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I sindacati di base contro la Cgil: “Ascoltateci o blocchiamo l’ospedale”

Pacifici e contenuti, ma molto arrabbiati. Si sono dati appuntamento alle 10.30 di lunedì 14 aprile, sotto la sede della Cgil di via Garibaldi, i rappresentanti dell’Unione Sindacale di Base del Consorzio Hydra. Obiettivo della protesta i vertici del sindacato, colpevoli, a loro dire, di aver assecondato i dirigenti dell’azienda che il 5 marzo scorso hanno avviato le procedure di mobilità per 27 facchini dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. Licenziamenti inizialmente scongiurati grazie al presidio organizzato da USB il 17 marzo, ma poi tornati improvvisamente in auge con l’accordo Hydra-Cgil col quale sono stati proposti degli incentivi per la fuoriuscita volontaria. Incentivi che, di fatto, hanno confermato i licenziamenti. “Noi non ci stiamo – hanno fatto sapere a suon di slogan i lavoratori – e siamo pronti anche a bloccare l’ospedale se quall’accordo vergognoso non dovesse essere cambiato”.

La protesta, come detto, è stata civile e pacifica ma non ha risparmiato nessuno. I dirigenti della Cgil che si sono affacciati per qualche secondo sono stati attaccati e la richiesta di incontro fatta dai rappresentanti di USB è stata rispedita al mittente intorno alle 11.15. L’ingresso della sede è stato blindato per tutte le due ore di manifestazione da carabinieri e poliziotti che, comunque, non si sono mai dovuti muovere dalle loro postazioni dal momento che il clima, per quanto la situazione potesse essere tesa e delicata, è sempre rimasto disteso.

“Adesso non si può più nemmeno parlare con i sindacati – hanno alzato la voce i lavoratori di Hydra – che, nel frattempo, fanno accordi coi padroni per conto nostro. Se la democrazia e il rispetto delle regole democratiche non contano più nulla, se il diritto al dissenso viene negato, se i lavoratori non possono scegliere il sindacato che vogliono, significa che c’è una sospensione di democrazia e una virata autoritaria preoccupante, che noi non possiamo né vogliamo accettare. Questo provvedimento – hanno continuato – ci costringerà a rivedere anche da parte nostra la modalità di organizzare e agire il nostro diritto di lavoratori al dissenso, a decidere di organizzarci per scegliere il futuro e le nostre vite. Non ci fermeremo perché chi semina vento, raccoglie tempesta”.

* http://www.bergamonews.it

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