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Germania. Scioperano anche i piloti d’aereo

Il conflitto sociale è fisiologico, checché ne dicano gli scadalizzatia gettone che animano i media italiani. In tempi di crisi, comunque, gli scioperi “riescono meglio” in quei settori che sono diventati centrali per il funzionamento infrastrutturale del sistema (logistica, trasporti, comunicazioni, ecc) e in quelle categorie “insostituibili” per le alte competenze (piloti ad’aereo, macchinisti, ecc).

Ma anche e soprattutto in quei paesi in cui la crisi stessa non ha ancora scavato paure paralizzanti nella forza lavoro. Sta vivendo questa esperienza in questi giorni la Germania, ex “locomotiva” d’Europa, pervicacemente attaccata ad un modello mercantilista che mira a comprimere il mercato interno per favorire soprattutto la competitività delle esportazioni.

Ma le categorie “insostituibili” si fanno sentire con forza. Prima i macchinisti delle ferrovie federali e locali, che hanno bloccato per due giorni la circolazione ferroviaria in tutto il paese, chiedendo aumenti salariali pari al 5%. Ora i piloti della Lufthansa, che per 35 ore si stanno astenendo dal lavoro.

Il sindacato Vc (Vereinigung Cockpit), dalle 11 di stmattina fino alle 22 di domani, ha inviatto i propri iscritti a incrociare le braccia, fermando qualcosa come 1.450 voli.

Al centro della vertenza, guarda un po’, il tema delle pensioni. Fin qui i piloti hanno potuto andare in pensione a 55 anni (non è, comprensibilmente, un mestiere per vecchietti che ci vedono poco e hanno scompensi improvvisi), incassando un assegno pari al il 60% del salario.

E’ naturalmente arrivata l’Unione Europea, che ha trovato “intollerabile” questo “privilegio”, sfornando perciò una normativa che consente di restare al lavoro fino a 65 anni, su base volontaria. Immediatamente ha cercato di approfittarne la compagnia aerea, eliminando gli incentivi al prepensionamento (se la Ue dice che puoi volare fino a 65 anni, che ti pago a fare per andartene prima?). 

Immediata anche la reazione, come si sta per vedere.

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