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Livorno dice No al Piano Casa di Renzi

Una giornata di intensa discussione politica quella di ieri nella nostra città. L’argomento, l’applicazione e il contrasto del Piano Casa del governo Renzi, una manovra politica, da una parte estremamente repressiva – in termini sociali – nei confronti delle migliaia di famiglie e persone che sono dovute ricorrere all’occupazione per riappropriarsi di un bisogno e un diritto fondamentale come quello all’abitare, e dall’altro una manovra tesa a favorire una volta di più le logiche della cementificazione e della speculazione edilizia nelle nostre città, a scapito – e sulle spalle – di chi è rimasto per la strada, senza una casa e un lavoro.

Si è iniziato la mattina, con una lunga conferenza stampa in Comune, per presentare il ricorso al Tar della Toscana del primo caso di applicazione in Italia dell’art. 5 del decreto Lupi, il famigerato Piano Casa, che ha cancellato la residenza di Giovanni e della sua famiglia. Erano presenti e sono intervenuti Angelo Fascetti, della segreteria nazionale del sindacato ASiA USB (di cui Giovanni, lo ricordiamo, è delegato provinciale), l’avvocato Vincenzo Perticaro, del foro di Roma, che ha scritto e depositato il ricorso al Tar, e l’on. Roberta Lombardi, deputata del Movimento 5 stelle, che aveva già presentato un’interrogazione parlamentare contro il decreto Lupi, oltre a diversi emendamenti durante la conversione in legge del decreto, lo scorso Maggio. Presenti anche molti altri esponenti delle realtà politiche cittadine, le famiglie del Comitato per il Diritto all’Abitare dell’Ex Caserma Occupata, consiglieri comunali del M5s e di Buongiorno Livorno, la vice sindaco Stella Sorgente e il neo-assessore all’urbanistica Alessandro Aurigi.

Fin da subito, in tutti gli interventi della conferenza stampa, si è immediatamente ribadita la piena e totale solidarietà a Giovanni, affermando che bisogna disobbedire in ogni modo l’applicazione di questo articolo 5. Ma non solo. Si è anche parlato della piena legittimità della pratica dell’occupazione come strumento “di necessità” per le migliaia di famiglie rimaste senza casa e lavoro a causa della crisi. Queste sono le dure parole dell’on. Lombardi, che scaglia contro i governi multicolore, da Monti a Renzi, passando per Letta, che si sono avvicendati in questi ultimi anni. Ma un concetto anche pienamente ribadito dall’avv. Perticaro, che, oltre a sfidare l’amministrazione pubblica nella totale applicazione dell’art. 5 (una cosa che riguarderebbe decine di migliaia di persone in tutta Italia, un’eventualità ingestibile!), rilancia anche su come le istituzioni dovrebbero invece scegliere di intervenire per risolvere un drammatico problema sociale come quello della casa, certamente non trasformandolo in un problema di ordine pubblico.

Come con un problema di ordine pubblico, non possono nemmeno essere gestiti i centinaia di sfratti che ogni giorno vengono eseguiti su tutto il territorio nazionale: essi sono il vero problema dell’attuale emergenza abitativa, dice Fascetti, e quest’emergenza non può essere risolta se non tramite un vero rilancio dell’edilizia popolare pubblica.

A margine, a esprimere solidarietà e sostegno agli argomenti della conferenza stampa, anche le dichiarazioni della vicesindaco Stella Sorgente, che ribadisce come il problema dell’emergenza abitativa passi soprattutto dalla mano degli amministratori locali e s’impegna, appena nominato il nuovo assessore alle politiche sociali e alla casa, a cercare di trovare delle soluzioni concrete per risolvere il problema dell’emergenza abitativa a Livorno.

La giornata è proseguita con una partecipata assemblea pubblica cittadina in Piazza Cavallotti, organizzata dal Comitato per il Diritto all’Abitare dell’Ex Caserma Occupata, con la presenza ancora di Fascetti e Perticaro, ma anche dei comitati di lotta “Prendo Casa” del territorio pisano, oltre a una delegazione di Buongiorno Livorno e dell’Unione Inquilini.

