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Diritto di sciopero. Martedi manifestazione alla Commissione di Garanzia

Dodici mesi senza diritto di sciopero. E’ quanto evoca la Commissione di Garanzia per “preservare” dalle proteste dei lavoratori il semestre europeo presieduto da Renzi e i sei mesi dell’Expo 2015 a Milano. Contro questo tentativo di legare le mani ai lavoratori in un momento di grande crisi e conflitto, l’USB manifesterà domani mattina davanti alla Commissione di Garanzia. L’appuntamento è per martedi 15 alle ore 10.00 in Piazza del Gesù.

Il Governo, attraverso la Commissione di Garanzia, chiede di non scioperare per tutto il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, da luglio a dicembre 2014, e per l’Expo del 2015. Tutto questo avviene mentre nel Paese sono in corso vertenze di rilevanza eccezionale, come ad esempio nel settore dei trasporti, e mentre continua l’emorragia di posti di lavoro.

Siamo di fronte ad un attacco concentrico al diritto di sciopero e conseguentemente al diritto dei lavoratori di difendere i propri interessi. Secondo l’Unione Sindacale di Base è necessario iniziare a rispondere in modo chiaro a chi intende vietare l’esercizio di questo diritto costituzionale.

La “legge antisciopero”, nata nel 1990 contro il sindacalismo di base che rivendicava in modo radicale lavoro, salario e diritti, si è via via fatta sempre più repressiva e governi e aziende ne hanno ampliato progressivamente gli ambiti di applicazione.

La Commissione di Garanzia ha fatto la differenza e con una serie di regolamentazioni, imposte o accettate da Cgil, Cisl e Uil, impedisce in modo ormai indecoroso l’esercizio del diritto di sciopero, non per tutelare l’utenza, ma per sostenere le ragioni delle aziende.

Da anni Cgil, Cisl, Uil e Ugl firmano contratti ed accordi che limitano questo diritto. L’ultimo accordo, quello del 10 gennaio 2014, lega l’esercizio di sciopero a sanzioni per chi osi contrastare quanto sottoscritto da aziende e sindacati complici. Oltre a limitare l’attività sindacale delle strutture di azienda di Cgil, Cisl e Uil, nega in modo illegittimo ed incostituzionale la rappresentanza sindacale a quelle sigle che, non accettando il divieto di sciopero, decidono di non aderire al “loro” accordo.

Ma il conflitto sindacale è il regolatore dei rapporti tra aziende e lavoratori: non può essere represso e va rivendicato. Per questo il presidio del 15 aprile rappresenta la ripresa dell’iniziativa sindacale a tutela del diritto di sciopero e contro la stretta autoritaria in atto nel Paese.

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