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Usb: “bene le dimissioni di Mastrapasqua ma…”

“Finalmente” – Questo il primo commento di Luigi Romagnoli, dell’Esecutivo nazionale della USB Pubblico Impiego, alla notizia delle dimissioni di Mastrapasqua da presidente dell’INPS.

“Finalmente si chiude una delle pagine più buie nella storia del più grande ente previdenziale d’Europa – dichiara il delegato nazionale della USB – Con Mastrapasqua alla presidenza l’INPS ha perso funzioni, è aumentato il peso delle società esterne, è stata imposta una riorganizzazione che ha sottratto attività e peggiorato il servizio e le condizioni di lavoro dei dipendenti dell’ente, sono passate norme che hanno di fatto distrutto il sistema previdenziale pubblico”. 
“USB si è opposta con determinazione alla riorganizzazione voluta da Mastrapasqua – prosegue Romagnoli – e già nel 2012 denunciava il conflitto d’interessi del presidente e di altri amministratori pubblici, promuovendo una petizione tra i cittadini utenti dell’INPS, i “NO MASTRAPASQUA DAY”, per chiedere una norma che vietasse ai manager pubblici di avere altri incarichi in società partecipate o private e stabilisse un tetto invalicabile alle loro retribuzioni complessive”.
Spiega il dirigente sindacale della USB – “Le 5.706 firme raccolte davanti a 40 sedi dell’INPS, rappresentative dell’intero territorio nazionale, furono consegnate all’allora Ministro del Lavoro Fornero, che ci disse che le era stato impedito d’intervenire sulla governance dell’ente previdenziale. Oggi, evidentemente, le condizioni sono cambiate”.
“Accogliamo con soddisfazioni le dimissioni di Mastrapasqua da presidente dell’INPS – conclude Romagnoli – Ora ci aspettiamo non solo una Legge sul conflitto d’interessi dei manager pubblici e il ripristino di un governo collegiale dell’ente previdenziale con la nomina di un CdA, del quale non dovranno far parte le organizzazioni sindacali, ma soprattutto ci aspettiamo che si restituiscano autonomia, funzioni e sviluppo ad un ente che rappresenta un pilastro centrale del sistema sociale del Paese, tornando a guardare alla previdenza sociale pubblica non come un costo da tagliare ma come un investimento per la tenuta dello Stato. E’ quanto mai necessario rivedere la riforma delle pensioni per assicurare in futuro pensioni dignitose a tutti”.

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