Ancora tanti gli argomenti affrontati, a iniziare dalla spiegazione di cos’è il Piano Casa, un decreto – adesso trasformato in legge – che si snoda su alcuni punti centrali:

– Repressione dei movimenti per il diritto all’abitare, tramite il noto articolo 5, che nega allacciamenti delle utenze e cancellazione delle residenze, a tutte quelle persone o famiglie che si ritrovano a vivere senza un titolo di locazione (per la maggior parte, quindi, in occupazione). Un articolo perciò che getta letteralmente nella clandestinità migliaia di persone, che non potranno più accedere a servizi essenziali come acqua o luce, o che perderanno la possibilità di avere accesso alla scuola per i figli o all’assistenza sanitaria. Senza contare che chiunque venga “beccato” a vivere in questa condizione, verrà cancellato dalle graduatorie di assegnazione di alloggi popolari per ben 5 anni! Un vero e proprio ritorno al medioevo…

– Finanziamenti e agevolazioni per i privati, che essi siano i proprietari di case (con fondi appositi per la loro tutela a fronte degli sfratti), imprese edilizie (sgravi e finanziamenti, ma solamente per l’housing sociale) o imprese legate a EXPO 2015, con 25 e più milioni di euro destinati unicamente alla realizzazione di questo evento.

– Incentivazione dell’housing sociale, quindi affitti calmierati, per lo più inaccessibili per tantissime famiglie che si ritrovano in emergenza abitativa, o in attesa di assegnazione di alloggio popolare.

– Deroghe non specificate alle Regioni, sugli interventi di ristrutturazione o cessione del patrimonio pubblico per gli alloggi sociali. Quindi un “fate, ma non si sa cosa” da parte del governo…

Insomma nessun accenno a una nuova edilizia pubblica, o a piani di recupero più efficienti, o a percorsi di alienazione che possano in qualche modo tamponare questo annoso problema della casa per migliaia di famiglie.

E invece sono proprio queste le richieste della piazza, tramite tanti interventi (dai comitati di lotta per la casa di Livorno e Pisa, ad ASiA USB nazionale, all’Unione Inquilini), per una nuova edilizia popolare, per un serio e concreto blocco degli sfratti, per piani di recupero che sappiamo realmente migliorare le condizioni e le disponibilità di alloggi popolari e non far fare profitti ai soliti speculatori del mattone, e per una riduzione degli affitti che provi ad aiutare tantissime persone in crisi che non ce la fanno più ad arrivare a fine mese.

Sì, perché anche le cause dell’emergenza abitativa sono state toccate ieri, durante l’assemblea. Fra tutti, la questione del lavoro e della precarietà, una precarietà non più solo lavorativa, ma una precarietà che trasmigra sempre di più verso altri ambiti della vita delle persone, come l’abitare e la vita di tutti i giorni: una precarietà perciò abitativa, lavorativa, esistenziale, etc.

Queste tante questioni sollevate, che si legano profondamente al tema dell’abitare, e che riguardano le vite di sempre più persone. Sotto i colpi della crisi, il lavoro diminuisce, la disoccupazione aumenta, il salario si erode sempre di più, e allora il lavoro inizia a diventare sottopagato, nonostante il lavoratore sia sempre più sfruttato, con sempre meno garanzie, tutele e diritti, e sempre più precario.

Qua allora sta la necessità di un cambio di marcia, del dovere allargarsi a tutti gli altri segmenti di classe, per ricomporre le lotte che esistono e crearne di nuove. Solo così ci si potrà riappropriare dei nostri diritti e bisogni fondamentali, che nessuno ci può negare.

Una giornata intensa, dunque, che si è conclusa, con un saluto caloroso a chi, lottando per i diritti di tutte e tutti, in questo momento si ritrova arrestato, processato, indagato.

“Siamo tutt* Luca e Paolo” si legge su uno degli striscione appesi in piazza.

Ma, lo sappiamo perfettamente, per volere tutti liberi, si deve lottare ancora.

#NOPIANOCASA

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