questa volta è stato occupato un albergo in disuso alla periferia Nord del capoluogo toscano, all’incrocio tra viale Gori e via Baracca. Nell’edificio sono entrate 14 famiglie, circa 60 persone tra cui molti bambini, per lo più di nazionalità tunisina. Si tratta degli stessi nuclei familiari già sgomberati due volte dalle forze dell’ordine. “Questo albergo è in vendita da anni, è abbandonato, è in periferia – dice Lorenzo Bargellini del Movimento di lotta per la casa di Firenze – credo che questa volta non sgomberino. Ci sono tanti alberghi abbandonati a Firenze e in una situazione di emergenza abitativa come quella che stiamo vivendo possono servire alle famiglie sfrattate e senza casa”.

Sempre ieri, ma a Genova, sono stati occupati degli alloggi sfitti in via Prè, da oltre due anni di proprietà della Sovrintendenza Regionale “che, nel 2010, ha dato il via ad un piano speculativo per altro fallito”, spiega lo Sportello per il diritto alla casa del capoluogo ligure. Da allora questi appartamenti sono rimasti vuoti. “Mentre l’emergenza abitativa in città continua a crescere e a farsi sempre più critica anche grazie ai continui sgomberi e sfratti portati avanti dalle istituzioni e dai privati. Nel frattempo si stanziano i miliardi per le grandi opere inutili e dannose trascurando di ristrutturare gli immobili pubblici e gli alloggi popolari ‘per mancanza di fondi’ per poi addirittura svenderli. Da oggi questi spazi tornano ad essere case”. Grazie alla nuova occupazione potranno trovare un tetto sotto cui abitare alcuni nuclei familiari colpiti dalla crisi economica in corso. “Chi fino a ieri si trovava davanti al bivio di dover scegliere tra trovare qualcosa da mangiare o pagarsi l’affitto a prezzi insostenibili oggi potrà permettersi di costruire una nuova vita con la garanzia di una casa. Tra noi occupanti c’è chi ha perso il lavoro ed è costretto a trovare la possibilità di costruire un presente dignitoso ad una figlia laureata ma costretta alla disoccupazione e al precariato; chi a causa della fine del proprio contratto lavorativo rischia di finire per strada con un bimbo piccolo e chi è rinchiuso nella morsa di lavoretti precari e malpagati, costi dell’università sempre più alti e inconciliabili con qualsiasi possibilità di rendersi autosufficienti”.

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