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La Thyssenkrupp “sperava” nei miracoli, quindi pena ridotta…

Per il appresentante dell’accusa – il procuratore generale della Cassazione – alla Thyssenkrupp di Torino non è successo granché; solo una “grandissima sconsideratezza”. Che poi siano morti in sette, per questo, è un problema secondario, come secondarie sono le condanne emesse dalla Corte d’appello, in secondo grado, che hammo cancellato l’accusa vera e propria: omicidio volontario.

I dirigenti e l’amministratore delegato responsabile dello stabilimento Thyssenkrupp, devono aver sorriso di soddisfazione sentendo le parole con cui il sostituto procuratore generale della Cassazione, Carlo Destro, ha escluso che si sia trattato di omicidio volontarioe quindi la conferma delle miti condanne d’appello.

Il pg Destro ha chiesto anche di respingere anche i ricorsi degli imputati e di escludere ‘Medicina Democratica’ dalle parti civili. Più chiari di così non si potrebbe essere: le imprese nom vanno disturbate mai, e le associazioi di professionisti che capiscono i problemi di cui si parla si “devono fare i fatti loro”. Non presentarsi come parte attiva in un processo.

“I manager e i dirigenti chiamati a vario titolo a rispondere della morte dei sette operai nello stabilimento Thyssenkrupp di Torino – ha sostenuto il pg Destro – facevano affidamento sulla capacità dei lavoratori di bloccare gli incendi che quasi quotidianamente si verificavano: chi agisce nella speranza di evitare un evento evidentemente, se l’evento si verifica, non può averlo voluto”.

Sono parole criminali e criminogene; istigazione all’omicidio con la garanzia dell’impunità o quasi. Se, infatti, basta “la speranza” che gli operai stessi siano in grado di evitare gli incidenti che un’organizzazione del lavoro senza più manutenzione né misure di sicurezza provoca a getto continuo, non esiste più alcuna responsabilità dell’imprenditore o dei manager per quello che succede in azienda. Una specie di “io speriamo che ve la cavate”, perché tanto a me manager non di dirà niente nessuno. Tantomeno un giudice.

Era andata in modo completamente diverso in primo grado. Lì, il pm di Torino, Raffaele Guariniello, aveva ipotizzato, in capo agli imputati, la colpa per omicidio volontario.

Per il Pg, però, c’è stata – ripetiamolo, perchéP certe parole devono essere ricordate per sempre e scagliate in faccia sia a chi le ha pronunciate sia a chi le condividerà – una “grandissima sconsideratezza” nella gestione dello stabilimento della Thyssenkrupp di Torino dove “si è voluto continuare a produrre senza adeguate misure di sicurezza ma risparmiando quanto più possibile in vista dello smantellamento dell’impianto che sarebbe dovuto avvenire nel febbraio 2008, due mesi dopo il tragico rogo”. Ovvero: per risparmiare quattro soldi Thyssenkrupp ha mandato avanti una baracca mortifera “sperando” che non accadesse niente. E ciò è considertao “normale” da un pubblico accusatore ai vertici della carriera!

Attorno alle 18 di oggi i giudici delle Sezioni Unite penali della Cassazione dovrebbero entrare in camera di consiglio per emettere il verdetto. E c’è qualcuno che filosofeggia persno sulla “monetizzazione” della morte. “I familiari dei sette operai morti nell’incendio sono stati da tempo risarciti con circa un milione di euro per gruppo familiare, una cifra che è quasi il doppio di quanto viene liquidato in questi casi”. Lo ha reso noto l’avvocato Cesare Zaccone che in Cassazione difende la Thyssenkrupp.

Che probabilmente prenderà molto di più, senza riportare alcun danno – lui – dalla frequentazione con in manager dell’acciacieria.

 

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